Questo libro tratta di teatro inteso come espressione di sé sul palcoscenico dell'esistenza, che ognuno interpreta con varie maschere di adattamento alla propria realtà e alle relazioni con gli altri, rischiando dissociazione e conflitti. L'autrice, anche con argomenti di studio e riferimenti all'attualità, e offrendo riflessioni e testimonianze personali, sostiene che con l'aiuto di Dio ognuno può trovare in se stesso il proprio equilibrio e la libertà della propria anima. L'autrice inoltre invita la Chiesa ad offrire a chiunque spazi e aiuti concreti per favorire attività di conoscenza di sé e di autoliberazione anche espressiva, perché Cristo è venuto a liberare "tutto" l'uomo, anche dai problemi sempre più urgenti dell'accettazione di sé e delle relazioni con il mondo e con Dio.
Scrive p. Serafino Tognetti nella introduzione di questo testo: "Finalmente un libro che parla bene dei preti". Abbiamo anche noi i nostri eroi. Come possono questi uomini di Dio stare ore ed ore in confessionale, spendersi dalla mattina alla sera, donarsi senza risparmiarsi un attimo senza ricevere nulla in cambio, se non li spingesse uno sconsiderato amore per Dio e per le anime? Questi sono i nostri eroi, i nostri santi e amati sacerdoti. L'autrice ne ha incontrati tre, ed è rimasta folgorata. I tre sacerdoti che le hanno dato Dio, ossia la vita vera, non potevano rimanere mute realtà rattrappite da chiudere nel cassetto dei ricordi. No: essi sono la Chiesa viva che pulsa e che è presente nelle nostre strade, checché se ne dica e benché si tenti di offuscarla ostentando in continuazione solo la parte oscura. Don Rodolfo, don Luigi, don Divo, sono tre giganti che hanno segnato l'anima di Mariadele Orioli. Di due di loro si sta occupando anche la Chiesa per vagliarne le virtù, al fine di proporli come santi da canonizzare. Non possiamo che ringraziare commossi l'autrice, che ci fa conoscere lati dei tre che non conoscevamo: l'umiltà potente di don Rodolfo, l'identificazione col Cristo di don Luigi nel ministero della confessione, l'epistolario personale e straordinario di lei con don Divo Barsotti, grande mistico contemporaneo. Sono perle che escono dall'esperienza puramente personale di Mariadele Orioli e divengono ricchezza per tutta la Chiesa.
Questo libro racconta la storia del quadro della Madonna del Lume che si venera nella chiesa parrocchiale di Melara, in provincia di Rovigo. Si tratta di un'Immagine di un ricchissimo contenuto teologico e con una storia misteriosa, donata alla chiesa di Melara nel 1780 da un sacerdote gesuita messicano esiliato dal Messico. Era stata dipinta a Palermo nel 1722: sarebbe stata la Madonna stessa a guidare la mano del pittore e, dopo aver benedetto questa Sua Immagine nuova, chiese anche essere invocata con un titolo nuovo: Madre SS. dell'Eterno Lume. La Madonna del Lume è il tesoro della Chiesa di Melara, è un'Immagine prodigiosa, porta "nuovo" Nome mariano, ha una storia misteriosa e antica, è legata ad una Indulgenza Plenaria Perpetua Quotidiana, è stata una devozione "nuova" che si è diffusa in tutto il mondo per opera dei Padri Gesuiti. Per questo il libro è dedicato a Papa Francesco, Gesuita. Gli utili della vendita del libro saranno devoluti al restauro del Quadro e della Chiesa di Melara lesionata dal terremoto del maggio 2012. Una lettura che aiuta a conoscere la Madonna in uno dei suoi aspetti più importanti: quello di Corredentrice, che intercede per la nostra salvezza.
La presunta minorità del femminile, teorizzata e imposta dagli uomini di tutti i tempi, di tutte le società e di tutte le religioni, ha sempre relegato le donne ai margini della storia, della vita e anche della Chiesa, costringendole ad assumere il ruolo di esseri secondari, dipendenti, al punto che troppe donne hanno subito questo pregiudizio come un destino. Nell'ultimo secolo qualcosa è cambiato, ma forse non sostanzialmente, forse non abbastanza. L'autrice affronta questo tema dal suo punto di vista cristiano, e partendo da una situazione personale. Ciò l'ha spinta ad approfondire la questione femminile nei suoi vari aspetti, non soltanto religiosi, ma anche sociologici, psicologici, storici. Ed è giunta ad una sua conclusione. Forse, nell'immaginario maschile, le donne resteranno "il sesso debole" fino alla fine dei tempi, ma ciò non significa che corrisponda alla verità. Anzi: le donne non hanno alcun motivo di piangere, perché in realtà non sono né "deboli" né "secondarie", e perché la loro storia e la loro vita riflettono la stessa storia e la stessa vita di Cristo. Una realtà, questa, che secondo l'autrice è tutta da scoprire, da interiorizzare, da vivere, nella libertà di un'esistenza pienamente femminile e nella volontà di essere completamente e veramente donne.
Nella società occidentale sta crescendo il ricorso ai curatori laici dell'anima (psicologi, psicanalisti, psichiatri), oppure ai "maestri" dell'oriente. Cresce anche il ricorso alla medicina preventiva e a ogni attività che contribuisca a mantenere il corpo sano, giovane, piacente. Tutto ciò rivela il profondo disagio che opprime l'uomo moderno. Questo trattato affronta l'abisso buio e misterioso che ognuno di noi si porta dentro, le malattie che ci angosciano (fisiche, psichiche, spirituali) e che forse non vogliamo chiamare per nome. La radice di ogni malattia è una sola: il peccato. Ma l'uomo moderno rifiuta questa realtà. Eppure è il peccato che non solo ha atrofizzato le facoltà originali dell'uomo, ma ha fatto anche ammalare la natura umana. Siamo tutti malati, e non ce ne rendiamo conto. Siamo tutti malati, e non vogliamo riconoscere la radice delle nostre malattie. Questo testo è un aiuto preziosissimo, quasi una guida per poter conoscere meglio se stessi e incontrare l'Unico che può veramente guarirci. Non si può guarire se prima non si è diagnosticata la malattia e se non si accetta la cura proposta dal medico. Inoltrarsi in questa lettura, mettere la nostra anima allo scoperto di fronte a queste pagine è già, in fondo, una liberazione, è già un inizio di guarigione. È cominciare davvero a guarire da soli, senza altri supporti che la potenza dello Spirito Santo.
Sara aveva smesso di giocare molto presto. Era entrata in una dimensione ben più grande di quanto comportassero i suoi dieci anni, perché si sentiva ricca di cose da dare, e desiderava donare tutto, regalarsi tutta. In famiglia, a scuola, in ospedale. E l'ha fatto pienamente, senza riserve, senza risparmiarsi. L'ha fatto con la generosità della sua vita e con l'accettazione serena e silenziosa della sua sofferenza, con la dolcezza e la fermezza del suo carattere.
Partendo dall'analisi del fenomeno dei sogni, e tenendolo in sottofondo per tutto il suo testo, Mariadele Orioli ci parla di Dio. Non del Dio astratto e senza volto della rivelazione cosmica, ma del Dio che parla, che comunica, che si rivela come persona. Il pamphlet è sorprendente: ora energico, ora polemico, ora incisivo e penetrante, ora quieto nella sua espressione, ora grido quasi angosciato? Si fa leggere di un fiato. E, al termine, è la testimonianza del bisogno urgente di Dio di comunicare con i propri figli che vagano fuori dall'Eden alla perenne ricerca della "via del ritorno". Anche il sogno può essere dunque voce di Dio, voce che acuisce la nostra nostalgia di Lui? Ma l'uomo moderno non lo sa più? Lo scritto di Mariadele Orioli ha il merito di ricordarcelo e di rimetterci in giusto rapporto con il nostro immaginario.