Sedimentato spesso in forme di espressione privilegiate come i modi di dire, i proverbi o la pubblicità, il senso comune è un patrimonio di sapere condiviso dalla comunità, un insieme di credenze e valori ritenuti così scontati da sembrare una sorta di conoscenza sommaria e degradata. Ma che ne è oggi del senso comune e del suo parente stretto, il buon senso? Quale utilità hanno o possono avere nella stagione dei terrapiattisti e dei no vax? Sempre al confine tra ovvietà e saggezza, il senso comune ha tuttora un posto centrale, perché filtra la lettura della realtà secondo schemi radicati nella nostra cultura, offre gerarchie di valori che possono farsi norma e misura del sentire e del fare, induce a riconoscersi in una dimensione interpersonale che istituisce soggettività collettive capaci di nutrire il senso di appartenenza.
Che cosa si intende con il termine ‘postverità’? C’è chi lo utilizza per indicare una modalità di comunicare in cui i fatti oggettivi sono meno rilevanti rispetto alle emozioni e alle convinzioni. Altri lo usano per indicare informazioni volutamente e coscientemente false. Quel che è certo è che parlare di postverità coglie un cambiamento importante propiziato dai media almeno dagli anni ’90. Ormai da molto tempo, infatti, i reality show, i talent, la real tv hanno reso più debole l’idea di realtà e, conseguentemente, di verità. Realtà e finzione si sono intrecciate e spesso confuse, in una logica culturale che premia le emozioni e le identificazioni, non la messa alla prova e le competenze.
Il 13 marzo 2013 viene eletto pontefice Jorge Mario Bergoglio: Papa Francesco. Succeduto a Benedetto XVI in modo imprevisto, e in un periodo in cui la credibilità della Chiesa è messa a dura prova, Papa Francesco immediatamente sembra portare, non solo alla comunità cristiana ma a tutti, una parola diversa: diretta, immediata, comprensibile e soprattutto credibile. Papa Francesco spiazza le gerarchie con scelte insolite, sorprende la gente comune con gesti imprevisti, neutralizza le distanze con interlocutori lontani dalla Chiesa cattolica e trasmette una autenticità che torna a dare credibilità al ruolo di Papa. Francesco comunica con tutti i mezzi che ha: lo sguardo, i gesti, le parole, gli abiti, gli oggetti che usa e in questo modo, ridefinisce i termini del discorso religioso, dell'intervento religioso. Questo libro, con i diversi contributi che presenta, riflette sulle caratteristiche e le risorse di questo modo di comunicare, sugli effetti che genera, sui legami che costruisce, sui sentimenti sociali che rinforza, nella convinzione che non ci sia separazione tra dire, fare e essere - almeno nella comunicazione efficace, come quella di Papa Francesco.