Recuperare il passato, rivivere eventi ed emozioni: nella costruzione morale degli individui così come delle collettività può essere questo uno dei compiti più dolorosi. Ma ci sono cose che abbiamo il dovere di ricordare? Può davvero la memoria condivisa valere a fondare o a rafforzare il sentimento identitario di una comunità? Esiste insomma un'etica della memoria? Tenendo sin dal principio ferma la distinzione fra etica e morale, l'autore si misura con tali interrogativi in pagine dense di riflessioni colte, ma anche di spunti di cronaca recente, di testimonianze e di ricordi personali, per giungere infine ad affermare che un'etica della memoria è un'etica tanto del ricordo quanto dell'oblio e del perdono, e che dunque la questione cruciale, se ci siano cioè cose che dobbiamo ricordare, ne comporta una parallela, se ci siano cose che dobbiamo invece dimenticare.
Come in un album di famiglia scorrono nelle pagine di Margalit i ritratti di alcune delle personalità più rappresentative della politica israeliana, da Ben Gurion a Yitzhak Rabin, da Shamir a Benjamin Netanyahu, da Shimon Peres all'attuale primo ministro Ehud Barak. Ma non mancano gli aspetti minuti e poco noti della vita quotidiana, né soprattutto le grandi questioni irrisolte di ieri e di oggi: i difficili rapporti con il mondo arabo, il ruolo di Gerusalemme, l'ascesa degli ultraortodossi, l'eredità del sionismo, le inesauribili domande poste dall'olocausto, e il dovere della memoria.