Un filo rosso attraversa, e unifica, i "pezzi" di questo volume (che, comunque, il lettore potrà consultare uno ad uno): la Parola di Dio è eterna, ma il nostro modo di interpretarla muta col tempo. Nella storia della Chiesa molte interpretazioni sono diventate filologicamente insostenibili così che il messaggio originario si è appesantito di incrostazioni storiche che lo rendono inaccettabile. Troppa gente oggi esce dalle chiese sbattendo la porta. Da qui il compito perenne di liberare la Parola da molte parole umane, troppo umane, soprattutto clericali. Anche se alcuni non se ne sono accorti, il medioevo è finito e con esso anche certe grottesche carnevalate.
Mentre la ricerca teologica è all'altezza della cultura moderna, la fede del nostro popolo sostenuta dalla predicazione ordinaria della omiletica domenicale è ancora fissa allo schema tradizionale tra mito e dogmatismo, senza un minimo di senso critico. Perciò accade che tanti abbandonino la pratica della fede con un senso di sdegnosa superiorità, come di fronte a un residuo di medioevo. Il testo vuol dimostrare che è possibile assumere un senso critico della tradizione storica in funzione di un ripensamento con le nuove categorie, tanto da poter essere fedeli a Cristo e al nostro tempo in piena libertà. Nel cristianesimo di Dio, fatto carne come la nostra, si può parlare solo con il nostro linguaggio. A lui non si addice il tono trionfale della sacralità inaccessibile e della maestà che si colloca "nell'alto dei cieli" come continuamente risuonano le volte delle nostre chiese. D'altra parte non è vero che il testo biblico si perda nel mito e nella barbarie, invece può essere letto con i nuovi strumenti di critica e rivelare orizzonti insospettati aperti al dibattito sulla modernità.
Nel medioevo si riteneva che la donna fosse esclusa dal sacerdozio perché inferiore all'uomo per natura e quindi non adatta a un ministero direttivo. Dio crea la donna perché sia di "aiuto" all'uomo, ciò comporta che la donna non abbia una identità autonoma, ma è in funzione dell'uomo. Per secoli questa è stata la fede indiscussa di tutta la cristianità. Poi il vento della modernità ha spazzato via queste false certezze. Pur crollato il fondamento dell'inferiorità della donna, l'esclusione dal sacerdozio rimane. Si trova un altro fondamento: la metafora nuziale tra Cristo uomo-sposo e la Chiesa donna-sposa, quindi il ministro che agisce in persona Christi deve essere uomo-maschio. A parte l'inconsistenza del fondamento, perché le metafore servono per spiegare, mai per dimostrare, è curioso notare come una convinzione permanga nonostante il crollo delle motivazioni su cui poggia. Gesù non ha mai usato il termine sacerdote, che compare all'interno della comunità cristiana solo nel terzo secolo. Nel contesto cristiano ha senso il sacerdote o l'apostolo? C'è una differenza essenziale. Allora ciò che deve essere messo in discussione nella istituzione della Chiesa è la struttura maschilista e sacerdotale.
Negli anni del riflusso postconciliare, la retorica del sacro invade ogni aspetto dell'esperienza religiosa: dall'apparato strutturale, al linguaggio, agli abiti, ai gesti... Eppure il cristianesimo non è la religione del sacro, anzi è la sua antitesi liberatoria. Il sacro è funzionale al paganesimo che ha bisogno di una realtà afferrabile con i sensi per garantire la presenza dell'Invisibile. Nel cristianesimo c'è il corpo di Cristo morto in croce e risorto, per cui il tempio e tutta la religione del sacro non hanno più senso. In secondo luogo il sacro (qadosh) esprime per la sua stessa natura la separazione dal mondo, mentre il cristianesimo si fonda sul movimento opposto dell'incarnazione di Dio che entra nella storia umana senza riserve. In armonia con questa prospettiva la modernità guarda il mondo non come cosa profana, ma come il 'regnum hominis' in cui costruire il proprio futuro. Il punto di vista della modernità permette una più approfondita lettura del vangelo. Liberando il cristianesimo dal sacro, tipico retaggio del medioevo e delle civiltà primitive, si rende possibile coniugare la fedeltà al vangelo e la fedeltà al proprio tempo.