Questo libro ripercorre il rapporto tra l'uomo e l'energia, dal fuoco alle ultime tecnologie. In questa lunga storia l'Ottocento, ovvero il secolo del carbone, è il periodo della scoperta della maggior parte delle fonti che impieghiamo oggi e dei relativi modi di sfruttarle, mentre il Novecento, il secolo più vorace di energie come di risorse, è quello del passaggio da politiche nazionali delle fonti energetiche alla geopolitica dell'energia capace di scatenare guerre e lasciare in eredità al nuovo millennio tensioni irrisolte. Di questa storia fanno parte diversi celebri disastri, come gli incidenti di Chernobyl o di Fukushima. Sempre più la partita dell'energia comporta la guerra per le proprietà delle fonti e delle materie prime, la depredazione di territori e paesi più deboli e danni ambientali. Ma un nuovo modello di sviluppo dovrebbe puntare al miglioramento tecnologico dell'impiego delle fonti naturali, a scelte omogenee alle caratteristiche delle singole aree, a una diversa impostazione dei trasporti, e al perseguimento di un'economia circolare capace di ridurre il consumo di energia e la quantità di rifiuti. Al fine di consumare meno il Pianeta.
Questo libro cerca di ricostruire la storia amministrativa della capitale a partire dall'intreccio tra politica e società, tra vicende locali e vicende nazionali, illustrando le conseguenze che le decisioni dei vari gruppi dirigenti hanno avuto sullo sviluppo urbano e sociale della città, segnandone indelebilmente il volto. Diverse le idee di capitale che si sono succedute: da quella di ecumenico centro politico e religioso sostenuta dalla Dc degli anni Cinquanta, a quella contrapposta di capitale industriale espressa dal Pci nel decennio successivo; dall'idea di metropoli ricomposta a partire dalla contrapposizione centro-periferia del sindaco comunista Luigi Petroselli, alla legge su Roma capitale e all'identità ritrovata e rilanciata con Rutelli.