Far capire la scienza significa far capire la natura, e la chiave fondamentale per capire la natura è offerta dalla teoria dell'evoluzione. Ma la teoria dell'evoluzione nelle mani di quel grandissimo divulgatore oltre che importante scienziato che è Stephen Jay Gould si trasforma in uno strumento per comprendere non solo le bizzarrie e le stranezze della natura, bensì anche il carattere fondamentalmente storico del mondo stesso. Gould, che ama definirsi "galileiano", prende l'avvio da particolari spesso modesti per risalire poi a concetti più generali. I particolari, per quanto possano apparire strani e slegati, rientrano infatti sempre in un contesto storico generale di cui aiutano a spiegare l'unità. Per Gould, tutto, anche la natura, è storia, perciò occorre il rispetto assoluto del fatto storico, anche dell'imperfezione, che spesso è la chiave principale per comprendere il meccanismo dell'evoluzione. E per quanto disparati siano gli argomenti trattati nei suoi saggi, contengono sempre una lezione di metodo e di stile; riescono sempre a comunicare al lettore una visione chiara della scienza, senza tuttavia mai rinunciare alla ricchezza e alla complessità intellettuale. Il seguito delle "Riflessioni di storia naturale iniziate" con "Bravo brontosauro".
Lo spettro degli argomenti trattati da Gould è assai vario, ma ruota attorno al tema centrale della teoria dell'evoluzione e della storia naturale. L'evoluzionismo permette di individuare l'operare dell'evoluzione anche in argomenti molto poco tradizionali, come l'evoluzione della tastiera della macchina per scrivere, e nelle stranezze e negli "errori" della natura, come l'esistenza di capezzoli nel maschio dell'essere umano o il gigantesco uovo di kiwi, considerati fenomeni istruttivi proprio perché spiegano meglio della "perfezione" naturale il funzionamento e il carattere storico dei meccanismi evolutivi.
I pregiudizi del determinismo biologico hanno ampiamente indirizzato, nell'età moderna, le ricerche scientifiche e antropologiche del mondo occidentale. Teorie come quella poligenetica, che intende affermare con risolutezza le diverse origini delle razze umane, e gli studi craniometrici e fisiognomici, ispirati dal padre della criminologia Lombroso, sono diventati - nelle mani dei fomentatori dell'odio e del razzismo - strumenti letali di propaganda e ghettizzazione in grado di muovere alla propria causa un numero sorprendente di intellettuali e studiosi, e di plasmare l'immaginario xenofobo di intere popolazioni. Molti scienziati hanno caldeggiato, nel corso dei secoli, ipotesi prive di credibilità, approfittando dell'arretratezza dei sistemi culturali e della scarsità delle competenze scientifiche, senza porsi remore nell'artefare i risultati delle proprie indagini per avvalorare argomentazioni disumane: nei loro reportage si trovano spesso crani di neri abbozzati in modo da apparire simili a quelli degli scimpanzé, o fotografie di bambini cresciuti in ambienti poveri, immortalati insieme ai genitori in pose ebeti e sinistre composte intenzionalmente per il dagherrotipo. In tempi recenti, anche sistemi più maturi di valutazione cognitiva, come il calcolo del quoziente d'intelligenza, hanno dimostrato la propria insufficienza e vulnerabilità, portando a risultati suscettibili di interpretazioni faziose e manipolazioni.
Proposta all'inizio degli anni Settanta del XX secolo da Stephen Jay Gould e Niles Eldredge, la teoria dell'equilibrio punteggiato ha segnato una svolta decisiva negli studi sulla teoria di Darwin dell'evoluzione delle specie. Tra gli scienziati era in quegli anni predominante l'immagine del processo evolutivo come una progressione graduale e ininterrotta di caratteri, un meccanismo di lento e inesorabile avanzamento. Eppure la documentazione fossile, allora in rapida crescita, sembrava non confermare questa ipotesi; il dato oggettivo ricavabile dalle analisi "sul campo" disegnava un quadro differente, formato da lunghi periodi di stasi, che potevano durare dai 5 fino ai 10 milioni di anni, intervallati da improvvisi e rapidi eventi di speciazione, ovvero i processi biologici che portano alla formazione di nuove specie animali e vegetali. La nuova e rivoluzionaria sintesi di Gould ed Eldredge fu così in grado di spiegare la mancanza di reperti fossili che documentassero il passaggio tra una specie e l'altra, e di riavvicinare così la pratica della paleontologia alla teoria della filosofia della scienza.