Le spedizioni polari hanno generato infiniti racconti appassionanti e beffardi, nei quali l'uomo civilizzato, partito alla ricerca dell'ultima frontiera, finisce per avanzare a prezzo di tormenti indicibili in un paesaggio che a poco a poco sfuma in un'allucinazione, e conduce alla follia. Alfred Issendorf parte per una spedizione nell'estremo Nord della Norvegia con due obiettivi: dimostrare una teoria sui meteoriti che gli conferirà lustro accademico e regolare i conti col padre, brillante scienziato prematuramente scomparso. La sua avventura sarà però molto diversa da come l'aveva immaginata, e questo romanzo, considerato il più audace di Hermans, ne è la cronaca fedele.
Nel 1944 un partigiano olandese, fuggito da un campo di concentramento, si trova a combattere sul fronte ungherese con un gruppo di cechi, ungheresi e rumeni. Non ha contatti umani di alcun tipo, riceve ogni giorno ordini in lingue che non capisce, si muove come un automa in un mondo devastato. Un giorno entra per caso in una villa abbandonata e decide di restarvi nascosto. Ma solitudine e neutralità sono impossibili, e il protagonista si trova ad affrontare prima l'arrivo dei tedeschi, che trasformano la casa nel loro quartier generale, quindi l'apparizione dei veri proprietari, e da ultimo il rientro in città dei compagni partigiani finalmente vittoriosi. Vicende alle quali l'uomo reagisce fingendosi di volta in volta quello che non è.