Un uomo rivede tutte le paure della sua vita nella gara di corsa della figlia; Francesco Esente discende il fiume in canoa per onorare lo spirito dell'amico scomparso; un vecchio lottatore sale sul ring un'ultima volta e, con la certezza della sconfitta incisa nei muscoli, riscopre il prodigio del combattimento. I personaggi di questi racconti vanno alla ricerca dell'istante perfetto in cui l'esistenza prende senso e si misurano con voragini di cedimento e di abbandono. Tutti provano a opporsi alla morte, ad aggirarla, evocarla, sbeffeggiarla; e guardano con ammirazione chi è già riuscito nell'impresa, soldati di una storia scolpita nella terra e negli oggetti, uomini con alle spalle una vita dedicata alla propria afición, che sia la corrida, la pesca, la lotta, la letteratura, o una qualsiasi ossessione accarezzata per ingannare il vuoto. A dieci anni dal suo ultimo libro, Antonio Franchini torna con un'opera che scompone e ricompone l'immaginario emingueiano; e con una lingua limpida e solenne rivela fragilità e paure dell'uomo contemporaneo, che solo quando smette di opporsi può trovare un proprio modo di stare al mondo, dove imperfezioni e sconfitte contano assai più di pregi e vittorie. Questo libro è per chi ha sfidato ignaro il gelo delle acque al Rionero, per chi ha capito che nella lotta non serve lo "sguardo della tigre" ma la fissità inquietante dell'occhio della gallina, per chi rimpiange il gesto impeccabile dei bambini quando fingono di morire nei loro giochi di guerra, e per chi vive da sempre con una consapevolezza acuta, una nostalgia preventiva, come vedesse prossima la fine del suo mondo.
"Signore delle lacrime" è uno degli appellativi di S´iva, la potente divinità che con Brahma¯ e Vis.n.u forma il pantheon induista. Brahma¯ è il creatore dell'universo, Vis.n.u è il suo conservatore, S´iva ne è il distruttore. Brahma¯ è poco più di un principio primo, mentre le ragioni della devozione per Vis.n.u, colui che preserva il mondo, appaiono intuibili. Meno, si direbbe, quelle che spingono a venerare S´iva, il distruttore. Ma dalla distruzione scaturisce la rigenerazione, e allora S´iva, dalle sue antichissime rappresentazioni terrificanti, con il passare del tempo si è trasformato in un dio della rinascita. Attorno a questa suggestione spirituale si coagulano i temi di un racconto che mescola narrazione, memoria, riflessione sulla letteratura e gli dèi. La ragione prima del fascino di S´iva risiede in una ambiguità profonda: distruttore e rigeneratore, dio dell'ascetismo e della rinuncia possiede, allo stesso tempo, una carica erotica dirompente e, a volte, incontrollabile; nemico di ogni debolezza e temuto dagli altri dèi per il suo distacco sprezzante, può vivere passioni selvagge; ricoperto dalle ceneri della cremazione e assorto in posizione yogica, dai suoi capelli nascono i vivi flutti del Gange, il più sacro dei fiumi. Una divinità di contrasti seducenti, capace di risvegliare consonanze profonde anche nella sensibilità occidentale. Il libro di Franchini non è, però, un saggio su S´iva e tanto meno il resoconto di un viaggio in alcune celebri località dell'India del nord. L'India e i suoi dèi sono il pretesto per una meditazione sulla morte e un apparente bilancio sulla vita che ogni uomo, giunto a un certo punto dell'esistenza, sente di dover fare, senza pretendere di riuscirci davvero ma lasciandosi attraversare da suggestioni, impressioni, letture, brividi di ricordi o di premonizioni, immagini di luoghi infestati da ogni forma di falsità e tuttavia impregnati di sacro in ogni più intima fibra.
"Acqua, sudore, ghiaccio" sono tre racconti lunghi con una voce narrante unica. Sono storie di uomini messi di fronte alla paura e al coraggio: a una rapida, a un pendio e a un avversario. Essi vivono quasi sempre chiusi nella prigione dei rischi e delle ombre che attraversano la mente, tra fatica, follia e smemoratezza, ma qualche volta li sfiora il bisogno di conoscere la ragione dei loro sforzi, il senso ultimo della loro recita e della loro sfida.