In queste pagine storie di uomini e donne che hanno testimoniato con le loro vicende terrene l'ottimismo nella forma più alta che è quella di appassionati amanti dell'umanità alla ricerca di Dio.
Il 21 dicembre 2012 è ormai visto come un’ineluttabile scadenza, come una data di non ritorno. C’è chi paventa la fine del mondo, chi invece parla di una nuova era; c’è chi predice la fine della vita sulla terra a causa di una catastrofe ambientale e chi invece preconizza una terza guerra mondiale che annienterà l’umanità.
Tra i mille profeti di sventura, gli autori di questo libro sono una voce fuori del coro che mette in guardia dai falsi allarmismi, indicando la prospettiva corretta nella quale collocare i “segni dei tempi” che sono sotto gli occhi di tutti e che fanno presagire un imminente cambiamento. Si tratta anzitutto di capire che quello della fine del mondo è un argomento vecchio quanto il mondo stesso, una tesi che periodicamente ritorna e che non ha alcuna seria conferma scientifica. Tale ricorrente predizione è anzi sintomo di quel catastrofismo che è la vera malattia del terzo millennio, una fobia diffusa ad arte da chi detiene il potere dell’informazione per creare smarrimento e nichilismo.
L’antidoto è il ritorno all’esperienza cristiana, l’unico avvenimento religioso nella storia che permette di guardare alla realtà in tutti i suoi fattori e di affrontarla con uno sguardo positivo. L’unica esperienza in cui la certezza e l’attesa della fine dei tempi illumina il futuro dell’umanità di una nuova speranza ed esalta la responsabilità degli uomini a lavorare per costruire un mondo migliore, più degno dell’uomo.