Questo manuale, nel proporre una trattazione completa della parte generale del diritto penale, da un lato informa sugli orientamenti di fondo dell'attuale dibattito penalistico e, dall'altro, fa propria la tendenza a scomporre l'analisi del reato in tanti capitoli «autonomi», quanti sono i principali modelli criminosi: e cioè, commissivo doloso, commissivo colposo, omissivo proprio (doloso e colposo) e omissivo improprio (doloso e colposo). Da qui il tentativo di compendiare, e mettere a punto, i risultati cui sfocia la costruzione c.d. separata dei fondamentali tipi di illecito penale, nella convinzione che i tempi siano ormai maturi per trasformare in acquisizioni non solo degli studenti, ma anche degli operatori in genere, i meno caduchi esiti di un processo evolutivo che vede impegnata la dottrina penalistica europea da alcuni decenni. La scelta di premettere esemplificazioni «casistiche» all'analisi dei più importanti istituti obbedisce ad esigenze di efficacia didattica e mira a soddisfare la necessità - sempre più avvertita specie dagli studenti - di rendere meglio comprensibile il nesso tra elaborazione teorica e prassi applicativa. In questa nona edizione, si è proceduto ad un ampio e articolato aggiornamento della trattazione in varie direzioni, a cominciare dal richiamo nei vari capitoli della letteratura e della giurisprudenza, costituzionale e ordinaria, più recenti. Dove è apparso opportuno (ad esempio, in tema di omissione impropria o concorso apparente di norme), sono state inserite nuove esemplificazioni casistiche considerate rilevanti ai fini di una comprensione più aggiornata degli istituti trattati. Inoltre, sono poste nella dovuta evidenza le innovazioni più importanti apportate dalla recente «riforma Cartabia», con particolare riferimento alla disciplina delle pene sostitutive, della causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto e alla previsione - per la prima volta nell'ordinamento italiano - di una regolamentazione organica della cosiddetta Giustizia riparativa, destinata a svolgere una funzione «complementare» rispetto al processo penale. Gli autori si sono preoccupati, nel contempo, di procedere a ulteriori approfondimenti e integrazioni in una duplice direzione: per un verso, arricchendo la trattazione dei temi classici della parte generale anche con l'aggiunta di riferimenti alla giurisprudenza costituzionale e ordinaria; per altro verso, concedendo maggiore spazio ad argomenti che hanno assunto crescente importanza nella prassi applicativa degli ultimi anni. Nell'un caso e nell'altro, con l'obiettivo di favorire i confronti tra teoria e prassi, rendere più chiara l'esposizione e agevolare l'apprendimento. Le aggiunte e le integrazioni hanno inevitabilmente comportato una crescita quantitativa del volume. Anche per ovviare al rischio di un appesantimento della lettura, si è introdotto un doppio carattere grafico: più grande per le parti considerate essenziali, più piccolo per gli approfondimenti. Il volume è stato tradotto in spagnolo e in cinese.
Una parola drammatica che ogni epoca tenta di riscrivere. Un tema controverso che oggi più di ieri è attraversato da incertezze e contraddizioni. Può avere ancora efficacia la punizione come reazione a un reato? Se negli ultimi decenni ha prevalso una tendenza antiautoritaria e antirepressiva, incline a contestarne l'utilità anche in campo educativo, le forti ventate di populismo politico della nostra contemporaneità hanno alimentato pulsioni collettive, favorevoli a una concezione emotiva della punizione come vendetta pubblica. Ciò in totale contraddizione con quella «crisi della pena» che i giuristi non si stancano di denunciare, e con quella finalità educativa che ne connota la visione costituzionale. Questo libro pone domande, trasmettendo al lettore l'urgenza di modalità alternative alla punizione ed evidenziando gli aspetti contraddittori e paradossali di uno dei nodi più drammatici del vivere morale e civile.
Il volume ricomprende sia i delitti contro la persona previsti dal titolo XII del codice penale, sia quelli contro la famiglia, inseriti nel titolo XI, ma da tempo ritenuti, per ormai consolidata evoluzione interpretativa, lesivi non già dell'istituzione in quanto tale, bensì di autonomi e specifici valori delle singole persone componenti il gruppo familiare. I delitti contro la vita - che costituiscono indubbiamente il nucleo primigenio della parte speciale del codice penale - sono oggetto di particolare interesse: accanto alle tradizionali figure di reato previste dal codice, vengono trattate - pure nei limiti degli obiettivi perseguiti dall'opera - le ipotesi criminose concernenti la tutela penale della vita prenatale, vuoi con riferimento alla protezione del concepito di cui alla normativa sulla interruzione della gravidanza, vuoi in relazione alla tutela dell'embrione di cui alla legge sulla procreazione assistita. Uno spazio rilevante viene dedicato alle riforme novellistiche che hanno modificato, negli ultimi anni, l'assetto originario dei delitti contro la persona, in particolare alle novità in materia di omicidio stradale, colpa medica, rifiuto di cure salvavita e omicidio del consenziente, deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso, revenge porn, doping, caporalato, tortura, delitti contro l'eguaglianza, e ai recenti orientamenti in tema di agevolazione al suicidio, che hanno inciso fortemente sia sulla descrizione dei comportamenti punibili, sia sull'estensione della tutela penale dei diversi beni giuridici protetti. Come già accaduto con i precedenti volumi, assieme all'analisi della dottrina si è curata la ricostruzione degli orientamenti giurisprudenziali, anche con l'intento di verificare la corrispondenza tra prassi applicativa e finalità di tutela perseguite con le discipline modellate dal legislatore del 1930 e dal legislatore delle successive riforme.
Che cosa va punito? In che modo? Con quali obiettivi? Come dobbiamo intendere la responsabilità e la colpa? Questioni come queste sono strettamente correlate ai mutevoli contesti politico-ideologici, alle tendenze culturali, all'evoluzione del pensiero filosofico e anche ai paradigmi elaborati dalle scienze. Il libro offre un quadro dei temi e dei problemi di fondo del diritto penale contemporaneo, sottolineando il rapporto di forte tensione, e in alcuni casi di contraddizione, tra i principi che dovrebbero conformare un diritto penale liberaldemocratico degno di questo nome e il concreto diritto penale che viene applicato nei tribunali.
I delitti contro il patrimonio costituiscono un settore molto importante della parte speciale del diritto penale, sotto il triplice profilo statistico-criminologico, teorico-dogmatico e interpretativo. A dispetto della sua notevole rilevanza teorica e pratica, la materia continua a essere soggetta a una disciplina che, nella ispirazione di fondo risalente alle scelte codicistiche del legislatore del '30, appare ormai in diversi punti obsoleta. D'altra parte, le modifiche normative successivamente apportate hanno finito col convogliare nella materia patrimoniale esigenze di tutela eterogenee, difficilmente ricomponibili in un quadro unitario e coerente. Una trattazione manualistica dei reati patrimoniali oggi si prospetta di conseguenza, come un'impresa irta di difficoltà: sia lo studioso, sia più in generale l'operatore giuridico devono infatti fare i conti con un materiale normativo storicamente stratificato, nel quale "vecchio" e "nuovo" convivono a prezzo di forti tensioni. Questo volume muove dalla consapevolezza dello stato di transizione in cui versa la vigente disciplina penale del patrimonio e si propone di fornire una trattazione critica e aggiornata della materia, valorizzando il più possibile il rapporto tra teoria e prassi e approfondendo, in particolare, l'analisi di quelle figure di reato che ricorrono con maggior frequenza nella esperienza giudiziaria concreta.
Se la trattativa fosse un reato, se lo Stato avesse ceduto, se la mafia avesse tratto benefici, allora le istituzioni sarebbero colpevoli. Ma non è così. Giovanni Fiandaca e Salvatore Lupo sostengono una tesi sorprendente: l'impianto accusatorio del pool di magistrati di Palermo non regge, i comportamenti di cui all'accusa non sono reato e Cosa Nostra non è stata salvata. Perché dunque si è scelto di celebrare questo processo? Perché gli italiani hanno bisogno di pensare che la mafia abbia vinto (e debba sempre vincere)? Uno sguardo nuovo su un processo ricco di ambiguità, di coni d'ombra, di nodi tecnici da sciogliere, nel quale si fondono e si confondono tre piani: giudiziario, storico-politico, etico.
I delitti contro il patrimonio costituiscono un settore molto importante della parte speciale del diritto penale, sotto il triplice profilo statistico-criminologico, teorico-dogmatico e interpretativo. A dispetto della sua notevole rilevanza teorica e pratica, la materia continua a essere soggetta a una disciplina che, nella ispirazione di fondo risalente alle scelte codicistiche del legislatore del '30, appare ormai in diversi punti obsoleta. D'altra parte, le modifiche normative successivamente apportate hanno finito col convogliare nella materia patrimoniale esigenze di tutela eterogenee, difficilmente ricomponibili in un quadro unitario e coerente. Una trattazione manualistica dei reati patrimoniali oggi si prospetta di conseguenza, come un'impresa irta di difficoltà: sia lo studioso, sia più in generale l'operatore giuridico devono infatti fare i conti con un materiale normativo storicamente stratificato, nel quale "vecchio" e "nuovo" convivono a prezzo di forti tensioni. Questo volume muove dalla consapevolezza dello stato di transizione in cui versa la vigente disciplina penale del patrimonio e si propone di fornire una trattazione critica e aggiornata della materia, valorizzando il più possibile il rapporto tra teoria e prassi e approfondendo, in particolare, l'analisi di quelle figure di reato che ricorrono con maggior frequenza nella esperienza giudiziaria concreta.
Questo manuale, nel proporre una trattazione completa della parte generale del diritto penale, da un lato informa sugli orientamenti di fondo dell'attuale dibattito penalistico e, dall'altro, fa propria la tendenza a scomporre l'analisi del reato in tanti capitoli "autonomi", quanti sono i principali modelli criminosi: e cioè, commissivo doloso, commissivo colposo, omissivo proprio (doloso e colposo) e omissivo improprio (doloso e colposo). Da qui il tentativo di compendiare, e mettere a punto, i risultati cui sfocia la costruzione c.d. separata dei fondamentali tipi di illecito penale, nella convinzione che i tempi siano ormai maturi per trasformare in acquisizioni non solo degli studenti, ma anche degli operatori in genere, i meno caduchi esiti di un processo evolutivo che vede impegnata la dottrina penalistica europea da circa un quarantennio. La scelta di premettere esemplificazioni "casistiche" all'analisi dei più importanti istituti obbedisce ad esigenze di efficacia didattica e mira a soddisfare la necessità - sempre più avvertita specie dagli studenti - di rendere meglio comprensibile il nesso tra elaborazione teorica e prassi applicativa. Il volume, in questa settima edizione, tiene conto delle innovazioni normative che sono intervenute nel corso degli ultimi anni (in tema di diritto penale e Unione europea, reato colposo, reato omissivo, sospensione del procedimento con messa alla prova, misure di sicurezza, ecc.).