Negli ultimi decenni l'antropologia si è affermata come un sapere capace di leggere la realtà attraverso lo studio dei simboli e dei significati che gli esseri umani conferiscono tanto alla loro vita quotidiana quanto ai grandi fenomeni che si manifestano su scala globale. Analizzando i metodi di indagine, le teorie e gli oggetti attuali della riflessione antropologica, questa nuova edizione, completamente rivista dagli autori, ripercorre idealmente il cammino che ha portato l'antropologia dallo studio di umanità lontane e circoscritte (tribali) a quello di umanità sempre più articolate e vicine tra loro (globali), dove i particolarismi, tuttavia, riemergono con allarmante frequenza e problematicità. Tribale e globale, i due versanti dell'antropologia contemporanea, non vanno quindi intesi come realtà giustapposte, ma come aspetti di una complessità, dove in entrambe le dimensioni ritroviamo elementi dell'una e dell'altra.
Far luce su fenomeni che sono parte integrante della nostra esperienza quotidiana, come la commutazione di codice linguistico o l'interdizione linguistica oppure esplicitare il fortissimo valore identitario della lingua che parliamo e che immaginiamo in un certo modo, sarebbero operazioni analitiche difficilmente realizzabili senza far perno su elementi sociali e culturali. La comunicazione infatti segue, nel suo farsi e disfarsi, delle configurazioni culturali ed è influenzata dalle cornici sociali di potere che l'avvolgono. Il legame che unisce il modo in cui comunichiamo, prevalentemente ma non soltanto mediante il linguaggio verbale, e le configurazioni culturali che abbiamo assimilato è talmente forte e stretto da rendere non solo possibile ma anche altamente auspicabile il confronto teorico fra linguistica e antropologia, al fine di definire gli strumenti concettuali più adatti allo studio del loro interagire. Sempre tenendo conto del fatto che la gamma delle risorse che gli esseri umani hanno per interagire tra di loro è vastissima e altamente diversificata. Ma senza con questo voler sminuire la portata straordinaria che le parole hanno nella vita degli esseri umani, anche quando, trasformate in scrittura, acquisiscono profondi significati culturali e si ammantano di un'ideologia e di funzioni fondamentali per la produzione e la circolazione del senso.
Il volume si propone di avviare una riflessione a partire da una domanda: il concetto di "cultura" è ancora utile per l'analisi delle società contemporanee? Da alcuni anni, infatti, molte autorevoli voci si sono levate contro la cultura; molti antropologi ne hanno messo in discussione la validità, fino ad arrivare a proporne una sorta di accantonamento. Allo stesso tempo, il concetto trova naturalmente anche numerosi sostenitori e il dibattito tra gli uni e gli altri ha una notevole rilevanza, legata alla complessità e alla molteplicità delle dimensioni che il concetto di cultura chiama in causa, da quella simbolica a quella politica. Fra queste la più importante è forse quella ideologica, dato che interrogarsi a fondo sul concetto di cultura non può non avere delle ricadute sul modo in cui la ricerca sociale (antropologica e sociologica) si posiziona rispetto ai contesti in cui opera, che siano familiari o esotici.
Per comprendere i modi in cui le persone comunicano occorre studiare, oltre al linguaggio, la cultura e la società, servendosi dell'etnografia. Un'azione comunicativa dice molto sull'identità di chi la esegue e di chi la riceve, e non è mai neutrale dal punto di vista politico e ideologico: studiare la comunicazione significa quindi anche approfondire le dinamiche politiche, quindi i rapporti di forza, esistenti in un determinato contesto. In questo volume l'autore presenta in modo chiaro e sulla base di un ricco corredo di esempi alcune idee importanti per capire il significato antropologico della comunicazione.