"Toscanini non amava il divismo, ma suo malgrado finì per diventare un divo lui stesso. Perfino le sue stranezze e il terribile carattere contribuirono a suscitare nel pubblico eccezionali attese. Tutta la vita di Toscanini può essere riassunta come un continuo, insaziabile e frenetico movimento. Da un teatro a un altro, da un'orchestra a un'altra, da una donna a un'altra. E, ovviamente, da un continente a un altro." Così Piero Melograni, autorevole storico e appassionato di musica, descrive la figura di Arturo Toscanini, da molti considerato il più grande ed eccentrico direttore d'orchestra del Novecento. Nato a Parma nel 1867 da una modesta famiglia di artigiani, Arturo cominciò a frequentare il conservatorio all'età di nove anni, grazie alle insistenze della sua maestra elementare, che per prima ne intuì le eccezionali doti musicali e convinse i genitori ad assecondarne le inclinazioni. Dotato di una memoria prodigiosa, Toscanini mise presto in luce la sua indiscussa bravura e il suo esasperato senso critico, caratteristiche che lo accompagnarono per tutta la vita e contribuirono a crearne la leggenda in Italia e all'estero. In queste pagine dense e coinvolgenti, Melograni racconta le tappe cruciali della lunga carriera artistica e dell'intensa vita privata del grande maestro.
"WAM fu battezzato in una chiesa cattolica con i nomi di Johann Crysostom Wolfgang Theophilus, vale a dire "amico di Dio". Quel Theophilus si trasformò ben presto in Amadè, mentre il più solenne Amadeus non fu mai utilizzato nella famiglia Mozart, se non per scherzo. I nomi delle persone esprimono a volte i segni del destino: Wolfgang (ovvero "colui che ha il passo del lupo") preannuncia l'ardimento, la prontezza, la rapidità, mentre il nome Amadeus richiamava la fede in Dio, un'ancora di salvezza alla quale, in quei tempi contrassegnati da un'esistenza alquanto precaria, Mozart non rinunciò mai. Visse soltanto trentacinque anni, ma li attraversò col passo del lupo..." (Piero Melograni)
"WAM fu battezzato in una chiesa cattolica con i nomi di Johann Crysostom Wolfgang Theophilus, vale a dire "amico di Dio". Quel Theophilus si trasformò ben presto in Amadè, mentre il più solenne Amadeus non fu mai utilizzato nella famiglia Mozart, se non per scherzo. I nomi delle persone esprimono a volte i segni del destino: Wolfgang (ovvero "colui che ha il passo del lupo") preannuncia l'ardimento, la prontezza, la rapidità, mentre il nome Amadeus richiamava la fede in Dio, un'ancora di salvezza alla quale, in quei tempi contrassegnati da un'esistenza alquanto precaria, Mozart non rinunciò mai. Visse soltanto trentacinque anni, ma li attraversò col passo del lupo..." (Piero Melograni)