La stupidità vince. Bisogna farsene una ragione. Gli imbecilli ci sono sempre stati, si sa. Eppure, nell'attuale società dei media e dei consumi sono diventati una folla cianciante che dichiara bellamente la propria deficienza intellettiva e sentimentale, esibendola come un valore. Il cretino è cool, più volente che nolente: ce lo dicono la tv, la stampa, i brand, la rete; ce lo ribadiscono i colleghi d'ufficio, i vicini di casa, i compagni di merende, gli amici al bar. Ecco un'indagine semiseria sulla stupidità contemporanea, alla ricerca delle radici filosofiche, letterarie e antropologiche di quest'inquietante fenomeno del nostro tempo. Vagabondando fra le pagine dei più vari pensatori e scrittori (Flaubert, Musil, Adorno, Deleuze, Barthes, Sciascia, Eco...), l'autore conduce una riflessione sul senso della stupidità, sullo spazio che ha nella vita di ognuno, sulle ambiguità di cui si nutre, proponendone una piccola fenomenologia sociale. Antidoti? Qualcuno sicuramente sì. Prima regola: non sentirsi troppo intelligenti.
Oggetto di studio della semiotica è il testo, sia esso un racconto o un quadro, una fotografia o uno spot, un centro commerciale, un'intera città, ma anche una conversazione fra amici o una pratica rituale. Preoccupandosi di rintracciare le forme mediante cui le culture umane si dotano di un senso umano e sociale, la semiotica descrive testi, analizzandone i modi di funzionamento, le strategie di costituzione e di dissoluzione, le stratificazioni, le trasformazioni, le procedure di traduzione in testi ulteriori. Così facendo, essa si propone come uno sguardo critico nei confronti della società e della cultura, come analisi, interpretazione e vantazione di tutto ciò che ci circonda. Gianfranco Marrone introduce ai principali modelli d'analisi semiotica dei testi, mostrando con semplicità e chiarezza il loro uso con una serie di esempi a vasto raggio.
In breve
La nozione di testo è la più frequentata e discussa all’interno del variegato campo delle scienze umane e sociali. Eppure, è una delle peggio definite. Filologia e linguistica, critica letteraria e teoria estetica, filosofia del linguaggio, ermeneutica, etnologia, psicanalisi, sociologia, semiotica: tutte si richiamano in vario modo al ‘testo’, ora per farne l’oggetto fondamentale delle loro indagini, ora per misurare la distanza che le separa da esso. Ma cosa significa il termine, quale genealogia gli soggiace, perché «al di fuori di esso non c’è salvezza»? Gianfranco Marrone dimostra come il ‘testo’ sia il modello formale per la spiegazione di tutti i fenomeni umani e sociali, culturali e storici; e, di conseguenza, l’esito di una doppia invenzione: configurazione socioculturale prima, ricostruzione analitica dopo.
Il brand è, nel bene o nel male, uno fra i principali protagonisti della scena culturale contemporanea. Trascesa la sfera dell'economia di mercato, la marca ha da tempo permeato l'intera cultura sociale. Pur continuando a farsi garante di prodotti e imprese, è diventata una forma discorsiva che, assorbendo discorsi altrui (politici, mediatici, sportivi, turistici), li ricarica di senso. Questo libro ricostruisce la progressiva affermazione del brand come attore sociale a tutti gli effetti, mostrando come esso sia un fenomeno di natura principalmente semiotica. Ricostruendo e reinterpretando il dibattito in corso, proponendo nuove e più precise griglie d'analisi, il volume si occupa del segno-marchio in rapporto alle strategie di comunicazione, alla produzione e ricezione dei discorsi sociali, alle condizioni culturali della circolazione dei testi, alle dinamiche dell'intersoggettività, alla genesi delle credenze e alla gestione della fiducia nelle persone e nelle istituzioni, alle trasformazioni dell'immaginario collettivo, alla costruzione e al riconoscimento dell'identità. L'analisi di Gianfranco Marrone dimostra come la semiotica contemporanea possa offrire allo studio del brand una grande quantità di modelli teorici, sia dal punto di vista dell'analisi a posteriori dei suoi discorsi, sia da quello della gestione in fieri del capitale simbolico della marca.
Il forte interesse per l'universo delle forme comunicative che si sta sviluppando in questi anni fa certamente di Roland Barthes un autore su cui è necessaria una nuova, attenta lettura. Per farlo, questo libro va in cerca non tanto delle differenze tra i vari scritti dello studioso francese, ma semmai del sistema di pensiero ad essi sotteso. Emerge in tal modo come ci sia in Barthes una sorta di sfondo intellettuale persistente, una coerenza profonda, un senso unitario che lega libri a prima vista diversi. Seguendo il filo ambiguo e intrigante dello stereotipo, tema su cui Barthes non ha mai cessato di interrogarsi, diventa allora possibile vedere in quest'ultimo maitre-a-penser una figura di passaggio tra modernità e postmodernità.
Dinanzi alle crescenti trasformazioni dei processi comunicativi che ridisegnano di continuo gli scenari sociali e i loro attori, si avverte da più parti l'esigenza di un rinnovamento degli studi sul linguaggio e sulla società, ma anche la necessità di una loro reciproca integrazione. Da qui la nascita e la diffusione della sociosemiotica, affascinante avventura intellettuale di cui questo libro ricostruisce i fondamenti teorici e i modelli d'analisi. La moda, la televisione, il giornalismo, la pubblicità, la politica e la spazialità vengono interpretati come discorsi e come testi che circolano nella cultura di massa, intrecciandosi e confondendosi tra loro. Da queste riflessioni si ricava un'immagine della società contemporanea.