Questo libro si dedica all’interpreta­zione dei gesti e dei modi di dire dei napoletani, nell’intento di contribuire a far riflettere sulla saggezza e la fanta­sia del popolo. In effetti, la lingua dei gesti assume a Napoli le forme più sor­prendenti e curiose, con sfumature che caratterizzano i più avanzati profili del­la comunicazione non verbale. Il “non detto” parla con svariate modalità: si esprime con il volto, con qualche cen­no della testa, con i movimenti delle mani, con la postura del corpo, con il tono della voce; le parole sono accom­pagnate da una gestualità enfatizzata, da portamenti specifici, da un uso mo­dulato della voce che svela ogni volta contenuti simbolici. Per il napoletano il gesto va condito e arricchito spesso con un motto, un aforisma, un prover­bio, un wellerismo. I modi di dire non sono però solo un’altra maniera di espri­mersi, piuttosto sono un contributo al discorso, una tecnica per arricchirlo.
Così, gesti e modi di dire sono finiti nella letteratura, sono diventati ogget­to di studi di sociologia, di antropolo­gia, di dialettologia e di storia delle tradizioni popolari.
L’interpretazione dei gesti e dei modi di dire dei napoletani in un viaggio alla scoperta di un patrimonio di cultura popolare
Tra gli argomenti trattati:
La città, gli abitanti e il loro carattere
La famiglia, gli affetti e gli animali
Vivere, ammalarsi e morire
Mestieri, professioni e l’arte di arrangiarsi
Religiosità, fede e superstizione
Il formulario comunicativo dei delinquenti e della malavita
Il codice delle canzoni napoletane e la parlèsia
Architettura, pittura, epigrafia, le immagini hanno trovato nella Chiesa delle origini i mezzi per esprimersi in tutti i modi, con tutti gli strumenti e in modo privilegiato nell'universo liturgico: costruzioni e volumi, spazi e luoghi, segni visivi e gesti. In questo breve saggio si studia particolarmente questarelazione semantica e simbolica; naturalmente,la ricchezza dei possibili soggetti da riscontrare ha determinato necessariamente una precisa delimitazione geografica e culturale della questione, con l'opzione non marginale per l'area napoletana, che senza dubbio presenta singolari esemplificazioni artistiche e interessanti sistemi decorativi.
La silloge di iscrizioni cristiane latine e greche che qui si presenta si riferisce a Neapolis, a Stabiae, ad Aenaria, e a Capri. Si tratta di epigrafi spesso note singolarmente, ma mai studiate complessivamente. La gran parte delle epigrafi di Napoli proviene dalle catacombe di San Gennaro e dagli altri cimiteri suburbani della città; il restante numero di titoli, invece, deriva dai vari monumenti urbani o da occasionali ritrovamenti. Le epigrafi di Stabiae funo trovate per la maggior partenegli scavi eseguiti alla fine dell'Ottocento nei pressi della cattedrale cittadina, mentre quelle di Aenaria provengono dal sito di Santa Restituta, a Lacco Ameno. La maggior parte del materiale epigrafico è pertinente ai secoli fine IV, V e VI, e sembra manifestare la situazione, le credenze, la composizione di comunità di fedeli oramai mature e completamente sviluppate. Non a caso, il latino è la lingua della maggior parte delle iscrizioni qui esposte, tranne poche eccezioni. È stato possibile raccogliere, specialmente per Napoli, un interessante numero di iscrizioni cristiane certae originis, prendendo atto asclusivamente dei dati sicuri attraverso il contatto diretto con i materiali; oppure, quando ciò non è stato possibile, confontando le diverse posizioni degli studiosi, specialmente di quelli che hanno realmente visto le iscrizioni. Le epigrafi studiate, giudicate globalmente, possono certamente aggiungersi alla documentazione tardo-antica di questi centri...