"È questo il mondo in cui vorremmo vivere in permanenza, sempre slalom esaltanti, prodigiose seconde manches, o nei circuiti staccate repentine, idealmente all'ultimo giro". Sono le parole dell'autore a restituirci il senso di questo volume con testi inediti, una raccolta di scritti tra il diario e l'invenzione narrativa, la cronaca e l'autobiografia, che ci racconta lo sport e il ruolo che ha avuto nella vita di Meneghello. Queste pagine vibranti - composte da rapide storie, tableaux vivants, schegge aforistiche - disegnano un ritratto vivido e intimo dell'autore ragazzo e poi uomo, della sua passione per lo spor, che si tratti di ranpegare in montagna o dell'atletica, del tennis o del calcio; in esse ritroviamo la materia di Malo e quella di Reading, i luoghi delle origini, i giochi di paese, e poi gli amici della giovinezza ed esilaranti piccole epopee narrate con levità e inconfondibile stile. Il risultato è un percorso capace di illuminare tutta l'opera di Meneghello e il suo modo unico di osservare la realtà e concepire la scrittura.
Nel 2004 Luigi Meneghello, dopo il lungo "dispatrio" inglese, torna a vivere in Italia, a Thiene. È qui che "al più appartato, al meno televisivo, forse al più sofisticato, sicuramente al meno italiano dei nostri scrittori" viene proposto un appuntamento mensile sul supplemento culturale del "Sole-24 Ore". Raccolti sotto il titolo di "Nuove Carte", per tre anni usciranno ventotto articoli che provano il riuscito connubio tra letteratura e giornalismo. Attingendo dai "fogli e foglietti" accumulati sul tavolo nel seminterrato della sua casa, Meneghello trascrive e risistema riflessioni destinate a comporre il suo zibaldone, iniziato con i tre volumi delle Carte pubblicati a partire dal 1999. Queste "Nuove Carte" sono l'esito del rimpatrio in Italia dell'autore e ne esprimono il tentativo di riconciliare il mondo locale, vicentino, con quello vissuto per molti anni in Inghilterra. Il lavoro intellettuale è "un onesto lavoro a cui ci si addestra" ha detto una volta Meneghello: queste pagine, ideale conclusione del suo lungo "apprendistato" di scrittore, sono la felice occasione di ritrovare, a cinque anni dalla sua scomparsa, la voce e lo sguardo di uno dei grandi interpreti del nostro tempo. Prefazione di Riccardo Chiaberge.
Della poliedrica opera di Meneghello, narratore, linguista, saggista, il volume offre una scelta rappresentativa, in una disposizione cronologica che permette di cogliere la sua unità tematica e stilistica. Ai libri dei primi anni Sessanta, "Libera nos a malo", sulla cultura del suo paese, e "I piccoli maestri", sulla sua esperienza di partigiano, ne seguono due degli anni Settanta, "Pomo pero", continuazione di "Libera nos", e "Fiori italiani", riflessioni sull'istruzione scolastica di un giovane italiano nato agli inizi degli anni Venti, e in generale sulla natura dell'educazione e su cosa significhi imparare una lingua letteraria e assimilare una cultura. Queste opere restituiscono luoghi della memoria e della vita quotidiana in una prosa personale, caratterizzata da un impasto linguistico che nasce dal dialetto, ricostruito con cura filologica, e da innesti di modi gergali, idiotismi, neologismi. Agli anni Ottanta appartengono "Jura", che riunisce saggi dedicati al commento e all"'autocommento", e "Leda e la schioppa", mentre "La materia di Reading" e "Quaggiù nella biosfera" raccolgono saggi dell'ultimo decennio. La scelta dei testi e il saggio introduttivo sono di Giulio Lepschy, grande linguista e amico personale di Meneghello. Il volume si arricchisce di una testimonianza della scrittore Domenico Starnone, che è stato uno degli sceneggiatori del film "I piccoli maestri".
"Liber nos a malo" è la presentazione della vita e della cultura di Malo, un paese della provincia vicentina, negli anni Venti e Trenta, ricreata, con un misto di nostalgia affettuosa, di distacco ironico, e di rigorosa intelligenza, dall'autore ormai adulto. Attraverso il microcosmo di Malo viene fissata e trasmessa compiutamente al futuro la vicenda di tutta la nostra società, nel breve periodo in cui passa da una statica e secolare civiltà contadina alle forme più avanzate della modernità, la vicenda addirittura di tutto il nostro mondo con le fratture che hanno segnato la sua precipitosa evoluzione." (Giulio Lepschy)
Un libro che raccoglie tre scritti inediti di Luigi Meneghello: il primo è sulla natura della bellezza in poesia (da quella dei gattini del Belli a quella del bottone del Re Lear), il secondo sull'uso moderno e non moderno nella lingua e nella poesia (dal rapporto sogno e realtà in testi come l'"Alice" di Lewis Carroll alla verminosità nei "Fiori del male"), il terzo sulla virtù segreta degli scritti di Fenoglio.
Pubblicato per la prima volta nel 1987, Jura è uno dei libri in cui Meneghello dispiega più compiutamente le sue doti di studioso del dialetto vicentino e delle sue particolarità più bizzarre, in cui dà conto di vicende personali tra la terra natale e l'Inghilterra, il "Paese degli Angeli", in cui ci lascia stupiti e ammirati per i suoi virtuosismi verbali, per il suo sense of humour, per la sua capacità di condurci per mano attraverso un labirinto linguistico cangiante come le immagini di un caleidoscopio.
Nel romanzo, pubblicato nel 1988, l'autore racconta i suoi vent'anni in uno slancio di affettuosa ironia: tutto ciò che allora poteva sembrare grave e solenne a un giovane appena uscito dall'esperienza partigiana, e immerso in un clima di attese e di promesse, di novità pubbliche e private, assume oggi caratteri di vivida o tenera comicità. L'Italia, l'immediato dopoguerra, le bizzarre speranze, gli avvenimenti rapidi, gli entusiasmi, le avventure. Gli amici, le moto, le ragazze, le idee, la scoperta della cultura europea: un'epoca breve, intensa e irripetibile.