Nell'inverno 1886-1887 una missione archeologica francese scopre nella necropoli cristiana di Akhmîm, nell'Alto Egitto, un manoscritto greco in pergamena che contiene una narrazione mutila della passione e della risurrezione del Signore: si tratta di un pezzo di vangelo sconosciuto. Il manoscritto è senza titolo e viene poi battezzato come Vangelo di Pietro, perché in Eusebio si parla di un «Vangelo secondo Pietro».Quali rapporti ha questo testo con i Vangeli canonici e con la letteratura cristiana dei primi secoli? Dove e quando è stato composto? Quali correnti del cristianesimo primitivo ne sono all'origine?Il Vangelo di Pietro è in sintonia con i sinottici per la scansione degli episodi, ma con il Vangelo di Giovanni e l'Apocalisse per la teologia. Esso rivela anche una sorprendente affinità con diversi testi della letteratura cristiana primitiva e ciò dimostra che non è un testo isolato, ma anzi è al centro di influssi dati e ricevuti.La sua origine va cercata nell'ambiente siro-asiatico e la data di composizione più verosimile va posta tra la redazione del quarto Vangelo e quella delle omelie pasquali del II secolo.
Il commento dei Padri della Chiesa a due testi biblici – l’episodio del giovane ricco e la parabola del ricco stolto – consentono di comprendere in che modo le comunità cristiane dei primi cinque secoli elaborano il rapporto tra annuncio evangelico, beni terreni e istanze sociali.
Le dieci grandi figure che vengono qui convocate per comporre una ricca antologia di interpretazioni – Clemente, Origene, Cipriano, Ilario, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo – offrono un quadro delle diverse concezioni presenti nel cristianesimo primitivo.
«Poiché i Padri sono gli uomini della Parola biblica – scrive Maria Grazia Mara –ci troviamo così a seguire una traccia di storia dell’esegesi: un’esegesi che, mentre esprime nei testi della letteratura cristiana di cinque secoli l’attenzione e la preoccupazione della comunità cristiana per i fatti sociali, economici e politici, non perde mai di vista la storia della salvezza».