Con taglio narrativo, ma con l'ausilio di documenti d'archivio, in gran parte inediti, questo libro ripercorre il clima di sospetto e assedio in cui il Pci mosse i suoi primi passi nell'Italia del dopoguerra.
Nel dicembre del 1951 un oscuro episodio, di cui esistono scarse testimonianze, coinvolse il segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti. Nella sua casa vennero sistemati dei microfoni spia dal capo della Commissione di Vigilanza, su precisa indicazione di alcuni uomini ai vertici del partito: Edoardo D'Onofrio, capo dell'Ufficio Quadri, e Pietro Secchia, responsabile della Commissione d'Organizzazione. Più che per spiare Togliatti, i microfoni furono messi per controllare la sua compagna Nilde Jotti, sospettata di essere in contatto con ambienti vaticani. Ma non si tratta dell'unico fatto misterioso che riguardò Togliatti in quegli anni. Nell'agosto del 1950 il segretario del Pci rimase ferito in un incidente stradale. La dinamica destò sospetti, e persino Stalin si disse convinto di un attentato. Pochi mesi dopo Togliatti perse conoscenza: operato d'urgenza si salvò, ma ordinò di condurre un'inchiesta approfondita sull'episodio. Il suo medico, infatti, aveva confidato a Pietro Secchia di temere che Togliatti fosse stato avvelenato. Con taglio narrativo, ma con l'ausilio di documenti d'archivio, in gran parte inediti, questo libro ripercorre il clima di sospetto e assedio in cui il Pci mosse i suoi primi passi nell'Italia del dopoguerra. Vengono anche riproposte le schede segrete dell'Ufficio Quadri e documenti che confermano l'opera di intelligence dei servizi, proprio mentre nasceva l'organizzazione Gladio.
Nel 1941 l'Italia fascista è in guerra al fianco della Germania di Hitler, che con le sue truppe affonda senza resistenza nel cuore dell'Unione Sovietica. Ma la sera del 6 ottobre succede qualcosa che non era mai accaduto prima e che mina per la prima volta la baldanza del regime: alle fatidiche venti e venti, orario di messa in onda del "Commento ai fatti del giorno", una voce esterna interrompe il principe della propaganda radiofonica fascista, Mario Appelius. La voce polemizza, accusa, pianta stoccate vincenti. Continuerà così per tre anni, imperterrita, ogni sera fino alla liberazione di Roma, guadagnandosi l'odio di Mussolini e la tacita simpatia di molti italiani. Soltanto dodici anni dopo la fine della guerra si verrà a sapere che dietro quello "spettro" si nascondeva il comunista Luigi Polano, che su ordine di Togliatti aveva allestito in una località segreta una potente radio capace di infiltrarsi nelle trasmissioni ufficiali dell'Eiar.