Questo libro stabilisce un collegamento costante tra la storia della famiglia e la più ampia e drammatica storia della prima metà del Novecento. Finora nessuna storia del XX secolo aveva posto al centro della propria analisi la famiglia né aveva esaminato i momenti chiave della rivoluzione e della dittatura attraverso le lenti della vita familiare. Ginsborg attinge a un repertorio sterminato di fonti e letture per mettere insieme immagini e storie che fotografano le dinamiche familiari e il loro contesto sociale e politico. Coniugando storia sociale, narrazione biografica e storia della cultura, Ginsborg concentra la sua indagine comparativa su cinque paesi: la Russia, nel passaggio dall'Impero allo Stato sovietico; la Turchia, dall'Impero ottomano alla Repubblica; l'Italia fascista; la Spagna della rivoluzione civile; e la Germania, da Weimar allo Stato nazista. Costruendo ogni capitolo come una piccola biografia di un personaggio emblematico - da Halide Edib e Margarita Nelken, ad Aleksandra Kollontaj; dal gerarca nazista Goebbels al futurista Marinetti e al comunista Gramsci - lascia intravedere sullo sfondo la vita familiare degli stessi grandi dittatori - Stalin e Hitler ma anche Atatürk, Franco e Mussolini. Emerge un quadro in cui le risorse delle famiglie affetti, rete, solidarietà, segreti e lealtà - si fanno sentire anche quando il loro mondo sembra totalmente schiacciato dai regimi dittatoriali.
È possibile parlare di berlusconismo come di un oggetto di riflessione scientifica e, insieme, politica? E, se sì, che cosa lo contraddistingue, quali sono le sue radici storiche e le sue conseguenze nella società italiana contemporanea? E, infine: è possibile pensare un'alternativa? Rispondono a queste domande Paul Ginsborg, Marco Revelli, Marco Travaglio, Antonio Gibelli, Francesco Garibaldo e altri studiosi di storia, antropologia, diritto, scienza politica, firme importanti del giornalismo italiano e figure della società civile. Tutti, seppur da visuali diverse, sottolineano i nessi profondi del berlusconismo con le dinamiche proprie del neoliberismo e dell'evoluzione delle classi sociali, in particolare l'odierna crisi dei ceti medi, del lavoro operaio e gli inediti, inquietanti contorni assunti dalla povertà. Ma anche le radicali trasformazioni culturali connesse con il fenomeno della televisione commerciale, lo stato di soggezione della stampa e dell'informazione, la pesante eredità di una mancata riforma dell'amministrazione pubblica e quella di una longeva gestione corrotta del denaro pubblico e delle imprese private, i nodi irrisolti della parità di genere e dell'equità sociale sono alla base di questo fenomeno politico, culturale e sociale.
Il 150° anniversario della nazione non dovrebbe essere solo l'occasione per sventolare bandiere tricolori o indulgere nella retorica: richiede invece un ripensamento profondo sulla storia d'Italia e sul contributo del Paese al futuro del mondo moderno. A tal fine si rivisitano le grandi figure del Risorgimento (da Cattaneo a Cavour, da Manin a Pisacane, da Mazzini a Garibaldi) cosí che le loro riflessioni si mescolano in presa diretta alle nostre. Per «salvare» l'Italia, Paul Ginsborg fa affidamento su alcuni elementi fragili ma costanti presenti nel nostro passato: l'esperienza dell'autogoverno urbano, l'europeismo, le aspirazioni egualitarie e l'ideale della mitezza. Fondamenti dotati della carica utopica necessaria per creare una patria diversa.
Nel panorama delle rivoluzioni del 1848-49 ha una posizione di spicco Venezia, col suo passato glorioso e le sue vocazioni mercantili, col tradizionale repubblicanesimo e con la sua peculiare composizione sociale in cui ai grandi e ricchi commercianti si contrappone un popolo minuto di artigiani, barcaioli, piccoli negozianti, domestici, poveri. Da un esame approfondito della complessa situazione economico-sociale e politica, fluida e con tutte le possibilità aperte, emerge la figura più significativa: Daniele Manin, cui spetta il merito della presa di potere il 22 marzo, ma nel quale cade anche la colpa dell'insuccesso della strategia politica e militare; un insuccesso che ebbe una parte importante nella sconfitta dell'ala democratica della borghesia durante il Risorgimento, in quello che fu forse l'unico momento in cui la situazione internazionale era a suo favore.
Gli anni tormentati del post-terrorismo e del craxismo, della corruzione e della mafia, la drammatica crisi del 1992-93, la lunga corsa per entrare nell'Europa monetaria: dietro la cronaca dei fatti le scosse di un terremoto profondo che ha cambiato la vita pubblica e le abitudini degli italiani. Nato come ampliamento del volume "Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi", questo nuovo libro di PauI Ginsborg si è via via trasformato in un'autonoma e approfondita ricerca sull'Italia, dal 1980 al 1996. Nella ricostruzione dell'autore, i dati dell'economia (il nuovo corso del capitalismo italiano tra disoccupazione e avanzata del terziario) sono considerati in parallelo con i fatti della politica (la crisi dello Stato centralista e burocratico, il ruolo della magistratura) e con la formazione di una nuova società civile. A sua volta il tema della famiglia, che percorre tutto il libro, è indagato a partire da un'analisi dei consumi, dei gusti e della cultura della gente.
Londra, una notte di nebbia dell'inverno 1872. Karl Marx e John Stuart Mill si incontrarono in segreto e discutono per ore di economia, di natura, di democrazia, liberismo e socialismo "scientifico", scoprendo punti di contatto insospettabili tra le teorie che hanno creato e che tutti pensavano agli antipodi: il marxismo e il liberismo. E se un secolo e mezzo dopo, mentre la fiducia nella politica conosce un declino inarrestabile, fosse proprio l'incontro tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata a segnare la via della rinascita?
I momenti cruciali della Resistenza, la nascita della Repubblica sotto il dominio della Democrazia cristiana, il miracolo economico, il centrosinistra e il Sessantotto, le lotte politiche e sindacali degli anni Settanta, il terrorismo: un affresco storiografico ricco di suggestioni e spunti critici che sottolinea il drammatico passaggio da un Paese fascista distrutto dalla guerra a una grande e opulenta nazione democratica. Nella complessa architettura del libro fatti politici, dati economici e analisi della famiglia e della società si intersecano, dando vita a un quadro globale dell'Italia contemporanea. Attingendo a metodi e fonti diversificate - dalla storia orale, alle analisi sociologiche, alle commissioni parlamentari - Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi ricostruisce il tessuto più quotidiano della vita degli italiani in una narrazione di grande leggibilità e rigore storico, il lavoro di Paul Ginsborg, pubblicato per la prima volta nel 1989, ha suscitato immediatamente un acceso dibattito, e ha assunto un posto di grande rilievo nella storiografia dedicata all'Italia repubblicana.
L'individuale, il locale e il globale sono inestricabilmente intrecciati, ma non sempre si è portati a stabilire connessioni tra le proprie vite individuali e i poteri più estesi che le configurano. Così passività e indifferenza contribuiscono ad alimentare lo sgomento collettivo che regna nel mondo. In un libro che mescola l'attualità, l'analisi della società e la storia, Paul Ginsborg disegna il tracciato di una politica al futuro: che sappia scoprire e reinventare ideali riconoscendo gli stretti legami che intercorrono tra i valori universali e i comportamenti quotidiani.
Che democrazia è quella italiana? L'anomalia di Berlusconi è un fenomeno tutto nazionale o è lo specchio di un nuovo tipo di potere personale e mediatico? In questo agile saggio lo storico inglese Paul Ginsborg, già professore all'università di Cambridge e ora docente di Storia dell'Europa contemporanea nella facoltà di Lettere di Firenze, cerca di rispondere alle domande sollevate da molte parti dell'opinione pubblica italiana ed europea. Per Ginsborg, Berlusconi non è un caso isolato, ma fa parte di quel gruppo di figure emergenti del terziario, in particolare dalla finanza e dal settore delle telecomunicazioni, che usano le loro risorse economiche e mediatiche per influenzare e, talvolta, conquistare la sfera pubblica democratica.