Nei dieci saggi qui raccolti Franco Moretti mette alla prova un modello teorico originale e straniante che rilancia le sfide dell'interpretazione esercitando sui testi uno sguardo a distanza. Dal modello evolutivo di "La letteratura europea", attraverso la dominante geoculturale di "Congetture sulla letteratura mondiale" e di Planet Hollywood, ai risultati quantitativi di Stile SRL e agli schemi astratti di Teoria delle reti e analisi della trama, il volume segue due decenni di esplorazioni critiche che hanno prodotto metodi nuovi, rigorosi e non ortodossi per interrogare le forme letterarie nelle loro relazioni più complesse e inaspettate. Nel 2013 l'edizione inglese del libro ha ricevuto il prestigioso premio del National Book Critics Circle per la Critica letteraria.
Cinque saggi brevi e compatti, che individuano alcuni concetti fondamentali della modernità, per riflettere criticamente sullo sviluppo planetario dell'egemonia culturale americana, accostando Whitman a Baudelaire, il western al film noir, Hemingway a Joyce, Miller a Brecht, oppure Vermeer a Hopper e Rembrandt a Warhol. Riflessioni critiche e puntuali analisi stilistiche evidenziano dissonanze, antitesi e conflitti, e compongono una sorta di breviario di educazione estetica, utile a illustrare le diverse realtà culturali e le metamorfosi delle forme artistiche all'interno di distinti contesti sociali, tra Vecchio e Nuovo mondo. Con una missione: risvegliare in ogni lettore il «senso di meraviglia per quel che la letteratura sa fare», dimostrando soprattutto che «vale la pena studiare la letteratura, e non solo leggerla per piacere».
Docente all'Università di Stanford dove dirige il "Centro di studi sul romanzo", Franco Moretti propone un nuovo modo di leggere (e scrivere) la storia letteraria. In un fitto dialogo tra parole e immagini, e usando strumenti e modelli presi a prestito dall'ambito scientifico, l'autore dell'Atlante del romanzo europeo mostra come ci sia ancora tanto da scoprire se solo si cambia il modo di guardare le cose.
Nel secolo d'oro della narrativa europea, da Goethe a Puskin, da Stendhal a Jane Austen, da Manzoni a Dickens e Flaubert, la gioventù sale prepotentemente alla ribalta della scena letteraria: è la gioventù problematica e inquieta che nasce dallo sfaldarsi delle società tradizionali, divenendo figura simbolica alla quale la cultura occidentale si affida per rappresentare l'idea di modernità, con il suo carico di grandi speranze e illusioni perdute che l'Europa ottocentesca dovette imparare a percepire e leggere come fosse in un romanzo.