L'esperienza cristiana è fin da principio legata alle cose più semplici e concrete del vivere, come il chicco di grano, che solo morendo può dare la vita. E col quale ha voluto identificarsi Dio stesso, in Cristo, per offrirci la verità e aprirci la via, affinché ci si ritrovi con lui un giorno nella gioia del suo Regno.
La fede cristiana ha a che fare con ciò che ancora non si vede proprio attraverso ciò che vediamo e tocchiamo ogni giorno, a iniziare dai nostri corpi, dai nostri volti. Attraverso il farsi «carne» di Dio in Cristo, noi abbiamo avuto conferma della «somiglianza», fin da principio, di Dio con la meravigliosa «immagine» del corpo umano come «maschio e femmina» (Gen 1,27). La salvezza, a cui la fede aspira, è costituita dalla risurrezione della carne, a somiglianza di quella del Risorto che tornerà, come ha promesso, in «carne e ossa» (Lc 24,39) nell’ultimo giorno. Questo libro è rivolto a coloro che, credenti o non credenti, sono disposti a pensare in profondità il mistero del nostro vivere e morire alla luce delle esperienze che ci sono state trasmesse dal passato e che devono aiutarci a tenere gli occhi aperti sulle grandi questioni vissute dall’umanità di oggi. Dunque gente – per parafrasare un teologo dei nostri tempi – capace di tenere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale.
Nel suo nuovo libro, Daniele Garota parte da un presupposto, che così lui stesso presenta: "L'indicibile, assurda, paradossale potenza del Dio di Cristo è tutta nella sua indicibile, assurda, paradossale impotenza. È perché ha toccato il fondo dell'abisso del dolore e della morte, che sarà un giorno davvero in grado di salvarci dal dolore e dalla morte patita dai viventi dal principio alla fine del mondo. Il Dio biblico ci ha promesso nulla di meno che di salvare la creazione, di giudicare la storia e di far risorgere i morti. Dopo duemila anni di stravolgimenti, indifferenza, tentativi anche violenti di farla fuori, l'immagine del Crocifisso è sempre lì, appesa, visibile, ancora capace di esprimere il dolore, la solitudine, l'ingiustizia che in ogni momento devono subire i poveri inchiodati alle loro croci, i morenti tra noi. Alla fine solo la fede nel Dio crocifisso riesce a sopportare il peso della disperazione e della disfatta". A un mondo sempre più alle prese con sfide divenute epocali - l'incontro tra modi di credere e pensare diversi, la crisi della fede nelle nostre società ricche e avanzate, le emergenze ecologiche, le grandi masse di poveri che migrano, la paura del terrorismo - il Dio di Abramo e di Gesù continua a rivelarsi come l'umiliato, il silenzioso, lo sconfitto o, addirittura, il morto. Dunque con volti di povertà e bisogno, attraverso i quali, però, possiamo riconoscere l'amore con cui egli ci accompagna fin dal principio e comprendere, d'altro canto, lo specifico della sua grandezza...
Da decenni, ormai, uno dei più grandi pericoli di cui soffrono la predicazione e l'annuncio cristiano abita proprio in quella tendenza a rifugiarsi in certo moralismo o in certe mentalità in voga per essere più accettabili e riconosciuti in un mondo sempre più secolarizzato, nel quale non solo l'essenziale della fede ma Dio stesso sembra essere del tutto scomparso, come se il Dio vivente non fosse più al centro della nostra vita di credenti. Invece questo testo mette a tema il totalmente altro della fede, il mondo nuovo promesso, la salvezza che solo Dio può dare, quell'escatologia della quale da più parti si reclama la mancanza.
Riflessioni maturate dall’autore in diversi momenti della propria vita:leggendo, giocando con i bambini,lavorando la terra,pregando,con il cuore in pace o in subbuglio,lungo giornate di gioia o di dolore...Pensieri di terra e di cielo su situazioni,volti,su quello che Dio ci dona giorno dopo giorno,senza dimenticare quello che ci ha promesso e che non abbiamo ancora visto. Tema ricorrente è la fuga dei giorni.Inevitabilmente ci accorgiamo di come il tempo scorra sempre più in fretta.Ci accorgiamo di essere sempre più gente che scappa e sempre meno gente che spera e attende:afferrati dall’attimo che fugge, il passato e il futuro non sono più davvero parte della nostra vita.Per il credente,invece,ed è ciò su cui insiste particolarmente l’autore,la fede e la speranza, avvalendosi di memoria,spingono verso il futuro,per attendere e affrettare «la venuta del giorno di Dio»,dei «nuovi cieli» e della «terra nuova» promessi (2Pt 2,12-13). I contenuti dei capitoli sono, secondo le caratteristiche della collana, espressi in pensieri, frasi, aforismi, molto semplici e incisivi, che rispecchiano la profondità,la ricerca e la spiritualità dell’autore. A chi ci dice che il futuro va costruito rispondo:no,meglio aspettare che ci venga incontro.È pensabile che il segreto della fede stia tutto nella capacità di fare posto all’imprevisto che in ogni ora del giorno può venirci incontro.
AUTORE Daniele Garotada anni appassionato indagatore dei temi ultimi e decisivi della fede cristiana, ha già pubblicato diversi libri. Tra i più recenti, usciti presso Paoline Editoriale Libri, ricordiamo:L’onnipotenza povera di Dio(Milano 2001); Il coltello di Abramo. La fede tra domanda e paradosso(Milano 2003);La roccia e il martello.Sui sentieri della Scrittura sacra(Milano 2004); Fame di redenzione. Il riscatto delle cose «ultime» (Milano 2005); Cosa crede chi crede? Alle radici della fede(Milano 2008).
Più che le chiese vuote preoccupa il vuoto di coloro che devono essere in chiesa, il vuoto nel cuore dei credenti. A furia di togliere ogni spina dal messaggio biblico, a furia di appendere ovunque la croce - invece di stare ad essa appesi - noi abbiamo ridotto a cultura, devozione e umanesimo la "follia" del messaggio evangelico; abbiamo cioè reso scipito il suo sale, tiepida la sua acqua, svuotandolo così dei suoi significati più profondi.
L'opera segue la struttura dell'anno liturgico e raccoglie, in un unico volume, gli interventi settimanali distribuiti nei tre anni del ciclo festivo. Si tratta di interventi brevissimi, essenziali che hanno come obiettivo una sintesi del messaggio di ogni domenica. Come lo stesso autore sottolinea, in qualche caso si tratta di un commento che riesce a rispondere alle domande che la Parola suscita; in qualche caso invece il commento ha solo lo scopo di provocare, di aprire a domande ulteriori. Un commento utile a chi desidera entrare nel tesoro della Bibbia con uno spirito di semplicità e libertà, ma per questo risulta molto utile anche a chi è preposto, nella comunità, a spiegare la parola di Dio e a renderla parola incarnata.