Nel 1955 il cardinale Giacomo Lercaro, vescovo di Bologna dal 1952 al 1968, inaugura un programma di pianificazione della periferia destinato a dotare la città di 44 nuovi centri parrocchiali. Per dare la possibilità alle persone recentemente insediate di partecipare alla vita della comunità cristiana, Lercaro istituisce l'Ufficio Nuove Chiese, incaricato di organizzare l'acquisto e la costruzione dei nuovi centri parrocchiali e propone una visione della città che vede i nuovi complessi ecclesiali come eminenti centralità urbane anche in riferimento alle attrezzature civili. Ma a Bologna il Cardinale non si limita a organizzare un'efficiente attività edificatoria, e nella convinzione che il momento imponga una seria riflessione su quale architettura sia più adatta a interpretare lo spirito della Chiesa nella seconda metà del Novecento, egli opera perché la costruzione delle nuove chiese sia affiancata e indirizzata da una approfondita ricerca culturale sull'architettura liturgica nel contemporaneo. Sul motivo del Cardinale «ogni momento della storia narra nel linguaggio dei vivi la lode al Dio vivente» nasce, quindi, il Centro di Studio e di Informazione per l'Architettura Sacra e la rivista "Chiesa e quartiere" suo organo divulgativo. L'attività di quello che verrà poi definito il "laboratorio bolognese" diviene così un punto di riferimento europeo in quanto sede di una sperimentazione che tende a coniugare progettualità moderna e attenzione alla liturgia intesa come celebrazione attivamente partecipata. A questo risultato concorre sia l'autorevolezza del Cardinale che si pone come punto di riferimento nel dialogo tra Chiesa e artisti, sia la preparazione culturale del giovane architetto Giorgio Trebbi che, insieme a Glauco Gresleri e a molti altri, si impegna nell'impresa di far sì che nella periferia bolognese "le case degli uomini non restino senza la casa di Dio". Nella Bologna di Lercaro insieme all'edificazione delle chiese si sperimentano così delle modalità di costruzione delle nuove comunità che, ricordando i primordi dell'epoca cristiana, diventano un importante punto di riferimento in termini pastorali e liturgici per le proposte che il Cardinale avanzerà in sede di Concilio Vaticano II. Il ruolo che Giacomo Lercaro rivestirà come mediatore del Concilio e come presidente del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, organo deputato ad attuare le indicazioni liturgiche conciliari, impongono di riconoscere la vicenda della costruzione delle nuove chiese bolognesi come un momento di sperimentazione liturgica e di innovazione architettonica che varca i confini della diocesi per proporsi all'intera cristianità. Prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi.
Ogni edificio, provvisorio o meno, è frutto di un gesto culturale oltre che funzionale. È proprio dell’essere umano, infatti, modificare il mondo dato per renderlo rispondente ad esigenze materiali e spirituali, portando in presenza un sistema di significati e di valori. A seguito del sisma che nel 2012 ha colpito l’Emilia è stata avviata una riflessione sull’architettura provvisoria delle chiese, nella volontà di superare una visione utilitaristica del costruire temporaneo per collocarlo all’interno di un discorso culturale di modifica del territorio e di apporto di codici di significato.