"Nella Liturgia del matrimonio si legge spesso quella pagina del Vangelo che parla della casa costruita sulla roccia. Formare una famiglia è un'importante missione ed una stupenda avventura che riempie ed illumina la vita dell'uomo e della donna, ma naturalmente, come tutte le grandi mete, ha le sue fatiche ed i suoi rischi, soprattutto se non si è ben preparati e non si sono messe "buone fondamenta" all'edificio, cioè alla famiglia, che si vuole costruire... Non basta l'entusiasmo se poi siamo trovati mancanti degli elementi essenziali al compimento dell'opera. Abbiamo quindi bisogno di un buon "Architetto" che ci consigli e guidi. E nessuno meglio di Colui che ci ha creati e ci ha posto nel cuore l'idea della famiglia può esserci di valido aiuto... Gli sposi cristiani sanno che il loro cammino, pur desiderato, bello, gratificante, non è privo di insidie. Non vogliono partire da soli, chiedono a Gesù di salire nella loro barca, di prendere il timone, di suggerire le direttive per fare una buona traversata evitando i pericoli. I remi spettano a loro, agli sposi, con la fatica e la gioia di una stupenda avventura. Se ci si lascia guidare dal Signore e si ascolta la sua voce, la barca, sia con mare calmo o agitato, giungerà sicuramente alla meta, altrimenti c'è il rischio del naufragio." (dall'Introduzione)
«"Non sia turbato il vostro cuore...", sono parole d'incoraggiamento, di sostegno, di amichevole conforto che Gesù nelle ore difficili rivolge agli apostoli per sollevare dalla tristezza il loro animo... ma continua a suggerirle ad ogni uomo, le dice anche a noi... "Il dolore e la gioia (la tristezza e la serenità) appartengono alla polifonia di una vita vissuta pienamente e sussistono l'una accanto all'altra" (Bonhoeffer). Siamo chiamati ad affrontare con la stessa serenità le gioie e i dolori della vita.
Per le gioie naturalmente non c'è problema, per le sofferenze, invece, sorgono difficoltà, è richiesto coraggio. L'unica cosa che ci fa realmente paura è proprio la sofferenza disseminata nella storia dell'uomo, dei popoli. Essa bussa alla nostra porta con le disgrazie, le malattie, le ingiustizie, le violenze, gli egoismi, gli abbandoni, le incomprensioni, l'isolamento, le ingratitudini e chissà quanti altri problemi rendono amaro e faticoso il nostro cammino.
Gesù, diversamente da altri maestri, ci insegna ad affrontare la sofferenza, persino a renderla preziosa, a scoprirne, pur nella sua ripugnanza, il ruolo provvidenziale nella nostra vita. Ci garantisce il suo aiuto, la sua presenza: "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20)»
Il libro
Chi scrive, cerca di accompagnarci fraternamente a vivere i vari momenti della celebrazione suggeriti dalla liturgia, per evitare il pericolo di restare semplici spettatori mentre siamo chiamati a coinvolgerci come attori intorno al protagonista Gesù perché l’azione sacra ci porta all’emozionante incontro con lui, così da poter comprendere, secondo l’espressione di san Paolo “quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza, la profondità dell’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza” (Ef 3,18). Come è possibile uscire indifferenti dalla Messa come da un qualunque ritrovo? Se ciò avviene è assai probabile che noi non l’abbiamo capita e tanto meno vissuta. Non è una delle tante cerimonie religiose: è il cuore del Cristianesimo che dà impulso ad ogni nostra esperienza spirituale, dove si attinge la forza, l’energia necessaria alle nostre battaglie per celebrare le nostre vittorie, dove ci è permesso ciò che più di ogni altra cosa dovremmo desiderare: l’incontro con lo stesso Signore Gesù. Essa rimane per tutti un grande Mistero dal quale tuttavia si sprigiona una luce che inonda il nostro cammino, una fiamma che incendia il nostro cuore. Gesù ci ha concesso di celebrarla come suo memoriale – “Fate questo in memoria di me!”. Da essa esce quel fuoco che Egli è venuto a portare sulla terra e vuole che divampi nel mondo. Desidera che ci facciamo avvolgere da questo fuoco del suo amore perché non ci vuole servi ma amici, chiamati ad una stupenda esperienza di comunione con lui. Se l’amicizia umana tocca così profondamente il nostro cuore, che cosa sarà quella di Dio? Gesù ci risponde ancora con il suo invito: “Venite e vedrete” (Gv 1,39). Con questo desiderio si va alla Messa.
Il libro
I Salmi biblici raccolgono tutti i sentimenti dell'uomo nel suo rapporto di amicizia con Dio. Sono un dialogo di amore. Esprimono lode, gratitudine, adorazione, pentimento, supplica, gioia e dolore, riflessioni sul valore del tempo e dell'eternità e, possiamo dire, su tutto ciò che concerne l'esperienza umana nella sua valenza religiosa.
Sono la grande preghiera del popolo di Dio, una manifestazione di fede, di speranza, di amore per Lui. Le parole dei Salmi risuonano da secoli nel cuore e sulle labbra del credente, salgono a Dio come "profumo d'incenso", come preghiera gradita, suggerita e ispirata dallo stesso Signore.
Questo libro non è uno studio sui Salmi. Ce ne sono già molti, validissimi. L'autore intende semplicemente offrire al lettore qualche spunto di meditazione che possa sollecitare un personale dialogo con Dio, evidenziando come preghiere tanto antiche abbiano un impatto così attuale nella vita dell'uomo di ogni tempo. Hanno sempre un loro fascino nel clima della preghiera, per questo non meraviglia che ci siano numerose pubblicazioni sull'argomento. Il fatto, poi, che i Salmi partecipino dell'ispirazione divina ci fa sentire più facilmente in sintonia con il pensiero di Dio assicurandoci del suo gradimento.
Il libro
«Suscita forte simpatia questo umile pescatore di Betsaida scelto da Gesù a guidare la sua Chiesa. Ce lo sentiamo vicino, somigliante, nei momenti di entusiasmo del nostro rapporto di amicizia con Cristo, quando non vediamo altra scelta che seguirlo, quando siamo disposti a lasciare tutto per Lui, a rischiare anche la vita per restargli fedeli, quando sentiamo di poter ripetere anche noi le sue parole: "Signore, tu sai tutto,tu sai che ti amo!". Ma ce lo sentiamo vicino, somigliante, anche nei momenti di ripugnanza al dolore, nella paura di soffrire, nella mancanza di coraggio, nella debolezza di fronte alla tentazione, nella tristezza del rinnegamento, nell'amarezza di un cuore contrito e di un volto rigato dal pianto ("Flevit amare... Pianse amaramente" Mt 26,75).
Sì, ci ritroviamo in quest'uomo che porta in sé eroismo e paura, coraggio e debolezza, fedeltà e tradimento, capace della più forte generosità e vittima della sua fragilità; capace di comandare e di obbedire, di accettare i rimproveri di Paolo come la sua fraterna amicizia, di provare la fatica nell'adeguarsi alla volontà di Dio e la gioia di abbandonarsi totalmente alla sua parola ("Sulla tua parola getterò le reti"); di sentirsi chiamare da Gesù, a volte beato, a volte satana! Dio sa fare cose grandi anche con la debolezza umana. E Pietro è un profondo miscuglio di difetti e di valori, d'impulsività e di fermezza, di fede e di dubbio, di amore interessato e di amore incondizionato...».
LA SCELTA E L IMPOSIZIONE DEL NOME PORTA CON SH ANCHE UNA MISSIONE DI VITA, UN IMPEGNO, UNA PROMESSA, RENDE UNICA OGNI PERSONA; IL NOME, COME ACCADDE A PIETRO, E`UN SEGNALE, UN IMPEGNO, UN MESSAGGIO DA TRASMETTERE AL PROPRIO PROSSIMO. LA SCELTA DEL NOME DI OGNI NASCITURO COMPORTA UN SUO ESSERE INVESTITO DA UNA MISSIONE", UN INCARICO; IL NOME E`PRESAGIO, AUGURIO; GESU`HA CHIAMATO PIETRO PER AFFIDARGLI UN COMPITO, PER CONCEDERGLI FIDUCIA, PER ACCENDERE IN LUI IL FUOCO D' "