Che sia giunto il momento di cambiare qualcosa, nel mondo in preda alla crisi globale, lo pensano davvero in molti. Che sia il caso di fare qualcosa per limitare tutti quei poteri dominanti, finanziari e politici, che ci hanno portato alla rovina sta diventando un sentimento condiviso. Con questo intenso pamphlet, Hardt e Negri entrano nel merito della questione: non si tratta più, infatti, di protestare, come hanno fatto in questi anni i movimenti di piazza, ma di costruire, facendo emergere principi e pratiche che possano tirarci fuori dall'impasse. Proprio i movimenti hanno messo in evidenza quelli che potrebbero essere i primi principi "costituenti" di un nuovo sistema. In primo luogo, il rifiuto della rappresentanza politica e la costruzione, in sua vece, di nuovi schemi di partecipazione democratica; poi la valorizzazione del "comune", come sfera separata sia da quella privata sia da quella pubblica, statale; ma anche la ridefinizione di nuovi significati per il termine "libertà". Questi nuovi principi derivano da una lunga elaborazione teorica e sono sempre più messi in pratica a vari livelli in tutto il mondo. L'obiettivo è adesso creare un potere costituente che organizzi queste relazioni rendendole durevoli, promuovendo innovazioni future e rimanendo aperto ai desideri della moltitudine. I movimenti hanno dichiarato una nuova indipendenza e a portarla avanti dovrà essere un potere costituente. Questo libro ci dice come.
“Con i paraocchi delle
ideologie dominanti è difficile
vedere il comune, anche se
è ovunque intorno a noi.”
Al di là della proprietà,
al di là del pensiero
unico liberalcapitalista
c’è il bene comune.
“Il problema che il libro pone è certo quello davanti
a cui tutti ci troviamo: tentare la costruzione di una
società libera anche nelle nuove condizioni della
globalizzazione, che non è solo economica ma
coinvolge profondamente la nostra mente e i nostri
stessi affetti, desideri, sogni.”
— Gianni Vattimo su Impero
Dopo il comunismo e il capitalismo, oltre Karl Marx e Adam Smith c’è la vera alternativa: il “comune”, ovvero il bene comune. Insieme di conoscenze, linguaggi, affetti, energie, mobilità e natura, questo patrimonio generale è ciò a cui deve tendere la moltitudine se vuole modifi care davvero, dalle radici, l’impero economico odierno. Non attraverso l’insurrezione armata o la violenza sovversiva. Ma con una serie di pratiche che mira a restituire alle masse quello che appartiene loro di diritto, da sempre: la sovranità. In questo ultimo capitolo della trilogia inaugurata da Impero e proseguita con Moltitudine, Michael Hardt e Antonio Negri delineano un modo rivoluzionario di pensare la nostra epoca, completando un’opera destinata a essere per il XXI secolo ciò che il Capitale è stato per il XX. Dalla critica alle teorie del fascismo globale alla marginalizzazione umiliante delle classi produttive, dalle contraddizioni del sistema mondiale alla fi ne progressiva della funzione del capitale, dal fallimento dell’unilateralismo alla crisi che fa ormai da sfondo alla nostra vita, gli autori ci guidano in un percorso in cui modernità e tradizione, passato e futuro convivono. E propongono una serie di azioni politiche indispensabili per opporsi a quei poteri che lavorano non solo per sfruttare in privato ciò che è risorsa naturalmente data alla moltitudine, ma per bloccare la potenza straordinaria di quest’ultima, per arrestare la vitalità di un pensiero e di comportamenti capaci di essere autenticamente collettivi. Un’opera senza pari nel pensiero contemporaneo, un libro ricco e polifonico che cerca di “afferrare la scintilla che manderà a fuoco la prateria”. Per rivoluzionare il mondo ripartendo dalla povertà, dall’amore, dall’uomo.