Non potrebbe esserci contrasto più stridente tra le invettive ideologiche nazionaliste e ortodosse della Russia di Putin contro l'Occidente e la 'dolce vita' che Putin, la sua famiglia e i suoi fedeli amici conducono proprio in Occidente, e preferibilmente in Europa. Questo libro cerca di illuminare questo contrasto raccontando la faccia nascosta degli affari degli oligarchi e della famiglia di Putin. Attraverso una vasta mole di documenti societari, testi delle direttive europee, rapporti di intelligence, inchieste delle polizie finanziarie sui beni da sequestrare ai russi sanzionati in Europa e in Occidente, si racconta una controstoria che scorre parallela al massacro dei civili e alla guerra in Ucraina. Con il conflitto è iniziata peraltro una nuova stagione: la caccia agli asset degli oligarchi, una caccia ai quattro angoli del mondo tra oscure e intricate costruzioni societarie, prestanome e potenti studi legali internazionali, gli enablers, i facilitatori occidentali della corruzione del Cremlino, che cercano di evitare congelamento e sequestro dei beni dei russi. Un romanzo planetario dal quale dipende anche la futura sicurezza delle democrazie contro la cleptocrazia più vicina e minacciosa per l'Europa.
Secondo studi recenti la Russia ha la quota più alta al mondo di dark money, soldi opachi detenuti all'estero: un trilione di dollari. Si stima che un quarto di questi sia collegato a Vladimir Putin e a suoi stretti associati, e il Cremlino sembra sempre più capace di pilotare operazioni aggressive. L'Italia è uno dei pezzi di questo grande gioco: gli oligarchi russi in Italia investono e comprano grandi proprietà. Agiscono portando avanti attività che sono a volte al confine con lo spionaggio. Il libro ricostruisce la loro rete di rapporti in Italia: troveremo i rapporti dei servizi segreti italiani sugli investimenti fatti per sostenere operazioni di influenza politica, i passaggi in Italia degli avvelenatori di Skripal, la ricostruzione puntuale dei giganteschi flussi di denaro dalla Russia verso il nostro paese. Così come le relazioni e le onorificenze della Repubblica a personaggi sanzionati da Usa e Ue e le timidezze dei due governi Conte. Vicende che sembrano uscite da un romanzo di John le Carré, ma che sono drammaticamente reali e ci riguardano da vicino.
Dopo “L’esperimento” - il libro inchiesta sulla nascita del Movimento 5 Stelle - Jacopo Iacobini torna con “L’esecuzione. 5 Stelle da movimento a governo”.
Gianroberto Casaleggio diceva che i parlamentari o ministri avrebbero dovuto essere per il Movimento 5 Stelle nient’altro che dei portavoce esecutori del loro programma, revocabili all’occorrenza con il recall: «Il compito dei nostri eletti è solo un’esecuzione delle nostre idee». Diversi anni dopo, suo figlio ribadiva il concetto in maniera ancora più esplicita: «Tra qualche lustro è possibile che il Parlamento non sarà più necessario». Con affermazioni come queste, i due Casaleggio piegavano gradualmente il neutralismo politico del movimento in direzione di un populismo autoritario. Che la presa di potere dei 5 Stelle oggi avvenga proprio col partito di Matteo Salvini è perciò tutt'altro che un caso; la convergenza era stata già immaginata molto prima, sulla base dello stesso autoritarismo e sulla condivisione di tre obiettivi comuni: rivoluzione nordista contro fisco e tasse, chiusura ai migranti, uscita dall’euro. Una convergenza di intenti chiaramente ricostruibile passo per passo dai post sul blog di Grillo. Ma c'è dell'altro.
Jacopo Iacoboni riporta in questo libro una serie di testimonianze esclusive, che svelano gli storici legami dei 5 Stelle coi maggiori esponenti del sovranismo internazionale: i contatti con Steve Bannon – rappresentante dell’alt right USA –, quelli con gli emissari di Aaron Bank – principale finanziatore della Brexit –, i rapporti con Marcello Foa – il nuovo presidente della Rai, amico di Russia Today ed estimatore di Putin –, fino a Ted Malloch – uno degli uomini di Trump in Europa. Tutte queste figure chiave dell’ultra destra internazionale erano in missione alla Casaleggio associaci già nel gennaio 2015. Le amicizie comuni con la Lega, dunque, esistevano da tempo.
“L’esecuzione. 5 Stelle da movimento a governo” di Jacopo Iacoboni farà chiarezza sul legame Lega-5 Stelle, cominciato molto prima delle elezioni del 4 marzo 2018, e svelerà scoop destinati a far notizia, specie in vista delle prossime elezioni europee.
A questo esperimento Casaleggio lavorava fin dalla fine degli anni Novanta, quando - amministratore di Webegg - cominciò a testare nei forum intranet dell'azienda i meccanismi di formazione e produzione del consenso attraverso le reti. Ma quello era solo l'inizio. L'esperimento si sviluppa attorno a un nocciolo: propaganda, propaganda, propaganda. Sociale, pianificata, centralizzata, virale. Testi e scaletta dei Vday (gli eventi che rappresentano di fatto l'antecedente storico del Movimento) sono già coordinati da due dipendenti della Casaleggio. Grillo è l'innesco per far evolvere l'esperimento a un livello superiore: è il frontman, l'uomo del consenso elettorale che può coagulare e incarnare un sentimento di rivolta contro il sistema, ormai fortissimo nella società. In questa prima stagione il Movimento predica alcune cose con integralismo militare: il rifiuto assoluto di comparire nella tv italiana, la promessa di dimezzare lo stipendio ai suoi futuri politici e di vivere secondo uno stile di vita francescano, la posizione contro l'euro e lo scetticismo verso l'Unione europea. Al contrario, promette la democrazia attraverso Internet ed esalta la meritocrazia, denunciando la piaga dei tanti ragazzi italiani costretti a cercare fortuna all'estero. Per ognuno di questi cavalli di battaglia emergerà lo scollamento tra come il Movimento si è proposto inizialmente a elettori e attivisti e quel che realmente ha fatto sino a oggi.
"Dans la gauche il y a toujours quelque chose de sinistre", ironizzano talora i francesi. Un po' meno i "rossi" italiani, che di sinistro, nella propria condizione, vedono solo l'incerto futuro. Un futuro compromesso, a livello politico, da scelte consolidatamente perdenti oltre che da una vistosa mancanza di idee e, a livello personale, da una difficoltà sempre più marcata a riconoscersi (con se stessi e rispetto agli altri) in "qualcosa" di condiviso e condivisibile. Specie di fronte alle realtà e ai problemi quotidiani e ben poco eludibili di cui Jacopo Iacoboni dà conto nelle pagine di questo libro, ispirate a percorsi di singoli individui che incrociano i temi del grande smarrimento. La diffidenza per la meritocrazia, le ambiguità sulla violenza, l'antisemitismo a sinistra, il rapporto con altre religioni, per esempio l'Islam; la possibilità della guerra per cambiare regime contro i tiranni; la sicurezza che da tabù finalmente infranto diventa un nuovo totem, pericolosamente conformista; i silenzi delle neofemministe di fronte alla violenza, anche mortale, sul corpo delle donne, da Ayaan Hirsi Ali a Hina Salem, fino alla giovane Neda, simbolo delle violenza di Teheran. Temi di fronte ai quali bisognerà provare a "essere" di sinistra, senza la sinistra.