"Quelli che possono fanno scienza, gli altri blaterano di metodologia", "Chi sa fa, chi non sa insegna": la frase di un premio Nobel per l'economia e un diffuso modo di dire per introdurre un pericoloso comune sentire che investe le questioni di metodologia e di didattica, che sono indubbiamente due ambiti distinti, ma che subiscono entrambi il predominio della logica del risultato, del prodotto, della concretezza. Un pregiudizio che non risparmia certo la disciplina storica e che trova convinti sostenitori anche tra gli stessi 'disciplinaristi'. Tuttavia, la possibilità di difendere l'utilità della storia non può fare a meno di confrontarsi con domande 'banalmente' teoriche del tipo: a che serve la storia? Che senso hanno nell'agire storiografico temi come la verità, la soggettività, l'oggettività? Che cosa è una fonte? Cos'è un documento? Cosa intendere per archivio? 'Cosa','come' e prima ancora 'perché' insegnare la storia a scuola? Cosa, come e perché è stata insegnata la storia a scuola? Cosa ci si aspetta a livello comune dalla storia insegnata a scuola? È questo l'orizzonte investigativo che costituisce il tessuto connettivo dei saggi raccolti in questo volume.