Emilio Villa cominciò a tradurre l'Odissea nel 1942, ma solo dopo la fme della guerra ne apprestò una prima stesura, pubblicata nel 1964, a cui segui qualche anno più tardi una versione definitiva, ampiamente ritoccata e ripensata. Giudicata immediatamente "stravagante e spropositata" da accademici e universitari, la traduzione villiana mira con puntiglio a ridare luce ai legami profondi tra l'epica ellenica e le culture precedenti, in contrapposizione a quella che il critico chiamava "la baracca immensa dell'immenso commentario europeo", che ha fatto del poema un testo intoccabile e di Odisseo un modello "neoclassico anchilosato sul piedistallo dell'endecasillabo".
L'Odisseo di Omero è un guerriero che non ama le battaglie, un navigatore che non ama il mare. Il suo lungo viaggio di ritorno è un'avventura di dolore e di angoscia, la vera guerra è quella che combatte in patria, tra le mura della sua casa: per ricomporre gli affetti e restaurare il dominio, per poter vivere e invecchiare in prosperità e in pace. Il libro presenta una nuova edizione del grande poema omerico commentata e curata da Maria Grazia Ciani.
Dall'ira di Achille ai funerali di Ettore: in cinquantun giorni si snoda la vicenda raccontata nell'"Iliade", il primo e il più famoso poema epico dell'umanità. L'"Iliade" è la celebrazione, proiettata in un passato di smisurata e perduta grandezza, di eroi, battaglie, imprese valorose. Ma è anche il poema dell'eterna problematicità e contraddittorietà dell'uomo, il poema in cui gli stessi eroi che compiono gesta che saranno cantate nei secoli sanno di essere destinati a una sorte dolorosa cui non possono sfuggire, in cui gloria e morte sono uniti in un nodo inestricabile. E dopo aver raccontato il traviamento dell'ira e della passione, l'"Iliade" si chiude con la dolorosa consapevolezza della fragilità umana. La traduzione di Giovanni Cerri è esemplare per l'aderenza al dettato omerico; il commento di Antonietta Gostoli, il primo completo pubblicato in Italia, si rivolge tanto allo specialista quanto al lettore colto. Accompagna questa edizione un ampio saggio del grande filologo Wolfgang Schadewaldt.
I problemi della traduzione occupano un posto di primo piano nel lavoro di Guido Paduano, uno dei nostri maggiori studiosi dell'antichità classica. La sua versione appare intonata alla sensibilità del lettore d'oggi, e di esemplare scorrevolezza. Di Paduano è anche l'importante saggio introduttivo, mentre il commento è affidato a Maria Serena Mirto, che guida il lettore a una comprensione analitica del testo riferendosi da un lato ai suoi contenuti narrativi, dall'altro alle modalità della sua realizzazione.