Una lunga tradizione letteraria, intessuta di trame romantiche e orditi fiabeschi, narra di ombre che si possono smarrire e ritrovare, vendere e comprare, strappare e ricucire. Quella del cavaliere Bernardo di Montpellier rimane impigliata in un cespuglio di biancospino durante un'impetuosa corsa a cavallo per raggiungere una damigella provenzale. Ma che cosa può accadere a un uomo privato della propria ombra?
Tornato a Itaca sotto mentite spoglie, Ulisse si rivela a Eumeo e a Telemaco, organizza la vendetta, la esegue. Ma come è possibile che Penelope non riconosca mai, neppure nel bagliore di un sospetto, lo sposo? A questa domanda risponde la Penelope di Luigi Malerba, che, pur avendo riconosciuto subito l'eroe, tace. E nel silenzio si macera, chiedendosi: perché Ulisse si svela a tutti e non a me? non ha più fiducia in me? non l'ha mai avuta? Il risentimento di Penelope, in Omero appena abbozzato nell'interrogatorio sul mistero del letto coniugale, innesca così un dramma intimo che attira nel suo vortice anche Ulisse, il quale giungerà a dubitare di se stesso, della propria celebrata astuzia, della propria incrollabile personalità.
Il Meridiano propone una significativa selezione delle opere narrative: "La scoperta dell'alfabeto" (1963), "Il serpente" (1968), "Salto mortale" (1968), "Il pataffio" (1968), "Testa d'argento" (1988), "Il fuoco greco" (1990), "Le pietre volanti" (1992), "Fantasmi romani" (2006). Il saggio introduttivo è di Walter Pedullà, un critico che ha sempre accompagnato l'attività letteraria di Malerba, di cui sottolinea il carattere umoristico e dirompente e la capacità di smascherare i paradossi del reale.
Il matrimonio di Giano e Clarissa, dopo più di vent'anni, si regge su un borghese "equilibrio imperfetto" fondato su una solida e collaudata ipocrisia, per cui ciascuno dei due nasconde segreti che, se venissero alla luce, provocherebbero una catastrofe. Ma questa "manutenzione del matrimonio" non è una semplice sequela di volgari sotterfugi, è l'applicazione assidua e insonne di capacità dialettiche, di facoltà intuitive brillanti, si potrebbe quasi paragonare a un esercizio zen. Un esercizio da cui non sono comunque per nulla assenti il tormento e la passione. Così gli scambi, le relazioni, gli intrecci di verità e menzogna, l'alternanza di freddezza e seduzione tra i vari personaggi, se all'inizio hanno un aspetto geometrico, appena sfiorato da qualche brivido di trasgressione e d'inquietudine esistenziale, poco alla volta si trasformano in spirali ossessive, in soffocanti prigioni in cui Clarissa sbatte le sue piccole ali di farfalla lussuriosa e Giano contempla attonito le conseguenze fatali dei suoi gesti: l'arrivo dirompente dei Quattro Cavalieri dell'Apocalisse. Come in uno specchio deformante Giano registra con cinismo in rischiose pagine parallele i peggiori gesti dei vari protagonisti, quasi l'ombra di un romanzo in margine al romanzo che stiamo leggendo.
"Testa d'argento" raccoglie una serie di racconti scritti in prima persona, perché il lettore potesse immedesimarsi meglio. Racconti tanto diversi tra loro da disegnare una geografia umana curiosa e inquietante. Pubblicato per la prima volta nel 1988, vinse il premio Grinzane Cavour.
La vicenda narrata si spinge nei percorsi della paura, della fantasia delittuosa, dei turbamenti erotici, delle oscure minacce cosmiche. Gli indizi che il protagonista indagatore va man mano scoprendo serviranno solo a rivelare tutta l'inconsistenza della realtà, un puzzle di varianti e coincidenze che, come un salto mortale, finisce per riportarci inesorabilmente al punto di partenza.
Un reportage sulla "terra del sogno". Scritto con una precisione svagata e rabdomantica, il libro di Malerba ruota attorno ad un paradosso: il sogno è quanto di più ambiguo e sfuggente ci sia, bizzarro, evanescente, insensato com'è. Eppure da secoli si svolge un'accanita battaglia interpretativa alla ricerca di una traccia da decifrare, di un significato recondito, di una via da seguire. Il luogo del massimo arbitrio è oggetto dunque di una massiccia ricerca di significati che attraversa non solo la storia umana ma anche la sua geografia.