Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere una collezione di scatolette di fiammiferi per poi essere costretto per oltre cinquant'anni a collezionarle davvero. Ormai vedovo e ottantenne, con mille acciacchi e le giornate vuote, Cesare si trova ad affrontare un agosto in città. Nel condominio al Vomero sono rimasti in pochi: c'è la dirimpettaia gattara, ossessionata dalla telecamera al pianterreno; l'amico di una vita con cui Cesare gioca la stessa partita di scacchi da anni; e Lady Blonde, un'adolescente che non si stacca mai dal cellulare. E soprattutto ci sono i ricordi, ricordi subdoli che si insinuano dappertutto. Proprio lui che si è sempre dichiarato immune ai sensi di colpa, ora si trova a fare i conti con mille domande. E se nella vita fosse stato più risoluto, dolce e accogliente? Se avesse trovato il coraggio di lasciare la moglie? Se avesse passato più tempo con i figli? Se, in definitiva, avesse sbagliato tutto? Finché un giorno, nel parco in cui è solito portare Batman, il cane affidatogli dalla figlia, Cesare nota una ragazza dai capelli corti spruzzati di viola. Si chiama Iris e ha negli occhi qualcosa di fragile e familiare. È l'inizio di una goffa ma tenera amicizia, in cui Cesare trova inaspettatamente conforto. D'un tratto, ci sono persone di cui deve, e vuole, occuparsi, e questo lo fa sentire felice. D'un tratto, non c'è più da rimuginare, ma da agire, da aiutare. Perché la vita a volte capita quando meno te lo aspetti, e bisogna trovare il coraggio di afferrarla al volo.
Un amore che attraversa la guerra e rimane intatto nonostante gli orrori che lo mettono alla prova. L'epopea di un ragazzo che difende la propria vita facendo a pugni per tornare dalla donna che lo aspetta. Cono Trezza e Serenella Pinto sono due giovani del Sud, cresciuti nella zona del Vallo di Diano, tra Campania e Basilicata. Lui contadino, lei figlia di un artigiano di idee socialiste. Si sono conosciuti che erano adolescenti, aspettano solo il momento di sposarsi. Ma sono gli anni Trenta del secolo scorso, e a mettersi tra loro ci sono i fascisti. Soprattutto Romano, il figlio del podestà. Stufo di subirne l'arroganza, Cono si ribella, compiendo un gesto che la sua famiglia pagherà a caro prezzo. Poi la partenza per il servizio militare, e dopo l'8 settembre 1943 la deportazione in Germania. A tenerlo in vita, saranno la speranza di rivedere Serenella, l'aiuto di un compagno di prigionia dal cuore grande e la sua abilità nel tirare di boxe. C'era uno sport che veniva praticato nei campi di concentramento, il pugilato. Piaceva al Führer, piaceva alle guardie naziste che scommettevano sugli incontri, piaceva ai kapò che obbligavano i prigionieri a combattere di notte su ring improvvisati. "Sono tornato per te" racconta la storia di chi è sprofondato in quell'inferno e ne è uscito aggrappandosi a un ricordo. «In quella stanca e sventurata stagione che aveva già vendemmiato, nella quale le foglie a una a una cadevano dai tralci, Cono ripensò al bacio con Serenella quando erano accovacciati sotto le viti. Ma qualcosa dentro di lui gli impedì di lasciarsi spezzare, in testa gli si conficcò l'ordine di non dimenticare, di tenere bene a mente il pianto di Benedetta, gli occhi disperati di sua madre, le urla di suo padre, il volto sfatto di Serenella. Per tutti loro avrebbe resistito, e per lei un giorno sarebbe tornato».
Un pellicano cantastorie, una bambina che scalpita per venire al mondo, la sirena che inventò un dolce per placare il mare, un folletto che mette le stagioni sottosopra e molti altri ancora. Sono i personaggi delle Favolette, nati dalla penna di otto grandi scrittori italiani per raggiungere più bambini possibili. Con queste fiabe, donerete un libro a un altro bambino... perché volare con la fantasia è un diritto! Età di lettura: da 3 anni.
La donna è sola, inquieta, in fuga: non vuole più restare dove non c'è amore. Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell'infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura. C'è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto un pergolato. E c'è l'uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento. A valle lo chiamano lo Straniero: vuole risistemare il rifugio e piantare abeti sul versante nord della montagna, per aiutarla a resistere e a tornare fertile. Una notte terribile riporta la paura, ma la donna si accorge che ci sono persone che vegliano su di lei: la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini; la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo. Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Un bambino, sua madre. Due vite fragili tra altre vite fragili: donne e uomini che passano sulla terra troppo leggeri per lasciare traccia. Intorno, a contenerle, un luogo che non dovrebbe esistere, eppure per qualcuno è perfino meglio di casa. Lorenzo Marone scrive uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri. Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha più importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lì, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l'indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all'umanità sconfitta che la circonda. Diego, però, non ha l'età per rimanere a lungo nell'Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere più forte, più pronto, potrebbe non bastare.
La donna è sola, inquieta, in fuga: non vuole più restare dove non c'è amore. Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell'infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura. C'è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto un pergolato. E c'è l'uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento. A valle lo chiamano lo Straniero: vuole risistemare il rifugio e piantare abeti sul versante nord della montagna, per aiutarla a resistere e a tornare fertile. Una notte terribile riporta la paura, ma la donna si accorge che ci sono persone che vegliano su di lei: la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini; la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo. Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Napoli è la città meno equilibrata del mondo. È una metropoli complessa, piena di sfaccettature, è più città in una: un miscuglio di colori e di stati d'animo, di stili architettonici e classi sociali, di sapori dolci e salati, pastiera e pizza, sfogliatella e ragù, di musica antica e neomelodica, di fede e scaramanzia. Come fare allora a catturare le sue mille anime? Acuto osservatore dei piccoli e grandi fatti di cronaca della sua città, Lorenzo Marone sceglie di raccontare Napoli a modo suo, lasciandosi sorprendere da ciò che gli accade intorno così da raccogliere storie, incontri e aneddoti: i "Granelli" della sua rubrica settimanale su "la Repubblica" di Napoli. E proprio dai "Granelli", arricchiti da due testi e organizzati secondo una struttura a ossimoro che ben fotografa i contrasti della città, nasce questo libro. Dalla leggenda della sirena Partenope alle celebrazioni in onore di Totò, passando per l'arteteca e Higuaín, una lettera d'amore per Napoli, vista attraverso lo sguardo privilegiato di uno scrittore. Una guida molto sui generis per bibliofili curiosi, napoletani e non. Perché Napoli è una filosofia di vita, una continua e stupenda contraddizione: forse comprenderla ci aiuterà a vivere meglio.
“Le cose straordinarie, quelle che resteranno per sempre nella tua vita, arrivano spesso in punta di piedi e all’improvviso, senza tuoni e particolari avvisaglie. Proprio come quella nevicata dell’85.”
A dodici anni sono diventato amico di un supereroe. Aveva venticinque anni, abitava nel mio condominio a Napoli e diceva di non essere per niente un supereroe. Ma io so che i supereroi esistono. E sono in mezzo a noi.
Chiamarsi Luce non è affatto semplice, specie se di carattere non sei sempre solare. Peggio ancora se di cognome fai Di Notte, uno dei tanti scherzi di quello scombinato di tuo padre, scappato di casa senza un perché. Se poi abiti a Napoli nei Quartieri Spagnoli e ogni giorno andare al lavoro in Vespa è un terno al lotto, se sei un avvocato con laurea a pieni voti ma in ufficio ti affidano solo scartoffie e se hai un rottame di famiglia, ci sta che ogni tanto ti "arraggi" un po'. Capelli corti alla maschiaccio, jeans e anfibi, Luce è una giovane onesta e combattiva, rimasta bloccata in una realtà composta da una madre bigotta e infelice, da un fratello fuggito al Nord, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un lavoro insoddisfacente. Come conforto, solo le passeggiate con Alleria, il suo Cane Superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con l'anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Finché, un giorno, a Luce viene assegnata una causa per l'affidamento di un minore. All'improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma è forse l'occasione per sciogliere nodi del passato e mettere ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito l'impulso di prendere il volo, o magari restare, trovando la felicità nel suo piccolo pezzettino di mondo?
Cesare Annunziata potrebbe essere definito senza troppi giri di parole un vecchio e cinico rompiscatole. Settantasette anni, vedovo da cinque e con due figli, Cesare è un uomo che ha deciso di fregarsene degli altri e dei molti sogni cui ha chiuso la porta in faccia. Con la vita intrattiene pochi bilanci, perlopiù improntati a una feroce ironia, forse per il timore che non tornino. Una vita che potrebbe scorrere così per la sua china, fino al suo prevedibile e universale esito, tra un bicchiere di vino con Marino, il vecchietto nevrotico del secondo piano, le poche chiacchiere scambiate malvolentieri con Eleonora, la gattara del condominio, e i guizzi di passione carnale con Rossana, la matura infermiera che arrotonda le entrate con attenzioni a pagamento per i vedovi del quartiere. Ma un giorno, nel condominio, arriva la giovane ed enigmatica Emma, sposata a un losco individuo che così poco le somiglia. Cesare capisce subito che in quella coppia c'è qualcosa che non va, e non vorrebbe certo impicciarsi, se non fosse per la muta richiesta d'aiuto negli occhi tristi di Emma... I segreti che Cesare scoprirà sulla sua vicina di casa, ma soprattutto su se stesso, sono la scintillante materia di questo romanzo, capace di disegnare un personaggio in cui convivono, con felice paradosso, il più feroce cinismo e la più profonda umanità.