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Nell'ambito del profetismo biblico, Abacuc, sulla scia di Geremia e di Giobbe, in un periodo travagliato della Giudea, si pone quelle domande angoscianti sulle quali ogni essere umano si interroga di fronte al male e al dolore degli innocenti: «Perché, Signore?», «Fino a quando?». Sono domande che attraversano molti testi biblici e giungono fino all'uomo d'oggi. «Perché Dio non interviene contro l'assurdità dei crimini e delle immani ingiustizie, ma appare come uno spettatore smemorato?». Il messaggio è chiaro: la soluzione all'eterno problema del male non può venire da ragionamenti umani, ma unicamente dalla piena fiducia nel Signore, alimentata dalla preghiera.
In un tempo segnato da profonda desolazione, la figura di Aggeo, profeta di rinascita, proclama una parola di speranza e di ricostruzione dopo la distruzione dell'esilio. Con l'umanità che lo contraddistingue, con il suo stile e il suo sofferto entusiasmo si incarica di destare la fiducia di una nazione e renderla salda nell'attesa di un futuro migliore.
Il Libro di Giona si trova tra i libri profetici, ma potrebbe essere collocato anche tra gli scritti sapienziali. Si tratta di un racconto/parabola in cui il profeta recupera il dialogo con Dio. La "conversione" di Dio è il punto focale del libro e l'approdo di tutta la storia.