In questo libro si esplorano le "malattie mentali" da un punto di vista che le inquadra, alla luce delle conoscenze biologiche, antropologiche ed evoluzionistiche più attuali, come una delle modalità con cui la vita utilizza la morte per evolversi e differenziarsi. Le "malattie mentali" sono simili a tutte le altre figure di ciò che l'Autore chiama "il circuito della sofferenza", quali le religioni e le credenze magiche, il mito e la fiaba, ed alle forme universali della cultura, poiché al pari di esse utilizzano la morte e la predazione per spingere la vita e la mente umana ad evolversi
Sulla fiaba si ormai scritto molto, e su piani e livelli molto diversi; nessun saggio però aveva finora messo a fuoco con sufficiente precisione e profondità il nesso che lega cinque sue fondamentali dimensioni: educativa, psicologica, antropologica, formale e narrativa e quella presente nel suo contenuto, il quale spesso è misteriosamente cannibalico-predatorio. In questo suo saggio Lusetti esplora il nesso fra questi cinque elementi: in particolare ci mostra come la fiaba, più che uno strumento genericamente "educativo", sia un mezzo specifico per tentare di padroneggiare quell'aggressività predatoria, e spesso cannibalica, che permea da sempre le relazioni umane, e nella fattispecie quelle genitori-figli.
La mitologia è stata già molte volte visitata dall'antropologia, dalla psicoanalisi e, più in generale dalle scienze umane. La particolarità di questo libro sta nell'avere correlato tra di loro tre discipline di diversa natura quali la Psicopatologia, l'Antropologia e la Mitologia, al fine di "illuminare" il contenuto di molti miti, i quali, benché noti, restano ancora oggi, in gran parte, oscuri e misteriosi.
Un volume che propone un'ipotesi per spiegare la nascita della coscienza. Nessuno fino ad ora aveva colto come molti fenomeni inquietanti dei nostri giorni come la pedofilia, le perversioni sessuali, i delitti "immotivati" all'interno delle famiglie e delle coppie, possano essere reinterpretati in una chiave che ci riporta indietro di decine di migliaia di anni, e che ha a che fare con il cannibalismo. In questo libro, avvincente e terribile, la "solitudine" della nostra specie, il mistero delle malattie mentali e molte forme di predazione dell'uomo sull'uomo, vengono viste come tracce di questo "evento originario": una spieiata auto-selezione cannibalica della specie, che eliminò chi non era ricettivo sessualmente e chi non sapeva parlare.
Il conflitto padre-figlio influenza molti dei comportamenti cosiddetti "normali" sia a livello individuale che collettivo. Attualmente i ruoli di padre e di figlio tendono ad assottigliare i rispettivi confini. È questo uno dei motivi della confusione attuale. Un mondo senza padre è un mondo che, mentre da un lato uccide il padre, dall'altro lo ricerca. In esso il figlio non sente di esistere. Diventa così preda di immagini paterne arcaiche e primitive. Tenta allora, spasmodicamente, di determinarsi come figlio e nello stesso tempo di costringere il mondo a determinarsi come padre.