Viviamo una condizione digitale popolata da macchine pensanti, dove l'intelligenza artificiale e le nuove tecnologie elaborano fatti e idee ridefinendo i confini della nostra esistenza. Trasformare i problemi dell'umanità in numeri ed equazioni, però, non equivale a risolverli, e delegare le decisioni a computer e algoritmi - che sempre più tendiamo a percepire come creature superiori - rischia di macchinizzare la nostra specie svilendone le più preziose peculiarità e le strutture valoriali. In questa ottica, Noi e la macchina intende porre le basi per un processo collettivo di formazione, un luogo di pensiero e una struttura di dialogo per far rifiorire l'umano nella stagione di quella che sembra essere una machina sapiens che compete con noi e sembra destinata a surclassarci. Benanti e Maffettone ci guidano in un viaggio che parte dalla consapevolezza delle sfide e delle opportunità offerte dal digitale, analizzando criticamente l'impatto delle tecnologie sulla sfera pubblica e sul benessere collettivo. Gli autori arrivano a delineare un concetto rivoluzionario, la "sostenibilità D", proponendo una nuova etica capace di armonizzare progresso tecnologico ed equità sociale, ponendo l'individuo al centro di un modello di sviluppo sostenibile che non lascia indietro nessuno. Attraverso un'architettura di sistema attenta al design e alla resilienza, il libro offre soluzioni concrete per un futuro in cui la tecnologia.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1910, a più di ottantadue anni, Lev Tolstoj lasciò la sua casa di Jasnaja Poljana. Dopo una fuga di quattro giorni si ammalò e, costretto a fermarsi alla stazione di Astàpovo, vi morì la mattina del 7 novembre. Cosa aveva spinto il grande romanziere a un gesto in apparenza tanto sconsiderato? Forse la stessa ansia di vivere della giovane Anna Karenina, o forse la ricerca della solitudine che, come aveva lasciato scritto alla moglie, gli sarebbe stata indispensabile per guardare indietro alla sua vita e forse accorgersi, come il suo Ivan Il'ic, che "non era stata come doveva". Ma come deve essere una vita? Cosa conta davvero nell'arco della nostra esistenza? E se la grande letteratura, da Omero a Shakespeare, da Tolstoj e Dostoevskij a Beckett, ha affrontato più volte la questione del valore della vita e del senso dell'essere, forse più difficile è il compito di chi intende cercare una risposta muovendo da una prospettiva e da interessi intellettuali diversi. In altre parole, di chi intende discutere di tali questioni nell'orizzonte di scelte pubbliche di natura morale. In questo saggio Sebastiano Maffettone tenta, assumendo un punto di vista filosofico laico e pluralista, l'analisi di questioni spesso curiosamente trascurate dalla filosofia occidentale, costruendo una teoria del valore della vita che possa servire per valutare la nostra stessa esistenza.
Le ragioni di un ordine sociale giusto, capace di conciliare una vita degna di essere vissuta con le esigenze della collettività: la grande lezione del filosofo John Rawls.
John Rawls (1921-2002) è stato il più influente filosofo politico del nostro tempo. È stato uno dei pochi intellettuali contemporanei la cui opera, come quella di Freud e Darwin, è stata conosciuta al di là del suo campo scientifico, fino a far parte della cultura generale. Questo è il primo testo introduttivo sistematico all’opera del filosofo statunitense, con particolare attenzione ai suoi tre testi principali: Una teoria della giustizia, Liberalismo politico e Il diritto dei popoli. Sebastiano Maffettone conduce la sua analisi con tre ipotesi esegetiche: interpretativa, metodologica e teoretica. La prima investe il dibattito accademico su continuità-discontinuità riguardo ai due periodi in cui è generalmente divisa l’opera di Rawls (1940-1980 e 1980-2002). L’ipotesi metodologica propone un filo rosso attraverso cui si può leggere in maniera unitaria tutta l’opera dello studioso statunitense: è la celebre teoria della ‘priorità del giusto’ secondo cui il giusto (right) precede il buono (good) nel senso che in tutte le deliberazioni pratiche che riguardano la giustizia, i desideri e le preferenze, che definiscono ciò che è buono per le persone, devono essere subordinati alle richieste del giusto. Infine il livello teoretico affronta le teorie critiche sull’opera del filosofo.
Il volume si divide in due parti in cui gli autori, partendo da un presupposto comune (una filosofia politica liberale deve trovare una continuità con il suo retroterra etico), sviluppano l'analisi filosofica in maniera parallela e indipendente. Dworkin, studioso americano, formula un originale modello di teoria morale basato sulla nozione di "sfida", che caratterizza, a suo avviso, il liberalismo etico. Maffettone affronta il problema centrale del liberalismo critico, la questione della compatibilità tra pensiero etico-politico normativo e pluralismo delle visioni del mondo.