"Jardin de invierno" è senza dubbio uno dei libri nerudiani di maggior significato. Vi si colgono infatti importanti novità e atteggiamenti radicati, che richiamano le "Residenze sulla terra", ma che, se permettono di affermare una sostanziale continuità della poesia di Neruda dal punto di vista problematico, pervengono in realtà a formulazioni artistiche pienamente originali, si presentano nuovi per simboli, metafore e valori cromatici. "Jardin de invierno" rappresenta, nella sostanza, un rinnovato e drammatico momento di ricerca, d'interpretazione di se stesso da parte del poeta e al contempo un ulteriore tentativo di comprendere il mondo, reperimento di una chiave sempre negata.
"'La rosa separata' è un canto ininterrotto all'Isola di Pasqua, la mitica Rapa Nuj, 'rosa separata' dal tronco di un rosaio spezzettato 'che la profondità convertì in un arcipelago'. Il tema non è nuovo nella poesia di Neruda; già nel 'Canto generale' l'isola sperduta nell'oceano Pacifico, popolata di statue misteriose, era sentita dal poeta in tutta la suggestione personale, interpretata come 'ombelico del mondo'. Il carattere autobiografico della poesia nerudiana non si smentisce neppure ne 'La rosa separata'. Le allusioni a ciò che costituì l'esperienza vitale del poeta sono continue, assalgono il lettore ad ogni verso, e il senso intensamente drammatico dell'esistenza ritorna a manifestarsi con non attenuato vigore." (G. Bellini)
"'Fine del mondo' si chiude su una data, 1970, e su una prospettiva di altri trent'anni indecisi. In Neruda permane il dubbio intorno alla loro essenza, di "fiori" o di "fuoco", vale a dire se riserveranno all'uomo cose positive o negative. Ancora una volta il poeta non abdica al suo dovere verso l'umanità, al compito di stabilire la nuova tenerezza nel mondo, di affermare la sopravvivenza, su questo crepuscolo del secolo, dell'uomo infinito, e il raggiungimento inevitabile della felicità... Esaltatore dell'"uomo infinito", di ciò che in altra epoca definì "più grande del mare e delle sue isole", il poeta è cosciente che sarebbe un crimine abbandonare a se stessa l'umanità, lasciarla ripiegare su prospettive di morte." (Giuseppe Bellini)
I "Cento sonetti d'amore" rappresentano lo sviluppo, in forme di accentuata originalità e autonomia, di un motivo che viene di lontano. Il filone da cui scaturisce quest'opera affonda non solo in Stravagario, ma anche e soprattutto nei Versi del Capitano, documento di un'epoca turbolenta in cui l'amore si manifesta in raffiche improvvise, appare dominato da accese note di passione, insidiato da furori e gelosie, agitato da rinunce e ritorni, da condanne e proteste disperate, fino alla definitiva affermazione. Matilde equivale, per Neruda, alla terra; il bacio dato alla donna rappresenta l'unione con il mondo. Per il poeta l'amore è elemento che ravviva il mondo, miracolo che si verifica attraverso la presenza della donna.
L'amore, la natura, il sentimento, l'impegno... una raccolta poetica che ha affascinato, commosso e ispirato generazioni di giovani e fatto riassaporare a quelle anziane le indimenticabili emozioni della giovinezza.
"A lato della prodigiosa voce del maestro Rubén Darío e della stravagante, adorabile, affascinantemente goffa e fosforescente voce di Herrera y Reissig e del gemito dell'uruguaiano e mai francese Conte di Lautréamont, il cui canto riempie di orrore l'alba dell'adolescente, la poesia di Pablo Neruda si leva con un tono mai uguagliato in America, di passione, di tenerezza e di sincerità". (Dalla presentazione di Federico García Lorca)
Se universalmente nota è la poesia di Pablo Neruda, meno conosciute sono invece le sue prose, e in particolare le brevi prose qui riunite, che precedono i due grandi volumi memorialistici usciti postumi. Ma proprio queste prose sono un terreno privilegiato per avvicinarsi al cuore dell'uomo Neruda, alle ragioni e soprattutto alle fonti della sua grande poesia, perché, come scrive Giuseppe Bellini nell'introduzione, "Neruda, legato intimamente al mondo nativo, suo interprete appassionato, divorato dalla nostalgia di un territorio d'acque e di boschi... mantiene costantemente attivo un filo del cuore con le piovose solitudini del Sud".