
Che cosa tiene uniti uomini e donne in una società se non il ‘mettere in circolo’ legami, relazioni, azioni? Da qui l’intrigante domanda che Jacques Godbout pone al lettore in questo libro importante, frutto di dieci anni di ricerca. Che cosa circola tra noi? Il pensiero più diffuso ritiene che si tratti esclusivamente di forme di scambio mercantile, interpretabili secondo modelli e rapporti commerciali. Ma i legami sociali si spiegano davvero solo in termini di calcolo e interessi reciproci? Già Adam Smith ne dubitava quando introdusse nella sua teoria il concetto di ‘simpatia’. Ma è solo con Marcel Mauss che si fonda la base teorica di un autentico ‘pensiero sul dono’. Rifacendosi a Mauss, Godbout sostiene che il concetto di dono, «bene non contrattuale» che nulla ha a che fare con la pietà o la compassione, consente una lettura più acuta e complessa delle relazioni tra gli individui. E, una volta che lo si è preso in considerazione, sorprende vedere come il modello del dono finisca per ritrovarsi ovunque: non solo là dove ce lo aspetteremmo (per esempio nella beneficienza o nella donazione di organi), ma anche nella famiglia, nell’arte, nella giustizia, nella razionalità, nella teoria dei giochi e nelle strategie. Dove non avrebbe alcuna apparente ragione d’essere, eccolo comparire e sparigliare le carte. Il dono infatti è di per sé ‘pericoloso’, in quanto comporta una domanda non retorica: «Perché mi vuoi aiutare anche se non ti do nulla in cambio?». È qui la sua natura peculiare, capace di coinvolgere le passioni e i sentimenti più diversi – l’onore, il prestigio, l’immagine di sé – con una forza dirompente rispetto a schemi di comportamento ‘contrattuali’. Ed è qui la risposta all’interrogativo che apre l’opera di Godbout: perché un libro sul dono? Perché proprio attraverso il dono possiamo misurare i limiti di quel ‘modello mercantile’ dominante che esclude tanta parte di ciò che dà senso ai rapporti sociali e interpersonali e finisce per rendere difficile una prospettiva di speranza oggi più che mai necessaria.
Jacques T. Godbout, sociologo, è professore emerito all’Istituto nazionale della ricerca scientifica nell’Università del Quebec. Fa parte del Mouvement anti-utilitariste dans les sciences sociales (MAUSS), fondato a Parigi nel 1981 con l’intento di costruire un’alternativa all’utilitarismo, divenuto ormai paradigma dominante dell’era postmoderna. È in quest’ambito di ricerca che prende forma l’interesse per la figura antropologica del dono, un interesse che, in realtà, è il prolungamento delle sue ricerche sul tema della partecipazione (La Participation contre la démocratie, 1983) e della democrazia (La Démocratie des usagers, 1987). È membro del consiglio scientifico de «La Revue du MAUSS», dove ha pubblicato alcuni studi sul dono. In collaborazione con Alain Caillé ha pubblicato nel 1992 uno dei testi fondamentali della sociologia del dono, Lo spirito del dono, tradotto in italiano e molte altre lingue. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L’esperienza del dono. Nella famiglia e con gli estranei (Napoli 1998), Il linguaggio del dono (Torino 1998).
L'autore ha sviluppato la sua riflessione a partire da due ricerche sul campo che gli hanno permesso di mostrare come nei legami familiari, come pure nel dono agli sconosciuti, nel caso della donazione di organi, l'esperienza che si configura è quella di un debito positivo verso gli altri.
Che cosa significa il linguaggio in parte codificato che accompagna il dono? Come s'interpreta in genere il linguaggio del dono? La conclusione dell'autore è che, lungi dall'essere ipocrita, il linguaggio del dono rende possibile l'offerta, permette al dono di circolare significando qualcosa, avendo un valore di legame al di là del valore economico e della stretta utilità.