Data di pubblicazione: Gennaio 2006
DISPONIBILE : NON AL MOMENTO
€ 18,00
Si può combattere il terrorismo con il terrore, o la violenza con altra violenza? È giusto? È efficace? E qual è il prezzo da pagare? Sono interrogativi oggi più che mai urgenti. Michael Ignatieff li affronta con determinazione, autorevolezza e con un raro, equilibrato connubio di idealismo, conoscenza storica e saggezza politica. Il risultato è un’opera notevole, un’analisi dalle molte sfaccettature, il cui ampio respiro consente di accostare il delicato tema della lotta al terrorismo rimuovendo ogni rischio di banalizzazione.
Certo, argomenta Ignatieff, di fronte a un’incombente minaccia, si può essere indotti a pensare che l'unica arma per sconfiggerla sia la violenza e che, pur di garantire la sicurezza, si possano sacrificare le fondamentali libertà civili. Ma l’uso indiscriminato della forza ci mette sullo stesso piano dei nemici che moralmente disprezziamo. Ecco perché la vera sfida, a cui rispondere con coraggio, è vincere la guerra contro il terrore senza venire meno ai valori distintivi della democrazia.
Osservando e mettendo a confronto diverse situazioni di ‘emergenza terroristica’ nella storia degli ultimi centocinquant’anni (dai nichilisti della Russia zarista alle milizie della Germania di Weimar, dagli attentati dell’IRA a quelli senza precedenti di Al Qaeda), Ignatieff dimostra come l'impiego della forza, pure indispensabile in situazioni estreme, sia efficace solo quando è controllato. Ma soprattutto, egli sostiene, non dobbiamo nasconderci che non sempre ciò che si compie in nome della democrazia e della libertà è di per sé buono. Uccidere per contrastare un grave pericolo può essere necessario, ma si tratta comunque della scelta del ‘male minore’. È invece proprio l’etica politica, che con le sue regole impone di contenere l'uso della forza, a offrire alla democrazia, in ultima analisi, l'arma più efficace, l’unica davvero in grado di garantirne la sopravvivenza in un’epoca di terrore: il potere morale che le consente di resistere e perdurare oltre l'odio e la vendetta.
Michael Ignatieff è direttore del Carr Center for Human Rights Policy alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, storico e autorevole commentatore politico nel campo degli affari internazionali. I suoi articoli compaiono regolarmente sulle pagine di «Repubblica» e diverse sue opere sono state tradotte e pubblicate in Italia. Tra queste: I bisogni degli altri: saggio sull’arte di essere uomini tra individualismo e solidarietà (Bologna 1986); Album russo. Una saga familiare tra rivoluzione, guerra civile ed esilio (Bologna 1993); Isaiah Berlin. Ironia e libertà (Roma 2000); Impero light. Dalla periferia al centro del nuovo ordine mondiale (Roma 2003); Una ragionevole apologia dei diritti umani (Milano 2003).
Si può combattere il terrorismo con il terrore, o la violenza con altra violenza? È giusto? È efficace? E qual è il prezzo da pagare? Sono interrogativi oggi più che mai urgenti. Michael Ignatieff li affronta con determinazione, autorevolezza e con un raro, equilibrato connubio di idealismo, conoscenza storica e saggezza politica. Il risultato è un’opera notevole, un’analisi dalle molte sfaccettature, il cui ampio respiro consente di accostare il delicato tema della lotta al terrorismo rimuovendo ogni rischio di banalizzazione.
Certo, argomenta Ignatieff, di fronte a un’incombente minaccia, si può essere indotti a pensare che l'unica arma per sconfiggerla sia la violenza e che, pur di garantire la sicurezza, si possano sacrificare le fondamentali libertà civili. Ma l’uso indiscriminato della forza ci mette sullo stesso piano dei nemici che moralmente disprezziamo. Ecco perché la vera sfida, a cui rispondere con coraggio, è vincere la guerra contro il terrore senza venire meno ai valori distintivi della democrazia.
Osservando e mettendo a confronto diverse situazioni di ‘emergenza terroristica’ nella storia degli ultimi centocinquant’anni (dai nichilisti della Russia zarista alle milizie della Germania di Weimar, dagli attentati dell’IRA a quelli senza precedenti di Al Qaeda), Ignatieff dimostra come l'impiego della forza, pure indispensabile in situazioni estreme, sia efficace solo quando è controllato. Ma soprattutto, egli sostiene, non dobbiamo nasconderci che non sempre ciò che si compie in nome della democrazia e della libertà è di per sé buono. Uccidere per contrastare un grave pericolo può essere necessario, ma si tratta comunque della scelta del ‘male minore’. È invece proprio l’etica politica, che con le sue regole impone di contenere l'uso della forza, a offrire alla democrazia, in ultima analisi, l'arma più efficace, l’unica davvero in grado di garantirne la sopravvivenza in un’epoca di terrore: il potere morale che le consente di resistere e perdurare oltre l'odio e la vendetta.
Michael Ignatieff è direttore del Carr Center for Human Rights Policy alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, storico e autorevole commentatore politico nel campo degli affari internazionali. I suoi articoli compaiono regolarmente sulle pagine di «Repubblica» e diverse sue opere sono state tradotte e pubblicate in Italia. Tra queste: I bisogni degli altri: saggio sull’arte di essere uomini tra individualismo e solidarietà (Bologna 1986); Album russo. Una saga familiare tra rivoluzione, guerra civile ed esilio (Bologna 1993); Isaiah Berlin. Ironia e libertà (Roma 2000); Impero light. Dalla periferia al centro del nuovo ordine mondiale (Roma 2003); Una ragionevole apologia dei diritti umani (Milano 2003).