Pubblicata nel 1940, ma profondamente riveduta dopo la seconda guerra mondiale, "Der Mensch. Seine Natur und seine Stellung in der Welt" si può considerare l'opera fondamentale dell'antropologia filosofica di Gehlen. Qui prende forma una concezione dell'essere umano come natura biologicamente carente, costretta a procacciarsi chance di sopravvivenza attraverso l'azione e il continuo intervento sull'ambiente. La povertà di istinti e di specializzazioni, che distingue l'uomo dall'animale, trova compensazione nella capacità di creare cultura, facendo così dell'artificio la vera essenza della vita umana. Il linguaggio, la tecnica, le istituzioni sono i mezzi attraverso i quali l'uomo trasforma il proprio destino, libero e nondimeno vincolato a regole che non può trasgredire. Sullo sfondo, l'aridità di un pensiero marcatamente conservatore, ma tuttavia capace di sollecitazioni decisive e di straordinario rigore.
Nel suo multiforme e controverso percorso intellettuale Arnold Gehlen è stato filosofo, biologo, etologo, sociologo e infine teorico delle istituzioni e moralista. Ma soprattutto viene considerato uno dei maggiori esponenti dell'antropologia filosofica. Il volume, corredato di una nuova introduzione, propone una formulazione chiara dell'intera gamma dei nuclei tematici sviluppati nelle sue opere principali: la specificità della natura biologica dell'uomo, la concezione della tecnica e della natura delle istituzioni, la critica del razionalismo e dell'individualismo liberali, la diffidenza nei confronti del consumismo.