Il volume, presentato in un'edizione aggiornata agli ultimi eventi - la crisi pandemica, le nuove forme di rappresentanza e il ritorno della guerra in Europa -, propone una sintesi originale e accurata di ottant'anni di storia italiana alla luce delle continue interazioni fra quadro interno e contesto internazionale. Un itinerario composito e plurale, attraversato da snodi e momenti, opportunità e rischi: dal declino della parabola fascista alla guerra fredda, dalla costruzione europea alla scelta atlantica, dai movimenti sociali alle sfide globali del nostro tempo, dal crollo dei partiti alle tensioni che scuotono la democrazia in Occidente. L'autore definisce il ritratto di una comunità nazionale democratica e partecipativa, una Repubblica perennemente in bilico tra continuità e rottura, tradizione e innovazione.
Il libro presenta una sintesi degli oltre settant'anni di storia della Repubblica alla luce degli snodi essenziali di un cammino segnato dal formarsi di una comunità nazionale, democratica e partecipativa, con diritti e doveri riconosciuti e riconoscibili nella Costituzione del 1948. Pagine attraversate dalle interazioni continue fra quadro interno e dimensione internazionale: dal declino della parabola fascista alla guerra fredda, dalla costruzione europea alla scelta atlantica, dai movimenti sociali alle sfide globali del nostro tempo. Il rapporto fra il sistema politico italiano e le compatibilità del mondo in continua trasformazione viene analizzato a partire dalle dialettiche tra continuità e rottura, tradizione e innovazione.
Il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro (16 marzo - 9 maggio 1978) sono molto più di una pagina sanguinosa e terribile della nostra storia; molto più di un sequestro e di un omicidio. La violenza delle Brigate rosse colpisce un simbolo, un uomo che aveva intrecciato la propria biografia con il percorso e le stagioni dell'Italia repubblicana, dall'impegno nell'Assemblea costituente fino alla crisi degli anni Settanta. Commissioni d'inchiesta, storici, magistrati, giornalisti hanno cercato di comprendere cosa fosse realmente successo in quelle tragiche giornate di quasi quarant'anni fa, tutti alla ricerca di tracce di una verità che finora è sempre stata accompagnata da molti punti interrogativi. Ma che cosa ha rappresentato quel tornante decisivo nella coscienza più profonda della società italiana? Dal primo giorno del sequestro, la famiglia Moro viene letteralmente sommersa da un fiume di lettere: pensieri, disegni, foto, preghiere, piccoli grandi gesti di vicinanza e solidarietà. Una corrispondenza spontanea e abbozzata che spesso non ha neppure un indirizzo corretto o un destinatario adeguato. Scrivono italiani e italiane di ogni età e condizione: bambini delle scuole elementari e pensionati, operai e intellettuali, detenuti e funzionari dello Stato, politici più o meno affermati, nonché associazioni, sindacati, partiti che intendono partecipare a un funerale collettivo, quello della Repubblica e delle sue basi fondanti.
Carlo Azeglio Ciampi per quasi quindici anni ha ricoperto diversi ambiti di responsabilità istituzionale: prima capo del governo, poi ministro del Tesoro, infine presidente della Repubblica. È possibile e forse utile provare a ragionare sul significato delle due decadi che abbiamo alle spalle e sul filo rosso della traiettoria di Ciampi all'interno del mare tempestoso che ha attraversato. Il volume nasce dalla ricerca di nuovi percorsi partendo da una selezione di temi emersi dai colloqui tra l'autore e il presidente Ciampi e dallo spoglio delle sue agende sulle quali era solito annotare appuntamenti, impegni, impressioni, talvolta commenti e giudizi. Dalla crisi finanziaria del 1992 alla caduta della prima Repubblica, da Tangentopoli alla 'discesa' in campo di Berlusconi, dall'ingresso dell'Italia nell'euro alla recente crisi economica e istituzionale: un contributo alla storia della Repubblica nel quindicennio compreso tra lo scorcio finale del Novecento e l'inizio del nuovo secolo. Ne emerge uno spaccato significativo, un punto di vista che permette di seguire alcuni snodi cruciali della transizione italiana: una griglia di interrogativi che si spingono fino a noi, alle inquietudini di un presente incerto e imprevedibile. Un'ipotesi interpretativa, uno sguardo che vuole anche essere uno stimolo per non disperdere un patrimonio prezioso di idee e di speranze.
Il libro si basa su documenti statunitensi di varia provenienza (Dipartimento di Stato, Cia, Casa Bianca, biblioteche e fondi presidenziali: Johnson, Nixon, Ford, Carter) che contribuiscono a ricostruire le relazioni tra i due paesi. La dialettica non è solo tra le due sponde dell'Atlantico ma condiziona i due campi, attraversa i protagonisti, divide le diverse istituzioni coinvolte. Sintetizzare il confronto riconducendolo alle espressioni "gli Usa, l'Italia" o "il governo degli Stati Uniti, il governo italiano" rischia di semplificare un quadro di voci articolato e plurale, composto da differenti funzioni e responsabilità, da uomini coinvolti all'interno di organismi complessi e segnati dalla logica bipolare. Vengono meno le lenti deformanti di una contrapposizione ideologica e manichea tra ingerenza statunitense - talvolta declinata con le categorie dell'eterodirezione o della dietrologia - e autonomia delle classi dirigenti italiane, a difesa di una presunta peculiarità nel panorama dell'Europa post bellica. Gli anni Settanta rappresentano un fecondo punto di osservazione della rottura di rapporti consolidati, della crisi dei modelli di riferimento e della ricerca di nuove strade.
L'Italia, confine tra Europa democratica e comunista, nei decenni della guerra fredda è stata sempre al centro dell'attenzione americana e la trasformazione politica che il nostro paese ha vissuto agli inizi degli anni Sessanta con l'ingresso dei socialisti nell'area di governo è stata seguita e discussa negli Usa, e ampiamente concordata in un fitto dialogo tra le due sponde dell'Atlantico. L'autore, sulla base di documenti inediti, intende seguire l'evoluzione americana nei confronti dell'"apertura a sinistra", accettata da Kennedy contro le perplessità della sua stessa amministrazione e il sotterraneo lavoro di una diplomazia ufficiosa composta di intellettuali italiani e americani che contribuì a sdoganare il PSI.