" Tra gli Hutu e i Tutsi non c'è mai stata differenza. Ma nel 1994 io donna Tutsi mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il primo vicino non c'era più, era stato assasinato dagli Hutu. Il secondo sterminato con la sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perchè non accada più."
“– Non c’è nessun guasto – rispose il capo della TV – è sparita l’energia! Pensate di rimediare in qualche ora? – disse il Sindaco – Stasera potremo vedere il Telegiornale? – Qualche ora? – rispose il capo della TV – ci vorranno giorni, forse settimane. Il caso è serio, nuovo e misterioso. – Come si fa a vivere senza TV? – gridava la gente. – Preferisco vivere senza pane! – gridò un giovane. – Vogliamo i cartoni animati! – urlavano i bambini. – Ridateci la telenovela! Le partite di calcio! I quiz! Pippo Baudo! Il festival di San Remo! Il sindaco rispose a tutti che bisognava avere coraggio e fiducia. Ma la gente non era convinta, brontolava e non se ne andava. – Che cosa faremo stasera? – si chiedeva sbigottita. I giocattoli, dai finestrini della soffitta, vedevano la gente in piazza e sentivano quel che diceva il sindaco. – È questo il nostro momento – disse Bambolina –. Andiamo dai bambini. A giocare ai burattini. Da Lalla, da Gigi, da tutti gli altri liberati dall’incantesimo della strega. E si avviò verso il camino rotto. Dietro di lei, il Gatto con gli stivali, Piccolo Orso, Fagiolino, il trenino senza rotaie, il libro sulla groppa del drago buono e tutti gli altri salirono verso il tetto. Il libro invece arrivò in volo, con le pagine al vento.”
“Dietro il silenzio delle vittime si nasconde la paura. Dietro i loro sguardi si nasconde la sofferenza quotidiana. Dietro questo silenzio si nasconde il dolore di ogni singola persona.
Dietro il silenzio dei carnefici si nasconde la paura, diversa da quella che provano le vittime, poiché dietro il loro silenzio si nasconde il timore per la verità e la giustizia. Ho visto i traumi dei carnefici. Al solo pensiero, ne provo vergogna. Come vittima, non so se ho il diritto di commuovermi per la loro sofferenza, di cui sono gli unici responsabili.” Yolande Mukagasana
“Una parte della popolazione rwandese è stata privata della propria umanità. Non si trattava di uno dei tanti massacri. C’era stato un genocidio. Si parla di 500 mila, 800 mila, un milione di vittime… Era venuto il momento di restituire ai rwandesi la loro umanità, e cioè di ricomporre i volti del terzo genocidio del secolo scorso.
Per gli uomini, donne e bambini che siamo andati a trovare, sia vittime che carnefici, il tempo si era fermato. La parola aveva quindi ancora la sua immediatezza. Mentre loro si confidavano a Yolande, io e la mia Hasselblad, era come se non esistessimo. È grazie a lei, alla sua presenza di sopravvissuta, che sono riuscito a mettermi di fronte al genocidio; lei mi ha invitato a sentire le profonde ferite della disperazione, la sofferenza di ogni istante, il dolore di aver perso tutto ciò che si amava, il senso di colpa per essere rimasto in vita. Una miriade di sentimenti che non avrei mai captato, senza la sua presenza. I ritratti che presento sono dei volti che parlano del loro vissuto di ieri e di oggi.” Alain Kazinierakis
I massacri del Rwanda del 1994, così vicini nel tempo e così lontani dalla nostra consapevolezza, sono raccontati in questo libro, un'autobiografia, da chi li ha vissuti. Yolande, una donna medico tutsi, vede la sua vita completamente capovolta in poche ore, ma nonostante il massacro del marito, dei figli e di tutta la famiglia, sopravvive per testimoniare. E' la storia di un nuovo genocidio a cui il mondo ha dedicato poche pagine sui giornali.