Le parole d'ordine più abusate dagli italiani? Meritocrazia e concorrenza. Dai banchi del parlamento o dal bancone di un bar c'è spesso qualcuno che le pronuncia a sproposito. Eppure è raro vederle praticate, tantomeno nel campo in cui avrebbe più senso farlo: l'istruzione superiore. Ci siamo abituati a uno Stato paternalista e sprecone, che preleva dalle tasche di tutti per fornire un servizio riservato a pochi. A molti sembra giusto così. Sembra equo che le tasse di un intero Paese finanzino l'università, anche se la stragrande maggioranza dei ragazzi provenienti da famiglie modeste non ci metterà mai piede. Così che i poveri finiscono col pagare un futuro migliore per i figli dei ricchi. In questo libro Andrea Ichino e Daniele Terlizzese propongono un ripensamento del sistema universitario che nei dibattiti tra addetti ai lavori ha già fatto scalpore: non un nuovo terremoto, ma una graduale iniezione di concorrenza. Spazi di autonomia per scegliere docenti e programmi, creare corsi di eccellenza e attrarre i migliori; maggiori risorse, raccolte con rette universitarie più alte per chi le può pagare; possibilità per gli studenti di finanziarsi attraverso un sistema di prestiti. Diversi da quelli tradizionali, però: da rimborsare, con meno rischio, solo dopo aver trovato un lavoro e in proporzione ai redditi futuri. Un modo per dare più risorse a chi davvero se le merita: le università capaci di offrire un'istruzione con valore reale e non solo legale.