Come si colloca il tema della capitale nel contesto dell'integrazione europea e in presenza di una rapida trasformazione del mercato del lavoro nel quale tende a ridursi lo spazio dell'impiego pubblico generico a bassa specializzazione? Come affrontare le domande e i bisogni crescenti di una grande metropoli internazionale nel contesto della globalizzazione e di una riduzione delle risorse pubbliche disponibili per soddisfare queste nuove domande? In quale direzione orientare lo sviluppo di Roma, in un mondo segnato dall'incessante innovazione tecnologica in ogni settore della vita economica e sociale che accelera il tramonto dell'edilizia espansiva e della burocrazia manuale? Sono i temi centrali di questo libro di Roberto Morassut, nel quale si cerca di dare un ordine al flusso della recente storia politico-amministrativa di Roma come presupposto essenziale per tentare delle risposte. Una ricerca che punta sull'uso del patrimonio pubblico e dei beni comuni come motore per una moderna sussidiarietà, una ricerca che parte dalla constatazione che Roma deve rompere il circuito ristretto del proprio mercato interno, finanziario ed economico-imprenditoriale, favorendo l'accesso di nuovi protagonisti internazionali. Sullo sfondo tornano con frequenza il tema della crisi del ceto medio come processo mondiale ma anche come fenomeno tipico di Roma e la convinzione che il Partito Democratico a Roma potrà onorare la responsabilità che gli spetta.
In questo libro viene svolta un'analisi del percorso che ha portato, nel 2008, il centrosinistra alla sconfitta elettorale nella Capitale e al successivo fallimento dell'esperienza di Alemanno sindaco. È un percorso attraverso la metamorfosi di Roma da città a metropoli ma è anche il tentativo di dare ragione del sorgere e dell'esplodere delle contraddizioni insite in tale percorso. La tesi politica che emerge è che nel 2008 abbia prevalso un voto reazionario. Che abbia vinto la reazione alla modernizzazione perseguita dal 1993 in una città pigra, sonnolenta e provinciale, trasformatasi in fretta, che ha cominciato a confrontarsi con la dimensione di una metropoli sempre più internazionale. Che dopo un lungo periodo in cui a Roma si era imposta l'immagine positiva di una città in crescita e più aperta al mondo, anche in coincidenza con una crisi internazionale, si sia manifestato sempre più con forza il sapore aspro della globalizzazione. Un retrogusto fatto di crude contraddizioni, di una nuova dimensione multietnica, di una violenza urbana prima sconosciuta, di solitudine individuale. In conclusione si cerca di evidenziare come in un sistema di Stati e di istituzioni logorate, esista un nuovo spazio che la società civile cerca di occupare, senza mediazioni e che tale processo debba essere lo stimolo per organizzare tali energie e creare le condizioni di un'inedita collaborazione tra la società civile, la politica e lo Stato. Prefazione di Giovanni Minoli.