Questo "Commentario penniano" è il primo commento integrale alla poesia di Sandro Penna che si va sempre più rivelando come uno dei maggiori poeti italiani del'900. Amato da alcuni dei più illustri scrittori e artisti del nostro tempo, la sua opera va lentamente penetrando nel gusto dei lettori più sensibili, compresi gli studenti delle nostre facoltà letterarie. Un commento non è un saggio critico. Un saggio critico è come un cavallo. Se ha buoni garretti, e per quanto focoso possa essere, il cavaliere lo porterà, al trotto o al galoppo, dove vuole. Il commento invece è sempre lui che ci porta; e non troveremo una sola meta, ma tante, che potrebbero reagire l'una con l'altra e proporci cose che non credevamo di trovare. Leggere non chiude, ma apre: il lettore si troverà di fronte a un poeta completamente rinnovato.
Giuseppe Leonelli firma un saggio panoramico sulla critica degli anni '80. È un decennio in cui sono ancora attivi alcuni dei maggiori rappresentanti della cultura letteraria nazionale ed escono libri fondamentali come "Una pietra sopra" di Italo Calvino, alcuni dei più avvincenti saggi di Macchia, quali "Pirandello o la stanza della tortura", "Tra don Giovanni e Don Rodrigo", "Scenari secenteschi", "Proust e dintorni", cui si affiancano "Penna papers e Scritti servili" di Cesare Garboli, e testi vari di Baldacci, Citati, Magris, Calasse, Asor Rosa. Filippo La Porta prende idealmente la "staffetta" da Leonelli per introdurre il lettore agli anni '90, quando una "nuova critica" comincia a consolidarsi attraverso articoli, convegni, primi bilanci, e in forte intreccio con la narrativa. I compiti che si pone la nuova critica appaiono a volte eccessivi, ma fondamentali: l'analisi dei testi come discorso sulla società italiana, la critica letteraria come critica della cultura, il tentativo di ripensare il presente alla luce di una tradizione ancora viva, il contributo alla formulazione di una idea di modernità.