L'opera rappresenta un'ideale introduzione alla cristologia sviluppata da Tommaso d'Aquino nella Tertia Pars della Somma teologica: le sue pagine mirano ad esaminare i contenuti fondanti delle cinquantanove quaestionesche, nel suo capolavoro, il Dottore Angelico dedica al mistero del Verbo incarnato per mostrare come ogni teologia che voglia dirsi tale non possa che essere imperniata sul Crocifisso esaltato ovvero sulla struttura esemplare che l'Assoluto decide di rivelare (e mediante cui stabilisce di rivelarsi) nella pienezza dei tempi. Prefazione di Giuseppe Barzaghi. Postfazione di Gerhard Ludwig Müller.
Il volume raccoglie sette lezioni che scaturiscono da una esperienza didattica concretamente vissuta e che intendono illustrare il contenuto delle prime tredici questioni della Summa theologiae per farne conoscere i contenuti e farli amare. Proponendosi come un omaggio deferente al magistero filosofico e teologico di Tommaso d’Aquino e come un atto di venerazione nei confronti della sua verità, Deus punta a mettere in luce i tratti fondamentali della metafisica tommasiana al fine di esibirne l'adamantina solidità e di mostrare, in definitiva, come la filosofia — dichiarata troppe volte morta per l’astenia moderna e postmoderna dell’eros che dovrebbe caratterizzarla e per la consunzione subita a causa dello smarrimento del suo specifico oggetto di riflessione — sia, in realtà, più viva che mai e continui a provocare l’uomo. Perché questi se ne accorga e torni ad essere consapevole dell’appello illimitato che tale disciplina gli rivolge, occorre aiutarlo ad ascendere speculativamente verso l’ordine di ciò che è primo, stimolando il suo desiderio di conoscenza nei confronti di quanto é superiore all’immediato e al contingente.
Un'introduzione inattuale alla filosofia attraverso sette dialoghi serrati, sette colloqui segnati da uno stile diretto, carichi oltre che di ragionamento anche di emozione, di slanci entusiastici, di ironia, di passione filosofica. Sette chiacchierate vere non solo per l'ordinarietà e la genuinità dei contesti in cui la scena è via via ambientata, ma anche e soprattutto per il fatto di essere scambi incentrati sul tema della verità.
"Mi pare che nella Trilogia ci sia abbastanza luce per chi voglia scorgere qualcosa che riguardi l'uomo contemporaneo e abbastanza oscurità per chi non intenda vedervi nulla: io riconosco nell'opera calviniana un triplice trattato di antropologia in cui l'autore, forse inconsapevolmente, si concentra sulla condizione dell'uomo post-moderno per coglierne le inquietudini, le incoerenze e le contraddizioni. Nel visconte, nel barone e nel cavaliere traspaiono tre emblemi della crisi che l'uomo, oggi, vive; tre simboli liquidi della nostalgia per uno stato d'armonia smarrito e dell'aspirazione a una condizione di completezza perduta. Come i personaggi della Trilogia anche l'uomo contemporaneo vive in bilico: emarginato ai bordi dell'universo in cui è costretto a sussistere senza un perché, egli si trova attualmente di fronte a un bivio, quello che propone l'alternativa radicale tra l'essere-di-più e il non-essere-mai-più" (dall'"Introduzione").
Il fascino della teologia di Teresa di Lisieux, raccontata con un linguaggio essenziale e appropriato.
«Questo saggio nasce da un’attenta analisi dell’intera opera dantesca, la Divina Commedia, per svilupparsi quindi fondamentalmente intorno ad un tema unico e universale: il destino dell’uomo, o meglio, il suo innato desiderio di felicità, che trova appagamento nella visione dell’essenza divina. Fedrigotti offre così al lettore un argomento di perenne attualità, dopo aver rivisitato il testo del sommo poeta in parallelo alle fonti filosofiche a cui Dante ha attinto nel presentarci la propria concezione della beatitudine. Si tratta di un’opera densa, concentrata. La ricchezza dell’offerta, tuttavia, ripaga lo sforzo della lettura» dall’introduzione di Gregorio Vivaldelli, Direttore dello Studio Teologico Accademico di Trento.
In appendice sono posti tre studi di Carlo Caffarra, di Angelo Scola e di Giuseppe Barzaghi a commento del discorso che Benedetto XVI ha tenuto all’Università di Ratisbona.