Terribile e dolcissimo, enigmatico e sapiente: chi viene evocato in questo libro è il grande esiliato della coscienza contemporanea, il padre. In tutti i sensi in cui si voglia intendere questa figura così inattuale: il Dio Padre religioso, punto di riferimento di chiunque cerchi con ostinazione e umiltà il senso della propria vita; oppure il padre spirituale, àncora di conforto, confidenza, consiglio, quello che per Alda Merini fu la figura straordinaria di David Maria Turoldo, «un prete che diradava le tenebre, che accarezzava quelle carni rese putride dalla distanza, un prete che era la memoria». Il padre rappresenta simbolicamente l'origine e, nello stesso tempo, il Nulla a cui tutto tende. Lo cerchiamo senza saperlo, come ciechi o sonnambuli, a volte ce ne separiamo con rabbia e superbia, o lo dimentichiamo con insipiente vanità. Ma lui non ci lascia mai, e a noi non è concesso di lasciarlo, sembrano suggerirci questi versi, a tratti visionari e dolenti, ancora una volta di straordinaria potenza espressiva. Rovesciando i termini del rapporto filiale, la poetessa si chiede infatti: «Ma non è l¿uomo che sostiene Dio e , come un eterno Anchise, se lo porta sulle spalle e gli fa attraversare quel fondo di infinita solitudine che è la vita?» Quasi un destino che è impossibile sfuggire o esorcizzare. Un libro toccante che non consola né rassicura, ma interroga con muta insistenza le nostre coscienze di uomini moderni che credono di non avere più bisogno né di santità né, tantomeno, di un padre.
"Mistica d'amore" riunisce cinque opere di ispirazione religiosa composte da Alda Merini fra il 2000 e il 2007, racconti poetici che hanno per protagonisti le figure fondamentali della fede cristiana. Le pagine di "Corpo d'amore" indagano l'enigma di Gesù e il potere del suo amore per gli uomini, "fiamma che sciolse tutti i ghiacciai dell'universo". Riflessioni riprese nel "Poema della croce", al centro del quale si staglia il teatro della crocifissione, il luogo terribile dove il dolore di Dio e quello dell'uomo convergono e la pietà e la speranza sembrano bandite per sempre. In "Magnificat", una Vergine Maria fragile e umanissima rivive il suo smarrimento di fronte al mistero della divinità del figlio e, in "Cantico dei Vangeli", Pietro, Giovanni, Giuda, Pilato, Maria Maddalena intessono con Gesù un dialogo intenso, ciascuno con accenti diversi - pensosi, drammatici o intimi. In "Francesco", infine, il santo di Assisi ripercorre, in un monologo che è a un tempo confessione e preghiera, le tappe fondamentali della sua vita, dalla rinuncia ai beni del padre all'attesa della morte. Ne risulta un unico canto di amore mistico, dove poesia e professione di fede si intrecciano in versi di potente suggestione e grande forza espressiva.
Questo testo è, nello stesso tempo, profonda meditazione sulla vecchiaia e sulla morte ed estemporaneo florilegio autoironico; trattato filosofico sulla colpa e la bellezza e frivola conversazione all'ultimo bicchiere sull'ars amandi; grave memoriale sulle città e sugli amici perduti (da Vanni Scheiwiller a Maria Corti) e comica invettiva contro i rompiballe che ammorbano la vita. Un'antologia di aforismi? Una piccola autobiografia intellettuale? Una mimetica, prosastica raccolta di poesie? "Antenate bestie da manicomio" sfugge a ogni definizione, come il talento della sua autrice, ormai consacrata tra le voci più alte della letteratura italiana.
Questo libro nasce dal ritrovamento, dopo più di trent'anni, di una serie di fogli scritti da Alda Merini nel lungo periodo di internamento in ospedale psichiatrico, quasi un decennio a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. Si tratta di lettere, poesie, pagine di diario indirizzate in gran parte al dottor G, ovvero Enzo Cabrici, il neuropsichiatra che l'aveva presa in cura e che firma la prefazione al volume. L'esperienza del manicomio è stata centrale non solo nell'esistenza, ma anche per l'opera di Alda Merini la quale, dopo essere stata restituita alla sua famiglia e al suo mondo, ha avviato una riflessione sulla vita all'interno dell'istituto che ha prodotto liriche e prose di grande intensità. Le pagine contenute in questo testo - scritte di getto, su suggerimento degli stessi medici - illuminano invece il percorso di Alda Merini nell'intervallo in cui il processo creativo si era interrotto a causa della malattia: la sofferenza angosciosa, gli incubi prodotti dalle pesanti terapie, la nostalgia delle figlie, la gratitudine per i segni d'amore ricevuti da qualche compagno di sventura e soprattutto, la fiducia nell'uomo "dolce e romantico", vestito dal camice bianco, che le ha restituito il dono salvifico della poesia.
Questo libro è lo scrigno che racchiude e svela il mondo di Alda Merini, una delle maggiori voci poetiche di oggi. Contiene foto mai pubblicate che ne mostrano la casa, la vita privata, i navigli attorno ai quali ruota il suo universo, i molti amici, tra cui si contano numerosi personaggi dello spettacolo e della cultura come Milva, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Umberto Eco. L'autore delle immagini è Giuliano Grittini, il fotografo che le è stato vicino in tutti questi anni, e che ha anche scattato il servizio-scandalo (compreso nel libro) della poetessa nuda, estrema provocazione di una vita turbolenta. Ad accompagnare le fotografie, testi, versi e aforismi in massima parte inediti, che dialogano con le immagini e formano un'autobiografia rivelatrice.
Si tratta di un diario in prosa e in versi della grande e sfortunata poetessa milanese, un itinerario culturale ed esistenziale a tratti drammatico e sempre sorretto da una grande fede nella parola. Alda Merini si racconta, Piero Manni registra, poi smonta e rimonta la conversazione, taglia passaggi troppo personali, si sente con Alda, aggiungono poesie, rivedono il tutto, ne discutono e lo definiscono quale qui compare.
Quella di Alda Merini è una poesia che muove attorno a un dolore radicale, assumendo multiformi aspetti: di ferita biografica, incubo mentale, ansia ascetica. Ma i versi della poetessa si aprono a feconde contraddizioni e nel momento stesso in cui articolano la loro poetica del dolore dichiarano un senso panico della vita che ha gli accenti di una felicità sensuale, ingorda di erotismo, di ritmi terrestri e ritmi cosmici.
Terribile e pietosa, crudele e dolcissima, la croce è il simbolo più drammatico del cristianesimo, e più provocatorio della storia: l'immagine dolorosa di Dio che si fa uomo e muore per la sua salvezza ha suscitato e continua a suscitare infinito sgomento e pietà. In questo libro, il quinto dedicato a figure sacre, la poesia di Alda Merini evoca, con una forza visionaria di rara suggestione e intensità, il momento più tragico ed emblematico della figura di Cristo, per la prima volta rappresentato dalla poetessa milanese accanto alla Vergine, in un dittico di sublime potenze espressiva e di altissima tensione emotiva.
Un volume dedicato al ricordo delle persone care ormai scomparse, da Scheiwiller a Maria Corti, alla Milano dei Navigli, ai tanti interlocutori-scrivani divenuti i primi destinatari delle intuizioni e del talento dell'autrice, alla sofferenza e alla solitudine, come dati che accomunano ogni esistenza; alla solidarietà umana e alla vocazione a coltivare quanto di meglio la vita offre nei suoi dettagli quotidiani. "Si esce da questo libro - annota Ambrogio Borsani nella sua introduzione - con la memoria di una scissione insanabile del linguaggio legato ai movimenti dell'esperienza, di una modulazione drammatica e musicale che i versi riflettono".