La conquista dell'Eliseo da parte di Emmanuel Macron nelle presidenziali del 2017 ha rappresentato un terremoto nella vita politica francese - e non solo - per varie ragioni: la crisi dei partiti tradizionali, specialmente quella del Parti socialiste; la natura del personaggio, un outsider della politica, formatosi nelle Grandes Écoles e consulente finanziario di alcune grandi banche fra cui quella dei Rothschild; la determinazione nel perseguire il suo progetto; la creazione di un movimento, En Marche, che gli ha permesso di vincere occupando l'ampia area del centro politico ed è diventato il partito della maggioranza presidenziale; l'utilizzo massiccio dei nuovi media nella costruzione della sua leadership e di un'immagine in cui il virtuale si sovrappone al reale, realizzando quello che Guy Debord ha definito "lo spettacolo politico". La sua presidenza, infine, ha sancito il declino dei partiti tradizionali, sia a destra che a sinistra, e ha indotto una profonda trasformazione del sistema politico francese, fondato per decenni sul modello duvergeriano della "quadrille bipolaire" e ora invece dominato da un partito di centro egemone e due opposizioni significative, il Front National, partito dell'estrema destra, e France Insoumise, partito dell'estrema sinistra, anch'esso con declinazione populista. Lo stato di grazia fra Macron e i francesi però è già finito e le scelte politiche della sua presidenza contraddicono il programma e le promesse fatte in campagna elettorale. Il Giano bifronte ha scoperto l'altro suo volto e lo stile della vecchia politica rispunta sotto vesti mutate.