Nel quadro del progetto di pubblicare nelle edizioni del Baretti le opere edite e inedite affidato a Santino Caramella da Ada e dai collaboratori più stretti di Piero all'indomani della morte di Gobetti nel 1926, uscirono in quell'anno "Risorgimento senza eroi" e "Paradosso dello spirito russo" e l'anno successivo i due volumi dell'Opera critica. La raccolta di scritti filosofici, di critica artistica, letteraria e teatrale, e di saggi storico-politici, nella sua varietà, scriveva Caramella nell'Avvertenza, avrebbe messo il lettore in rapporto diretto con l'"unità viva e intima" che "viene dalla figura di Piero Gobetti critico e giornalista, polemista e saggista". L'edizione caramelliana fu un lavoro pionieristico che ebbe influenza anche sui criteri adottati nell'ordinamento del lascito gobettiano nella edizione delle opere complete curata da Paolo Spriano negli anni Sessanta. Dagli scritti, qui pubblicati, emerge come la critica culturale gobettiana abbia una sua autonomia e una mediazione complessa rispetto alla dimensione politica, anche se è innegabile la valenza politica dell'insieme della sua attività.
Nel quadro del progetto di pubblicare nelle edizioni del Baretti le opere edite e inedite affidato a Santino Caramella da Ada e dai collaboratori più stretti di Piero all'indomani della morte di Gobetti nel 1926, uscirono in quell'anno "Risorgimento senza eroi" e "Paradosso dello spirito russo" e l'anno successivo i due volumi dell'Opera critica. La raccolta di scritti filosofici, di critica artistica, letteraria e teatrale, e di saggi storico-politici, nella sua varietà, scriveva Caramella nell'Avvertenza, avrebbe messo il lettore in rapporto diretto con l'"unità viva e intima" che "viene dalla figura di Piero Gobetti critico e giornalista, polemista e saggista". L'edizione caramelliana fu un lavoro pionieristico che ebbe influenza anche sui criteri adottati nell'ordinamento del lascito gobettiano nella edizione delle opere complete curata da Paolo Spriano negli anni Sessanta. Dagli scritti, qui pubblicati, emerge come la critica culturale gobettiana abbia una sua autonomia e una mediazione complessa rispetto alla dimensione politica, anche se è innegabile la valenza politica dell'insieme della sua attività.
Per la loro natura di diario quotidiano e di ininterrotto colloquio con un destinatario che doveva conoscere tutti gli sforzi e i pensieri dell'altro, queste lettere costituiscono il filo conduttore della straordinaria storia intellettuale di Piero e Ada Gobetti. Inoltre, rispecchiando un'attività che fu intensissima fin dai suoi esordi, esse restituiscono una fitta trama di relazioni, contatti, esperienze, e possono essere considerate un osservatorio privilegiato della vita culturale italiana in anni cruciali della sua storia. Grazie a questo carteggio, l'icona severa del Gobetti intellettuale e antifascista intransigente si arricchisce della dimensione privata, mostrando il processo della sua formazione umana, politica e intellettuale. Allo stesso tempo, l'immagine di Ada consorte e vedova del martire antifascista viene sostituita da quella di una giovane donna combattiva e pensosa, capace di sostenere l'arduo rapporto con Piero e di smussare le rigidezze intellettualistiche di lui. Questa edizione del carteggio, che si aggiorna con nuovi documenti recentemente affiorati, intende avvicinare anche il pubblico non specialista a due straordinarie personalità del Novecento che non hanno mai smesso di parlarci attraverso la loro struggente storia d'amore e il loro inestinguibile ed eroico impegno civile e politico.
La figura culturale, politica e umana di Piero Gobetti, il grande intellettuale di "Energie nove", de "La rivoluzione liberale", de "Il Baretti", lo scopritore di Eugenio Montale, la figura di un intellettuale che, secondo le parole di Norberto Bobbio, "resta un esempio unico e meraviglioso di un'opera consumata in pochissimi anni e apparentemente compiuta", è ben nota a tutti. Meno nota la figura di Ada Prospero, che Gobetti sposò nel 1924, due anni prima della morte, ma con la quale ebbe un rapporto privilegiato fin dal 1916. Si può senz'altro dire che, dato il rapporto tra i due, non si possa intendere appieno la storia di Piero Gobetti se non alla luce di quella di Ada Prospero. Questo volume ripercorre la storia di Piero e Ada Gobetti attraverso i loro diari inediti proposti in modo incrociato e un'amplissima selezione di lettere dal loro epistolario. In questo modo le pagine private si intersecano alle più importanti pagine politiche e alle vicende dell'avvento del fascismo e del formarsi dell'antifascismo. I testi sono preceduti da un esame storico e corredati da note che scandiscono e chiariscono le tappe della vita di Piero e di Ada. Ne scaturisce un affresco che restituisce i tanti fili di un'eccezionale storia di cultura e di impegno, oltre che di una straordinaria storia d'amore.
Quando si pensa a Piero Gobetti si pensa soprattutto all'uomo politico, all'oppositore del fascismo. Morto a Parigi prima di compiere venticinque anni, Gobetti fu uno straordinario poligrafo. Fondatore di riviste, animatore editoriale (pubblicò la prima edizione di "Ossi di seppia" di Montale), studioso, toccò con una scrittura duttile ed efficace i generi più diversi. L'abbozzo autobiografico e il diario, la critica teatrale (spesso ferocissima), la riflessione letteraria (da Dante ad Alfieri a Leopardi, da Verga a Marinetti), la ricerca sull'arte, con affascinanti studi su alcuni pittori tra Quattro e Seicento, il ritratto umano (Eleonora Duse, Giacomo Matteotti, il Mussolini delle origini), la scrittura di viaggio, il pamphlet politico, le lettere di lavoro, d'amicizia, d'amore. Paolo Di Paolo, che a Gobetti ha dedicato il romanzo "Mandami tanta vita", raccoglie in questo volume una scelta delle "scritture" di Gobetti con l'intento di avvicinarlo a nuovi lettori. E di far riscoprire a chi lo conosce la vivacità dello stile, l'intensità della prosa di un ventenne di genio.
"Giacomo Matteotti vide nascere nel Polesine il movimento fascista come schiavismo agrario, come cortigianeria servile degli spostati verso chi li pagava; come medioevale crudeltà e torbido oscurantismo verso qualunque sforzo dei lavoratori volti a raggiungere la propria dignità e libertà. C'erano in Matteotti, ancor più alla radice, una fondamentale incompatibilità etica e una antitesi istintiva con Mussolini e il fascismo". Quanti di noi sanno oggi chi fu veramente Giacomo Matteotti, la sua personalità, la sua azione politica, il suo modo effettivo e peculiare di propugnare la causa del socialismo, prima di diventare il primo grande martire del fascismo? Dietro questa immagine ormai oleografica, ecco un ritratto composto da Piero Gobetti a ridosso dei fatti, che ha l'asciutta solennità di una "Vita" di Plutarco e nel quale noi oggi, a distanza di novant'anni esatti, non possiamo non scorgere la terribile forza di premonizione nei confronti del suo stesso giovanissimo autore, anche lui perseguitato e colpito dalla violenza fascista. Postfazione di Marco Scavino.
La corrispondenza fu parte non piccola dell'attività di Gobetti fra il 1918 e il 1926. Il paziente recupero del suo carteggio condotto dal Centro Studi di Torino a lui intitolato arriva oggi a una integrale definizione. Si sono contati circa 500 fra telegrammi, cartoline e missive di Gobetti e più di 3500 scritti dei suoi corrispondenti. Questa enorme mole di documenti meritava un'edizione accurata che vede oggi la luce e sceglie un criterio diacronico e sincronico per presentarsi al lettore. Infatti, nel volume le lettere di e per Gobetti si susseguono giorno per giorno, restituendo con particolare forza la trama della sua intensissima attività culturale e politica.