Il complesso rapporto tra la monarchia e il baronaggio ha sempre condizionato la vita politica siciliana, e da esso ne discende tutta la storia costituzionale isolana. A supporto di questa ipotesi un Appel des Siciliens del 1817 rappresenta un vero e proprio manifesto del malcontento della classe dirigente e intellettuale siciliana nei confronti della monarchia borbonica alla luce degli accordi che scaturirono dal Congresso di Vienna. La perduta individualità della Sicilia, divenuta provincia napoletana, era mal digerita dal ceto nobiliare che, attraverso l'Appel, rivendicava le antiche origini della storia costituzionale isolana, risalenti al XII secolo allorché i baroni sedevano già in parlamento. Da questo incipit costituzionale bisogna, dunque, partire per spiegare le vicissitudini politiche, istituzionali e sociali dell'isola. Il tratto saliente che contraddistingue l'intera ipotesi interpretativa del documento preso in esame è che la classe baronale ha rappresentato l'elemento insostituibile della politica isolana, nonostante i continui cambiamenti di corona avvicendatisi nel corso dei secoli.
Tommaso Natale (1733-1819), aristocratico per nascita e riformista per vocazione, trovò nella forza propulsiva dell'Illuminismo lo strumento indispensabile per una nuova sistematizzazione delle regole di convivenza civile in Sicilia. Un loro stravolgimento avrebbe, infatti, trascinato nel caos l'Isola e, cosa ancora più grave, avrebbe messo in discussione i privilegi sociali, economici e politici a cui la stessa classe sociale aristocratica e nobiliare, alla quale apparteneva anche il Natale, non voleva rinunciare. È in quest'ottica che bisogna interpretare il pensiero politico di Tommaso Natale la cui formazione culturale, fortemente imbevuta dalle teorie leibniziane esposte negli scritti giovanili, traspare anche nelle opere della sua maturità, sebbene orientate verso un campo d'indagine più concreto, come lo studio della macchina giudiziaria in generale e della legislazione penale in particolare. In una visione d'insieme in linea con i valori della Libera Muratoria egli, ancor prima di Cesare Beccaria, indicò un nuovo progetto pedagogico sociale finalizzato all'educazione del buon cittadine, convinto che una regolarizzazione delle pene, insieme a un giudizio tempestivo e alla certezza del diritto, avrebbe contribuito a correggere l'indole dei cittadini.