Dopo aver firmato due importanti libri sul tema della giustizia e della tutela ambientale, Giovanni Maria Flick, insieme alla figlia Caterina, esperta di diritto dell'era digitale, torna a occuparsi del "problema del futuro". Lungi dall'essere un repentino cambiamento di tema, quello contenuto in questo libro rappresenta l'esito di una riflessione arguta e imprescindibile sulla lunga tenuta del modello economico-sociale che la tecnologia avanzatissima ha creato. Se per l'ambiente, però, prevale un senso di paura soprattutto di fronte alle minacce concrete del riscaldamento globale, nei confronti delle derive pericolose poste dalla civiltà digitale siamo disarmati e addirittura entusiasti. La rivoluzione digitale - inserita da Ursula von der Leyden nell'agenda prioritaria dell'Unione europea - non è però priva di rischi: il timore è che le tecnologie scavalchino e sostituiscano la persona anche nelle funzioni più connaturate alla sua identità e alla sua coscienza, catapultandoci in un mondo in cui i concetti di etica e responsabilità, nelle loro varie declinazioni sociali, giuridiche e politiche, perderanno significato. Questo saggio prova a fare chiarezza sulla questione, ponendo importanti interrogativi - soprattutto sul modo di organizzare l'economia, il lavoro, la comunicazione, il ventaglio dei diritti e dei doveri inderogabili del cittadino - e andando a rintracciare delle soluzioni ragionate, attendibili, concrete. Perché per gli autori non si tratta di formulare previsioni pessimistiche; né di prefigurarsi scenari apocalittici: si tratta di trovare un equilibrio tra la civiltà degli uomini e la "civiltà delle macchine"
«Il futuro non è più quello di una volta», diceva Paul Valéry. E oggi più che mai, nel mondo dopo la pandemia, è diventato necessario ripensare al domani che ci aspetta. Ma in uno scenario che appare catastrofico e che impone di essere riconsiderato in tutto e per tutto, la prospettiva ambientale potrebbe essere l'unica risposta adeguata per fronteggiare le sfide che il presente ci pone. Siglare un nuovo Patto Atlantico delle democrazie aiuterebbe non solo a sconfiggere il virus, ma anche a ricostruire l'economia e proteggere il clima; sarebbe un tentativo per rendere concreta una solidarietà soltanto proclamata. Per seguire questa direzione bisogna però ripensare il rapporto tra mercato e ambiente, tra economia ed ecologia: l'una sopravvive solo se sopravvive anche l'altra. C'è bisogno di un'economia che rispetti l'uomo e il pianeta; che includa; che sia al servizio del bene comune; che non sia di ostacolo al cammino verso un mondo diverso. Dalla carbon tax alla regolamentazione ambientale tra Stato e Regioni, dalle nuove prospettive di inurbamento e migrazione alla tutela del paesaggio e della biodiversità, dalla rinascita delle comunità locali alla questione climatica: la nostra Carta costituzionale può indicarci la via da seguire, affinché il bilancio tra profitto e ambiente non risulti più squilibrato a esclusivo vantaggio del primo. Una riflessione lucida e appassionata sul futuro del nostro ecosistema. Un appello accorato per rinnovare il "patto dell'arcobaleno" con cui si concluse il primo diluvio universale di fronte alla minaccia incombente di una nuova catastrofe: ambientale, climatica, giuridica e sociale.
15 aprile 2019: a Parigi brucia Notre-Dame. Poche ore e visibilità si fa solidarietà concreta e tangibile. Qualche giorno dopo un altro incendio: in un campo profughi viene ritrovato il corpo di un lavoratore migrante clandestino. Nessuna notizia, nessuna solidarietà. È in questo contrasto, di cui l'autore ha sentito tutta la drammaticità, che va cercata la genesi di questo testo. Tutela del patrimonio storico e tutela «dei diritti inviolabili dell'uomo lì dove svolge la sua personalità» - la città appunto - non possono contrapporsi. Devono integrarsi. La città può essere il luogo in cui scrivere il futuro delle generazioni. Le sue architetture, le sue periferie o centri storici, i suoi sviluppi possono segnare efficaci e concrete vie per costruire una società capace di vivere ed educare ai nostri valori costituzionali.
Nel contesto attuale di crisi, di odio, di disprezzo della condizione umana, il presente volume si sofferma a riflettere sul significato e sul valore della dignità. La dignità è premessa e condizione di uguaglianza e al tempo stesso di diversità, è espressione di solidarietà e fondamento di libertà. Ragionare sulla dignità di fronte al terrorismo, alla violenza, all'intolleranza, alle degenerazioni dell'economia finanziaria, alla corruzione, allo sfruttamento dei più deboli, al dramma della morte, è un diritto e dovere di tutti per rivendicare e difendere la nostra umanità.