Il «De Christiana religione» è un testo importante per molti motivi: è la prima opera personale resa pubblica a stampa da Ficino, sia nel testo volgare che in quello latino; intende rivolgersi a un pubblico più vasto dei 'litterati' o dei sodali dell'Accademia; esprime con notevole chiarezza le idee religiose dell'autore e la sua concezione della 'pia philosophia', destinata ad avere larga influenza sulla cultura europea del Quattrocento e del Cinquecento. Nonostante il grande lavoro di insigni studiosi, come Cesare Vasoli che ne illustrò con sapienza le fonti, mancava però una edizione critica che consentisse anche di entrare nell'officina di Ficino. È il compito che si è assunto Guido Bartolucci, dando un contributo importante agli studi sulla cultura filosofica del Rinascimento.
La traduzione in lingua italiana del commento al Parmenide di Ficino (1433-1499) costituisce uno strumento fondamentale per comprenderne la portata: elemento di snodo all'interno della tradizione platonica e neoplatonica, il testo viene progressivamente elucidato dalla curatrice attraverso l'analisi e la discussione delle fonti che ne hanno ispirato la stesura. L'ampia introduzione all'opera offre un panorama articolato del dibattito sulla tradizione del Parmenide e, più in generale, sulla metafisica ficiniana.
Marsilio Ficino (1433-1499) è tra i maggiori filosofi del Quattrocento. Dalla personalità complessa, egli fu insieme medico, astrologo, teologo, filologo e filosofo, fine traduttore e interprete e sottile pensatore, tanto votato alla più astratta speculazione dialettica, quanto consacrato all'impegno presbiterale, secondo una particolare visione del rapporto tra ricerca filosofica e dignità sacerdotale, fondata sull'unità di sapientia e religio. Se gli va ascritto il merito di avere, alle soglie dell'età moderna, offerto al mondo latino la conoscenza dei testi fondamentali della tradizione platonica greca, che ebbero sulla coscienza occidentale un influsso equiparabile a quello esercitato dalle opere di Aristotele sul pensiero medioevale del XIII secolo, nondimeno va riconosciuto che, assumendosi consapevolmente e pienamente il compito di affiancare alle traduzioni che andava svolgendo i necessari strumenti ermeneutici, quali introduzioni e commentari, da un lato egli seppe realizzare una sintesi dottrinaria che assurge alla dignità di un autentico sistema filosofico; dall'altro concorse in modo decisivo alla "nascita" di una nuova immagine e di un nuovo linguaggio della filosofia, non più patrimonio esclusivo dei magistri, ma presente e operante nella cultura di letterati e filologi, storici e uomini politici e, addirittura, di un nuovo ceto di tecnici e artisti, contribuendo alla fine dell'egemonia aristotelica in seno alle università.
Il De Christiana religione - qui proposto in prima traduzione assoluta in una lingua moderna - è un' opera di apologetica nella quale Marsilio Ficino, accumulando citazioni pa . gane e bibliche, neo- e vetero-testamentarie, alimenta la controversistica con le altre niligioni monoteistiche dell' evo medio, l'ebraismo e, in misura minore, l'islamismo. Le tesi proposte da Ficino fanno emergere una sua filosofia della religione molto precisa, che dichiara l'universalità dell'esperienza religiosa ovvero della categoria del "sacro" e la sua immanenza in ogni cultura: «Il Ficino cerca di cogliere l'unica sapientia in tutte le forme in cui si rivela, nei libri sacri come nei poeti, nell' armonia pitagoricadei cieli» (B. Mondin). Un ecumenismo di tipo diacronico, piuttosto traScurato nella nostra storia letteraria e culturale ma di grande importanza per le interpretazioni e gli spunti che offre, e che al tempo stesso ci introduce nella vivace temperie intellettuale della Firenze medicea.