In risposta ai tragici eventi della Seconda guerra mondiale, Gabriel Marcel si interroga sul ruolo del filosofo «chiamato a confrontarsi con l'ansia di un mondo in cui la possibilità di una distruzione totale non appare più come un'ipotesi remota». Questo scritto, presentato per la prima volta al lettore italiano, riconosce agli intellettuali il compito di "essere in situazione", di uscire dall'isolamento e riprendere contatto con la realtà, di indagare il mondo nella sua assurdità senza tentare di semplificarla. Il cuore della Filosofia non è l'astrazione dalla vita, ma il dialogo continuo con essa. Le riflessioni di Marcel si rivelano attuali di fronte alle sfide che oggi minacciano l'equilibrio globale, dal cambiamento climatico alla crisi delle democrazie, dalla disuguaglianza economica alle minacce dei nuovi conflitti. Si ripropone così la necessità, per il filosofo, di tornare a riflettere criticamente sulle radici della propria vocazione.
A livello personale e collettivo non si fa altro che parlare del male. Ma per quanto faccia sempre notizia e stia sempre sotto i riflettori, dirne qualcosa di serio è davvero difficile. Più il male è posto all'attenzione e più sembra perdere di peso e consistenza, tanto siamo abituati alle sue overdose mediatiche e alle sue giustificazioni più o meno spicciole sempre a portata di mano. Quando invece la realtà scandalosa del male è indubitabile - il fatto stesso che si voglia e che si faccia contro gli altri. Di fronte a malvagità quotidiane ed epocali, alle roboanti promesse sociopolitiche come alle veloci rassicurazioni religiose, Gabriel Marcel mette in luce i paradossi di questo incessante discorso. Nell'abisso del male bisogna piuttosto scendere e sostare.
La deriva funzionalistica, spersonalizzante e burocratica della medicina va di pari passo con una crisi di vocazione. Di qui un cahier de doléances che nasce osservando luoghi e modi della pratica medica: sanità standardizzata e ospedali, operatori sanitari e orari di lavoro, specialismo e anonimato. Gabriel Marcel lancia un appello al recupero dell'anima umanistica della medicina: del rapporto diretto medico/paziente; dell'ammalato che è persona più che un caso fra tanti; della terapia che è pure un incontro. Il vissuto e il racconto del malato riguardo la sua sofferenza non sono irrilevanti per la serietà scientifica della medicina.
Heinrich Denifle è stato un insigne medievista, archivista, studioso della mistica tedesca e di Lutero. I suoi meriti scientifici furono riconosciuti da numerose università, che gli avevano conferito il titolo di doctor honoris causa; e varie accademie, poi, lo avevano annoverato tra i propri soci. I suoi contributi ai vari aspetti della storia del periodo compreso tra il 12 e il 16 secolo e, poi, alle vicende delle università medioevali, sono stati decisivi e su di essi si è innestata la ricerca ulteriore. L'intento di fondo è quello di offrire un contributo per la chiarificazione del suo rapporto con Brentano e di dare alla stampe il carteggio che finora ci è pervenuto. Denifle nel 1862, dopo il suo ingresso nell'ordine domenicano, ebbe come compagno di noviziato Brentano. Quei pochi mesi di convivenza nel convento di Graz furono decisivi per il suo successivo cammino intellettuale e personale. Il carteggio intercorso tra i due autori, che va dal 1867 al 1871, pone in risalto aspetti finora obliterati, e cerca di chiarire un capitolo fondamentale di una storia che riguarda tutta la cultura europea in una sua fase di profonda trasformazione, con eventi culturali che hanno connotato un'epoca e sono a monte di non poche correnti ed indirizzi filosofici (ma anche teologici) tuttora operanti e che da Brentano o da Denifle in un modo o nell'altro hanno tratto l'abbrivo.
DESCRIZIONE: Se il dialogo è luogo privilegiato per decriptare l’animo umano, tanto più questo vale quando l’interlocutore è un filosofo: scoprendo se stesso, nell’intreccio di domanda e risposta, ciò che lascia apparire sono le sue vette teoretiche. Così accade nel colloquio di Gabriel Marcel con Pierre Boutang registrato nel 1970 e qui per la prima volta tradotto: un ritratto a tutto tondo del filosofo che, raccontando se stesso, la propria vita e la ricerca della verità nei suoi modi – filosofico, spirituale, musicale –, mostra come questi convergano in un unico itinerario. Del mistero – come domanda sull’essere e tensione metafisica dell’umano – la musica, fra presenza e distanza, è assoluta protagonista e, nel ritmo dialogico di queste pagine, lascia le proprie orme. Un andamento in cui la verità della musica, rivelandosi, schiude il senso della stessa riflessione filosofica di Marcel, e il nucleo vitale di quest’ultima si traduce in “certezza musicale”.
COMMENTO: L'autobiografia inedita del celebre filosofo francese in forma di intervista, dove si ripercorrono i suoi grandi temi: il mistero, l'altro, la musica, Dio.
GABRIEL MARCEL (1889-1973) è stato uno dei maggiori pensatori cristiani del Novecento. Fra le sue opere in italiano: La dignità umana e le sue radici esistenziali (Studium, 2012); Presenza e immortalità (Bompiani, 2011); Fede e realtà. Osservazioni sull’irreligione contemporanea (Studium, 2008).
Ne La dignità umana e le sue radici esistenziali di Gabriel Marcel si dà un posto eminente, nella bipolarità dell’opera dell’autore, ad un tempo filosofo e drammaturgo, al cosiddetto “versante teatrale”. L’esposizione della pièce Il dardo introduce in maniera decisiva la tematica della dignità umana impregnata di un kantismo che, seppur teoreticamente incontestabile, ha perso molta della sua vitalità. Al di là di ogni intellettualismo razionalistico ed anche di una pur generosa proposta cristologica, secondo Marcel, la dignità umana si ritrova quando si coglie l’uomo nella sua nudità e debolezza, cioè come lo si scopre nel fanciullo, nel vecchio, nel povero, ossia «a livello della vita e della morte e non di una razionalità definita in astratto».
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Armando Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diploma di specializzazione nella ricerca filosofica all’Università “La Sapienza” di Roma. Insegna Storia della Filosofia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Luca” di Catania. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia ed Amore. Dal pensiero antico al Medio Evo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso D’Aquino (Catania 1993); Doctor Amicitiae. L’itinerario filosofico-spirituale di Aelredo di Rievaux (Caltanissetta 2011). Nelle nostre collane ha curato i volumi di Gabriel Marcel, Fede e realtà. Osservazioni sull’irreligione contemporanea, e, insieme a Mario Tamburino, di Peter Wust, L’uomo e la filosofia.
«Un hombre, llegado a la fase terminal de su existencia terrena, trata de pensar en su vida; y eso significa en primer lugar que toma distancia respecto de ella. Sin ese distanciamiento, ¿cómo podría pensar en ella? Mas al mismo tiempo se pregunta por este acto, lo cual quiere decir que se pregunta cómo es esto posible. ¿Puede de verdad desprenderse suficientemente de su vida para considerarla, incluso juzgarla?». Así comienza esta singular obra tejida de recuerdos y reflexiones, que muy bien podría calificarse de autobiografía filosófica.
La vida y el teatro, la música y el diálogo con algunos de los grandes pensadores contemporáneos (Jaspers, Heidegger, Proust, Bergson, Sartre) permiten a Marcel desarrollar los nervios fundamentales de su pensamiento: los encuentros, el amor, la muerte… Y como trasfondo y clave interpretativa de todo ello, la llamada de una trascendencia amorosa y el impulso hacia una eternidad no siempre justificable desde la pura racionalidad
Leggere "Presenza e immortalità" significa immergersi nelle riflessioni di Gabriel Marcel che hanno al centro il mito di Orfeo ed Euridice, vissuto come ricerca indefessa di una presenza perduta. Le pagine del diario scritto durante la Seconda guerra mondiale e quelle dei saggi che lo accompagnano rendono il lettore un viandante che attraversa un mondo straziato, esposto alla tentazione della diserzione e della disperazione assoluta, un mondo svuotato di senso, avvolto dal buio e dalla minaccia della morte. Proprio nella notte, però, l'anima tenta un faticoso percorso verso il chiarore dell'aurora. La filosofia di Marcel non è un pensiero dell'io che costruisce attorno a sé un sistema autoreferenziale, ma è aperta radicalmente all'alterità: essa è per essenza polifonica, come sottolinea il filosofo. La polifonia, connettore del pensiero di Marcel con il teatro e con la musica, designa l'attestazione concreta e drammatica dell'alterità plurale, degli altri, del mio corpo, di me a me stesso. E proprio quest'opera è uno sforzo teso ad affermare che l'io è originato da un noi plurale che sta al suo centro come un appello continuo e una fonte inesauribile di irradiazioni ontologiche e intersoggettive. Prefazione di Glauco Tiengo.
Gabriel Marcel (1889-1973), filósofo y dramaturgo francés, destaca por su conquista de un concepto cada vez más hondo de la «existencia», entendida como encarnación y participación. Su pensamiento está muy influido por el cristianismo, al que se convirtió, del judaísmo, en 1929.
Los dos volúmenes que comprende esta edición reúnen algunas de sus obras más importantes, tanto en el campo filosófico como en el teatral. El misterio del ser (1951), que recoge en dos series veinte lecciones pronunciadas entre 1949 y 1950, ha sido complementado con unos anexos de documentos inéditos y abundantes notas elaboradas por Jeanne Parain-Vial (la discípula por excelencia) y Mario Parajón, traductor y preparador de la edición. La selección de las piezas teatrales (El dardo, La sed y La señal de la cruz) pone de manifiesto la estrecha relación que existe entre el pensamiento de Marcel y su obra dramática.
Il volume di Gabriel Marcel Fede e realtà. Osservazioni sulla irreIigione contemporanea consta di tre saggi. Nei primi due il filosofo francese si impegna, con serrata dialettica non priva di citazioni letterarie, a negare dignità filosofica a quella p0sizione teoretica secondo cui è piu ragionevole un atteggiamento di rifiuto della fede piuttosto che una motivata apertura alla dimensione del mistero.
Nel terzo Marcel presenta, con notevole acutezza, il concetto di pietà in Peter Wust, col quale, così almeno è parso a chi ha curato queste pagine, l’autore di Essere e avere avverte una sorta di parenté d’esprit.
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Arnaldo Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diplom di specializzazione nella ricerca filosofica all’Università «La Sapienza» di Roma. Insegna Storia della filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose «S. Luca» di Catania ed è docente di Logica all,Istituto Teologico «S. Paolo», della stessa città. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia e Amore. Dal pensiero antico al Medioevo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso d’Aquino (Catania 1993).
II suo interesse per quanto riguarda la filosofia la moderna e contemporanea. si è polarizzato sulla ricerca del rapporto fede-ragione, che ha studiato particolarmente Kant, Fiche, Stein e Ricoeur. Ha curato, inoltre, alcune antologie di opere platoniche, aristoteliche e agostiniane. Si è occupato anche di Aelredo du Rievauxl, di cui ha tradotto per la prima volta in Italia L’anima (Catania 1998). Di Gabriel Marcel ha curato la prima traduzione in italiano de Dialogo sulla speranza (Roma 1984) e una traduzione di Gli uomini contro l’umano (Roma 1987)