Un'antologia di testi, dalla Torah ai giorni nostri, sui grandi temi dell'esistenza. Una bisaccia da cui estrarre parole di rivoluzione per i viandanti del nostro tempo.
Un'antologia di testi, dalla Torah ai giorni nostri, sui grandi temi dell'esistenza. Una bisaccia da cui estrarre parole di bellezza per i viandanti del nostro tempo. Prefazione di Pierangelo Sequeri.
Giulio Weber è un professore di liceo che vive in un piccolo paese tra le montagne dell'Appennino centrale e insegna nella vicina città. Abita lassù con la moglie Maria, non ha figli e nasconde un doloroso segreto che nessuno intorno conosce. Un tempo amava una ragazza bella e piena di energia, Olga, che in un'alba di un'estate argentina, come decine di migliaia di suoi giovani connazionali, è scomparsa per sempre. Giulio inerte, schiacciato dalla paura e dal dolore, ha dovuto vivere anni con il terribile ricordo di quei momenti e fare i conti con un profondo senso di colpa. Le cose nella sua vita cambiano quando la moglie, gli amici e il nuovo parroco del paese gli si mettono accanto aiutandolo e infine rendendo pubblica la sua esperienza così da stemperare il dolore personale nel calore della comunità. Questo passaggio, semplice e drammatico, riapre un percorso che sembrava definitivamente chiuso e il fiore di corallo che anni addietro aveva suggellato un amore, riappare all'improvviso, dove mai Giulio avrebbe immaginato di ritrovarlo.
Il desiderio, svincolato da ogni senso del limite, sembra ormai dominare completamente la nostra vita. E in effetti tutti i nostri sensi sono continuamente eccitati dalla rappresentazione della sua onnipotenza. Un'onnipotenza sui generis, quella del desiderio di godere senza misura, di possedere senza limiti, di dominare senza controllo. Un'onnipotenza irresistibile nella devastazione: infernale corto circuito tra i due poli dell'autodistruzione e della rapina. I rappresentanti delle religioni più diffuse pensano che, per contrastare la potenza devastante del desiderio, basti ridestare nell'uomo - magari sfruttando le sue paure - il senso del divino. E così, con ogni mezzo (lecito o illecito), essi cercano di sostituire il giogo del desiderio con il giogo di Dio. Ma non c'è nessuna salvezza nel passare da un giogo all'altro. Dio come giogo non è migliore di un desiderio che rende schiavi. L'uomo, per salvarsi si deve liberare da entrambi e battere una terza via: la via della dignità umana, una grande via maestra in cui il desiderio non sia disgiunto dalla volontà divina. In questo libro Nello Casalini, uomo di fede e di dottrina, richiama l'uomo alla sua dignità e gli ricorda che possiede per natura una ragione dotata di potenza divina e che può, grazie ad essa, sottoporre a verifica razionale i miraggi del desiderio e i divieti della religione. Usando questa suprema facoltà naturale l'uomo può conseguire il suo bene, e non per distaccarsi dal mondo in cui è radicato...
Molti uomini di religione sono convinti che l'attuale degrado morale della società civile dipenda dal fatto che, vivendo ormai senza fede in Dio, l'uomo non possa che brancolare nel buio. C'è però tra di loro anche chi - come l'autore di questo libro, francescano e biblista - crede che, come la fede in Dio non sia di per sé garanzia di salvezza, così la mancanza di fede non sia causa di perdizione, perché l'uomo ha per natura tale e tanta dignità da poter vivere secondo giustizia in piena autonomia, senza sottomettersi ai dogmi di una verità religiosa. In questo libro Nello Casalini mostra che c'è negli uomini una 'verità' (elementare, comune, semplice, essenziale) capace di dar senso al loro destino terreno (dal quale dipende lo stesso loro destino divino) e che la ricerca di questa verità secondo ragione è l'unica garanzia di una vita che sia degna d'essere vissuta. La stessa fede, senza questa ricerca, è come un tesoro di cui non si conosca il valore. Questa 'verità' è stata chiamata common sense ('senso comune') dagli empiristi inglesi, Lebenswelt ('mondo della vita') dai fenomenologi tedeschi, e oggettualità (Gegenständlichkeit) o, con parola più antica e nobile, realtà da altri. E a questa 'verità' che l'uomo deve ritornare per moderare l'eccesso della sua volontà individuale, per liberare la mente dalle sue catene e per cercare insieme con gli altri il bene comune, con spirito di solidarietà e reciproca comprensione.
Le due raccolte di Dialoghi, riunite in questo volume, sono molto antiche. La loro prima stesura risale al mio trentesimo anno, quando approdai all'Ordine dei frati di Francesco d'Assisi e tentai di riassumere in forma dialogica il percorso da me seguito per dare un senso alla mia esistenza. La loro composizione e la marcata differenza delle loro tematiche rappresentano con chiarezza e rigore la mia formazione, avvenuta nel solco della tradizione occidentale. Questa, nei Dialoghi, è stata rielaborata poeticamente e, soprattutto, concentrata in poche figure di filosofi e saggi, scelte tra quelle che in modo più profondo di altre avevano determinato il mio modo di sentire e pensare, di volere e di agire. Nella prima raccolta predominano i personaggi della tradizione antica - greca, latino-cristiana e umanistica -, in cui prevale la ricerca di un senso del destino dell'uomo in Dio, mentre nella seconda predomina su tutto Francesco di Assisi, quale rappresentante più genuino della via di Dio secondo il Vangelo. E tuttavia, oggi, devo riconoscere con franchezza che la via da me percorsa e descritta è solo una delle molteplici vie di salvezza che un uomo può percorrere durante la sua breve vita sulla terra. Altre infatti sono a lui offerte da altre tradizioni filosofiche e religiose, che in forme diverse perseguono lo stesso fine: educare l'uomo a vivere con saggezza e secondo giustizia.