Che impatto ebbero le notizie etnografiche via via provenienti dal Mondo Nuovo sui maggiori filosofi moderni, quali Montaigne, Hobbes, Locke, Vico, Montesquieu, Rousseau, e su alcune correnti di pensiero come, nel Seicento, il libertinismo, e, nel Settecento, la scuola scozzese di Ferguson, Adam Smith, Robertson? Su quali basi si svilupparono le indagini filosofiche caratteristiche dell'età moderna, che riguardavano la relatività di costumi e valori, il rapporto fra le società e le istituzioni politiche, l'origine delle religioni, i modi di procurarsi il sostentamento, la distinzione, nell'uomo, fra natura e cultura? "I filosofi e i selvaggi" di Sergio Landucci ricostruisce con estrema chiarezza un complesso panorama intellettuale, filosofico e antropologico, popolato di grandi protagonisti del pensiero, di fondamentali teorie e scoperte che pervengono fino ad oggi: la possibilità di convivenza in assenza dello Stato, il radicamento della religione in reazioni emotive profonde, la dipendenza dei modi di vivere dai modi di soddisfare i bisogni primari, i costi della civilizzazione; senza trascurare di portare in luce la formazione di lessici adeguati a siffatte problematiche, con al centro la nozione stessa di civiltà.
Questo libro espone le principali argomentazioni classiche elaborate dai filosofi a dimostrazione dell'esistenza di Dio: la tesi del supremo architetto sovrintendente del mondo e quella che individua in Dio la causa, necessariamente esistente, di tutti gli esseri contingenti. Il tema è affrontato lungo un arco storico-filosofico che spazia dal XIII al XVIII secolo, dalla formulazione originaria della Scolastica fino alla kantiana "Critica della ragion pura" che segna la crisi definitiva della teologia filosofica.